• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00213 esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016, premesso che: la Nota, ai sensi dell'articolo 10-bis della legge di contabilità n.196 del 2009, modificata...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00213 presentata da PAOLO ROMANI
mercoledì 12 ottobre 2016, seduta n.699

Il Senato,
esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016,
premesso che:
la Nota, ai sensi dell'articolo 10-bis della legge di contabilità n.196 del 2009, modificata dalla legge n. 163 del 2016, reca l'aggiornamento del quadro macro-economico indicato dal Documento di economia e finanza (DEF) approvato nel mese di aprile ultimo scorso, e fornisce indicazioni sulle tendenze e gli obiettivi programmatici di finanza pubblica;
il Governo ha richiesto al Parlamento l'autorizzazione ad accrescere il disavanzo rispetto a quello indicato nel nuovo quadro programmatico, fino ad altri 0,4 punti percentuali del prodotto, per finanziare maggiori spese connesse con eventi eccezionali, in particolare quelle per la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio immobiliare e per la gestione dei flussi migratori. Come ha evidenziato il vice direttore della Banca d'Italia in sede di audizione alle Commissioni bilancio del Senato e della Camera dei deputati sulla Nota al DEF, gli effetti sul prodotto di tali eventuali maggiori spese non sono per ora inclusi nello scenario programmatico;
il Governo prevede che le riforme e le misure che intende presentare nella prossima sessione di bilancio avranno un effetto positivo sul PIL 2017 per 0,4 punti percentuali, grazie alla rimodulazione delle imposte indirette e alle misure con effetti espansivi;
come riportato nella Nota, per il 2016 la stima aggiornata del PIL é dello 0,8 per cento (4 decimali in meno rispetto all'1,2 per cento previsto nel DEF, mentre per il 2017 l'obiettivo é previsto al +1,0 per cento in luogo dell'1,4 per cento ipotizzato nel DEF di aprile 2016);
la Nota riporta che la previsione di crescita del PIL reale per il 2016 è stata abbassata dall'1,2 allo 0,8 per cento (4 decimali in meno), mentre la crescita prevista del PIL nominale si riduce dal 2,2 all'1,8 per cento, a fronte di un'ipotesi di crescita del deflatore del PIL dell'1,0 per cento, invariata rispetto alle attese di aprile. Per quanto riguarda gli anni successivi, per il 2017 la crescita é prevista al +1,0 per cento (in luogo dell'1,4 per cento ipotizzato nel DEF di aprile 2016) e la crescita tendenziale del PIL reale nel 2017 scende dall'1,2 per cento del DEF allo 0,6 per cento. Tale riduzione, come riporta la Nota stessa, è motivata dalla revisione al ribasso della crescita attesa del commercio internazionale e dall'aspettativa di una maggiore cautela da parte di famiglie e imprese italiane;
la Nota di aggiornamento fissa un obiettivo di deficit per il 2017 pari al 2 per cento del PIL, contro il 2,4 per cento previsto per il 2016;
il rapporto debito-PIL per l'anno 2016 é certificato al 132,8 per cento (in rialzo rispetto al livello del 132,4 per cento stimato nel DEF del mese di aprile), mentre per il 2017 il rapporto è previsto diminuire al 132,2 per cento;
il quadro macroeconomico è stato rivisto in linea con le recenti tendenze dell'economia che - come si legge nella Nota - "nel primo trimestre ha registrato un incremento del PIL reale pari allo 0,3 per cento congiunturale, mentre la crescita del PIL ha rallentato";
per il biennio seguente (2018-19), le previsioni di crescita del PIL del quadro tendenziale sono invariate rispetto alle stime dello scorso aprile (1,2 per cento nel 2018 e 1,3 per cento nel 2019); sono invece state riviste al ribasso nello scenario programmatico (0,2 per cento all'anno);
l'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), ha rilevato una previsione tendenziale per il 2018 e 2019 eccessivamente ottimistica riguardo sia alla crescita reale, sia all'inflazione. A tale proposito, l'UPB ha evidenziato che "le stime programmatiche di crescita del PIL reale e nominale del MEF appaiono nel 2017 significativamente fuori linea rispetto all'intervallo dei previsori del panel UPB e condurrebbero, in assenza di revisioni da parte del Governo, a un esito non positivo dell'esercizio di validazione per tale anno. L'analisi UPB rileva, inoltre, il permanere nel 2018 di dinamiche in eccesso rispetto al panel dei previsori UPB tanto per la crescita reale che per quella nominale ... ";
