• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/03214 MORONESE, FATTORI, TAVERNA, MARTON, PUGLIA, DONNO, GIARRUSSO, PAGLINI - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che, a quanto risulta agli...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-03214 presentata da VILMA MORONESE
mercoledì 12 ottobre 2016, seduta n.698

MORONESE, FATTORI, TAVERNA, MARTON, PUGLIA, DONNO, GIARRUSSO, PAGLINI - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

in provincia di Frosinone è presente il sito di interesse nazionale (SIN) "bacino del fiume Sacco". L'area è interessata dall'emergenza ambientale ricadente all'interno del territorio del bacino stesso. Il sito è stato perimetrato con decreto ministeriale n. 4352 del 31 gennaio 2008;

a seguito del declassamento del SIN operato dal decreto ministeriale 11 gennaio 2013 del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, recante "Approvazione dell'elenco dei siti che non soddisfano i requisiti di cui ai commi 2 e 2-bis dell'art. 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e che non sono più ricompresi tra i siti di bonifica di interesse nazionale", la macchina amministrativa che doveva far procedere le bonifiche si è totalmente fermata. Infatti, trasferendo la competenza alle Regioni interessate dal 13 gennaio 2013, tutte le operazioni di bonifica si sono arrestate;

con la sentenza n. 07586/2014 il TAR Lazio, accogliendo il ricorso della Regione Lazio in merito al declassamento del SIN "bacino del fiume Sacco", ha annullato il citato decreto 11 gennaio 2013 impugnato ricomprendente il sito del bacino del fiume Sacco tra quelli non rispondenti ai requisiti ex art. 252, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, come modificato dall'art. 36-bis del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012. Con questa sentenza, di fatto, il TAR Lazio avrebbe stabilito che la competenza spetta al Ministero stesso, che sta infatti procedendo con la riperimetrazione del SIN;

in base alle informazioni in possesso degli interroganti, il Ministero, dopo aver esaminato le osservazioni pervenute da parte dei soggetti interessati al procedimento, starebbe concludendo le attività di riperimetrazione. I lavori dovrebbero chiudersi nella conferenza dei servizi, indetta per il 20 ottobre 2016;

considerato che:

l'accordo di programma quadro per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche (APQ8), stipulato in data 23 dicembre 2002 tra i Ministeri dell'economia e delle finanze, dell'ambiente, delle infrastrutture e dei trasporti e delle politiche agricole, alimentari e forestali e la Regione Lazio, si prefiggeva l'attuazione coordinata di un sistema integrato di interventi funzionalmente collegati per la tutela ambientale, aventi rilevanza regionale e, tra l'altro, per l'attivazione, implementazione ed adeguamento dei depuratori nel sistema idrico regionale;

la legge finanziaria regionale per l'esercizio 2007 del Lazio n. 27 del 2006, all'art. 63, ha istituito un fondo speciale per il finanziamento di un piano straordinario di risanamento delle risorse fluviali, lacuali e marine, mediante un investimento di 40 milioni di euro per ciascuna annualità 2007-2013;

con deliberazione di Giunta regionale n. 668 del 2007, sono stati approvati i presupposti fondamentali e propedeutici al finanziamento di un piano straordinario di risanamento delle risorse idriche, costituenti il parco progetti afferente agli interventi prioritari sul territorio regionale per la tutela delle acque superficiali fluviali, lacuali e marino costiere;

i lavori effettuati per il depuratore di Anagni sono previsti nell'ambito della tabella allegata al protocollo di intesa per la realizzazione delle opere individuate dalla citata deliberazione n. 668 del 2007 nell'ATO (ambito territoriale ottimale) 5 Lazio Meridionale - Frosinone, sottoscritto in data 7 agosto 2007 tra la Regione Lazio, l'Assessorato ambiente e cooperazione tra i popoli e la provincia di Frosinone, in qualità di ente coordinatore dell'ambito territoriale ottimale n. 5 - Frosinone;

con decreto dirigenziale del direttore del Dipartimento territorio della Regione Lazio, B1365 dell'8 aprile 2009, la Regione Lazio ha impegnato la somma di 2.800.000 di euro per Anagni ed in particolare per l'ente attuatore, appositamente creato, ovvero l'ufficio commissariale per l'emergenza bacino Fiume Sacco;

con le successive determinazioni, B1236/2010, B4461/2010, A8543/2011, A01680/2012, A10398/2012, la Regione Lazio ha finanziato, nel corso degli anni, l'opera in oggetto, fino al completamento dei lavori, così come descritti nella determina A07458 del 24 settembre 2013, recante "Lavori di Completamento depuratore consortile ASI in comune di Anagni - II° Lotto";

in data 22 novembre 2010, la Provincia di Frosinone ha indetto la prima riunione del tavolo tecnico per la definizione del soggetto gestore temporaneo dell'impianto ASI di Anagni. La riunione ha avuto luogo il giorno 26 novembre 2010. In tale sede la Provincia di Frosinone ha illustrato ai presenti l'avvenuto accordo tra la società ACEA ATO5 SpA e il consorzio ASI Frusinate, affidando la gestione temporanea dell'impianto a quest'ultimo;

il Presidente della Regione Lazio, con disposizione del commissariato per l'emergenza della valle del Sacco n. 39/2012 prot. 365/12, ha affidato la gestione del depuratore al consorzio ASI;

il consorzio, con propria delibera dell'11 aprile 2012, ha accettato l'affidamento della suddetta gestione provvisoria, in via esclusiva, dell'impianto di depurazione consortile ASI di Anagni, con conseguente presa in consegna delle relative strutture impiantistiche;