i dati contenuti nella Nota dimostrano e confermano che l'economia italiana non cresce ai ritmi della fase ciclica positiva della media dei Paesi UE. Se da un lato, infatti, le dinamiche dell'economia nazionale nel primo trimestre 2016 hanno dato segni di un lieve miglioramento con una variazione del PIl ancora soddisfacente dello 0,3 per cento, dall'altro, hanno registrato un arresto della crescita nel secondo trimestre con contrazione della domanda interna;
nonostante la Nota indichi una "prosecuzione della fase espansiva del mercato del lavoro beneficiando della riforma del Jobs Act e della decontribuzione per i nuovi assunti", e che "i dati statistici confermano un processo di miglioramento qualitativo dell'occupazione attribuibile sia alla ripresa economica che agli incentivi e ai provvedimenti in materia di mercato del lavoro", la crescita dell'occupazione appare ancora molto modesta e caratterizzata da criticità soprattutto con riferimento alla componente giovanile; come evidenziato nella Nota "... il tasso di disoccupazione giovanile, pur rimanendo estremamente elevato, si é ridotto di 4,2 punti percentuali ...";
il saldo netto da finanziare programmatico del bilancio dello Stato in termini di competenza è determinato nel limite massimo di -40,5 miliardi nel 2017, -28,1 miliardi nel 2018 e -9,7 miliardi nel 2019, mentre il corrispondente saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato in termini di cassa è determinato nel limite massimo di -103,9 miliardi nel 2017, -78,3 miliardi nel 2018 e -58,1 miliardi nel 2019;
come riportato nella Nota di aggiornamento, il Governo, pur confermando l'impegno a mantenere il disavanzo su un percorso decrescente secondo quanto previsto dall'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, indica previsioni macroeconomiche per il 2017 riviste al ribasso rispetto alle attese di aprile;
l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche per il 2016 al 2,4 per cento del PIL, in aumento di un decimo rispetto al 2,3 per cento previsto nel DEF, a causa della revisione al ribasso della crescita del PIL reale di quest'anno, ma sostanzialmente in linea con la legge di stabilità 2016. L'obiettivo di indebitamento per il 2017 sale dall'1,8 per cento del DEF al 2,0 per cento del PIL, che implica un indebitamento strutturale dell'1,2 per cento, invariato rispetto al livello stimato per quest'anno. Infatti, l'indebitamento netto tendenziale 2017 è rivisto dall'1,4 per cento del DEF all'1,6 per cento del PIL in conseguenza del peggioramento del quadro macroeconomico;
come riportato nella Nota, la crescita attesa degli investimenti fissi lordi è di circa l'1,0 per cento in termini nominali nel 2016 e raggiungerà il picco massimo del 3,6 per cento nel 2017; in termini di PIL, gli investimenti pubblici si collocheranno attorno al 2,3 per cento in media nel periodo 2016-2019;
tenuto conto che:
il quadro macroeconomico internazionale appare meno favorevole e caratterizzato da elevata incertezza, a causa di squilibri persistenti, dell'incerta dinamica dei mercati emergenti - nonostante una certa stabilizzazione della crescita cinese -, ai quali si aggiungono gli effetti di breve, medio e lungo termine del voto britannico che ha sancito l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, gli eventi in Turchia, l'ondata terroristica in Europa nonché gli eventi eccezionali particolarmente gravi legati al fenomeno dell'immigrazione e, per quanto riguarda l'Italia, alle conseguenze del sisma del 24 agosto ultimo scorso;
con riferimento all'area dell'euro, in base a quanto riportato nella Nota medesima, questa ha registrato una decelerazione del PIL nel secondo trimestre, sia pure con andamenti eterogenei a livello nazionale, con il rischio di ulteriori divergenze internamente all'area medesima;
la Nota è corredata da una Relazione (DOC. LVII, n. 4-bis - Annesso) - redatta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, recante "Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione" - che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo programmatico strutturale (MTO), già autorizzato con la Relazione al Parlamento contenuta nel DEF 2016, presentata alle Camere il 9 aprile 2016;