a norma del Capo VIII del decreto legislativo n. 300 del 1999 al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio sono attribuite, tra l'altro, le funzioni relative alla gestione dei rifiuti ed interventi di bonifica dei siti inquinati; tutela delle risorse idriche e relativa gestione, sorveglianza, monitoraggio e recupero delle condizioni ambientali conformi agli interessi fondamentali della collettività e all'impatto sull'ambiente, con particolare riferimento alla prevenzione e repressione delle violazioni compiute in danno dell'ambiente, prevenzione e protezione dall'inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico e dai rischi industriali;

considerato inoltre che, risulta agli interroganti:

il depuratore di Anagni (Frosinone), ricadente nell'ambito del SIN "Bacino del fiume Sacco", oltre ad essere un importante strumento, realizzato al fine di depurare le acque reflue degli impianti industriali e civili della zona di Anagni, costituisce un importantissimo impianto di depurazione delle acque che confluiscono nel fiume Sacco;

essendo stato collocato a monte del corso fluviale della Valle del Sacco, garantisce l'abbassamento dei livelli di inquinamento, attualmente troppo elevati, lungo tutto il resto del percorso, costituendo un elemento fondamentale del programma di bonifica del territorio;

la realizzazione dell'impianto di depurazione, che avrebbe dovuto coinvolgere circa 750.000 utenze e per la quale sono stati spesi circa 20 milioni di euro, è stata completata;

il depuratore sarebbe stato messo in funzione solo in minima parte, con riferimento agli scarichi provenienti dalle abitazioni civili limitrofe, e non coinvolgendo la sezione dedicata alle aziende industriali. A ciò si aggiunge che le stesse aziende industriali presenti nella zona, proprio in assenza del depuratore, si sono negli anni dotate di sistemi autonomi di depurazione;

tale inerzia sarebbe causata da una mancata assunzione di responsabilità da parte dell'ente gestorio designato;

considerato altresì che dal resoconto della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, in missione a Frosinone il 16 luglio 2015, ed in particolare dalle dichiarazioni del Presidente Legambiente Lazio, emerge che, a causa del mancato funzionamento del depuratore, "88 scarichi industriali autorizzati che sversano nella valle 17 milioni di metri cubi di reflui sostanzialmente non trattati. Questo è un numero che dovrebbe essere denunciato e gridato. Sono 88 scarichi industriali, con 17 milioni di metri cubi di reflui non trattati ed è la conseguenza del mancato funzionamento del depuratore interconsortile industriale di Anagni";

considerato infine che:

stando alle recenti notizie stampa ("linchiestaquotidiano" del 22 settembre 2016) si apprende che

"gli uomini della Guardia di Finanza di Frosinone hanno sequestrato una serie di atti negli uffici della Sto - la segreteria tecnica organizzativa che supporta le attività dell'Ato 5, l'autorità d'ambito com- posta dai Comuni ciociari e dall'amministrazione provinciale stessa - in via Firenze a Frosinone. La Sto è depositaria di una serie di incartamenti riguardanti i bilanci del gestore oltre a quelli specifici della Sto e dell'apparato che sovrintende al ciclo integrato delle acque. Da quel che si è potuto capire da qualche indiscrezione, nel mirino dei Finanziari c'è in particolare la quota che gli utenti pagano per la depurazione";

l'articolo evidenzia che "nel mirino dei Finanziari c'è in particolare la quota che gli utenti pagano per la depurazione. Una quota versata da tutti a prescindere dall'esistenza o meno del servizio fino al 15 ottobre del 2008, data in cui la Corte Costituzionale saggiamente sentenziò che gli utenti collegati alla pubblica fognatura non serviti da impianti di depurazione (perché assenti o temporaneamente inattivi) non sono tenuti al pagamento della tariffa di depurazione. Da allora in poi, quindi, pagarono la tariffa solo coloro che erano effettivamente serviti";

inoltre, le quote della depurazione, in ogni caso, secondo quanto stabilito dalla convenzione tra ATO 5 ed Acea nel 2003, sarebbero dovute finire in un fondo di accumulazione, intestato all'ente Provincia, che avrebbe dovuto avere il compito di finanziare gli investimenti destinati esclusivamente ai depuratori. Sembrerebbe, tuttavia, che questo fondo di accantonamento non sia stato mai costituito,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

quali iniziative di competenza intenda intraprendere a tutela dell'ambiente, vista la collocazione dell'opera in questione e l'importanza che riveste in un territorio altamente compromesso e considerate le ingenti somme di denaro spese per la realizzazione della stessa, nonché i dati allarmanti relativi agli scarichi industriali, a tutela dei cittadini residente nell'area inquinata censita e a tutela dei beni paesaggistici e naturali delle zone limitrofe alle sponde del fiume Sacco;

quali iniziative intenda assumere, nei limiti delle proprie attribuzioni, affinché siano rese note le motivazioni per cui l'impianto non risulti funzionante a pieno regime, nonostante i 20 milioni di euro occorsi per la costruzione dello stesso, e affinché sia sollecitato il soggetto gestore ad attivarsi rapidamente perché l'opera realizzata possa funzionare a pieno regime e siano comunicate le tempistiche previste per l'apertura a pieno ritmo del depuratore;

se intenda attivarsi, per quanto di competenza, affinché sia verificata l'esistenza del fondo di accumulazione provinciale in cui sarebbero dovute confluire le quote relative al servizio della depurazione e, in caso affermativo, quali siano i motivi per cui il fondo non sia stato costituito nonostante l'importo ad esso destinato.

(3-03214)