il comma 5 stabilisce che "Il piano di rientro (verso l'obiettivo programmatico) può essere aggiornato con le modalità di cui al comma 3 (il Governo, sentita la Commissione europea, presenta alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, una Relazione con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, nonché una specifica richiesta di autorizzazione che indichi la misura e la durata dello scostamento. La deliberazione con la quale ciascuna Camera autorizza lo scostamento e approva il piano di rientro è adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti) al verificarsi di ulteriori eventi eccezionali ovvero qualora, in relazione all'andamento del ciclo economico, il Governo intenda apportarvi modifiche.";
nella Relazione il Governo rileva come: 1) il sostanziale peggioramento del ciclo economico rispetto a quanto previsto lo scorso mese di aprile, dovuto alla revisione dell'output gap, che passa al -1,7 per cento rispetto al -1,1 per cento stimato nel DEF 2016, e 2) il ricorrere delle circostanze eccezionali costituite sia dal recente sisma del 24 agosto che dall'intensità del fenomeno migratorio, costituiscano le condizioni indicate dall'articolo 6, comma 5, sopracitato, in base alle quali può richiedersi l'autorizzazione a modificare il piano di rientro in corso. Per poter fronteggiare i suddetti eventi eccezionali, il Governo chiede al Parlamento l'autorizzazione a utilizzare, ove necessario, ulteriori margini di bilancio fino a un massimo dello 0,4 per cento del PIL per il prossimo anno;
come riporta la Nota: " Le previsioni macroeconomiche per il 2017 sono riviste al ribasso rispetto alle attese di aprile. Le proiezioni per gli anni seguenti sono più positive sia pur nell'ambito di una valutazione che rimane prudenziale dato il pesante lascito della crisi degli ultimi anni. La revisione degli obiettivi di finanza pubblica riflette le nuove valutazioni sulla crescita e sull'output gap. Di fronte al mutato quadro internazionale e a segnali di rallentamento della domanda interna, il Governo ha deciso di adottare una impostazione di politica di bilancio più orientata alla crescita, rivedendo gli obiettivi di indebitamento netto e la composizione qualitativa della manovra per il 2017-2019. A giudizio del Governo ricorrono le condizioni indicate dal citato articolo 6 della legge n. 243 del 2012 per operare una revisione del sentiero di discesa del disavanzo strutturale ";
il profilo dei conti pubblici contenuto nel Documento e illustrato nella Relazione al Parlamento che accompagna la Nota in esame mostra un aggiustamento fiscale più graduale rispetto a quanto indicato nel DEF dello scorso aprile;
come programmato nel DEF 2016, nel 2017: vengono meno gli aumenti di imposta connessi all'attivazione delle clausole di salvaguardia per mantenere gli impegni di finanza pubblica previsti nella legge di stabilità 2016;
nella Nota, come nell'ultimo DEF, non è stata ancora prospettato un adeguato intervento di spending review: non sono stati sufficienti né i decreti attuativi della riforma della pubblica amministrazione (legge n. 7 agosto 2015, n. 124) né quelli della delega fiscale (legge 11 marzo 2014, n. 23), perché a questi non è stata ancora accompagnata una vera attuazione del federalismo fiscale come già previsto nella legge n. 42 del 2009. Allo stesso modo, non si comprende come la riforma del bilancio dello Stato e la ridefinizione delle regole dell'equilibrio di bilancio di regioni ed enti locali possano portare a veri risparmi, senza il passaggio dalla spesa storica (che finanzia servizi e sprechi) al costo standard (che finanzia invece i servizi). Quest'ultimo si presenta come l'unico efficace metodo per orientare la politica delle amministrazioni verso una nuova logica meritocratica che eviti le note inefficienze del passato, attivando il circuito della responsabilità e favorendo la trasparenza delle decisioni di spesa e la loro imputabilità, al fine di garantire un elevatissimo grado di solidarietà e di gestione responsabile del pubblico denaro;
infatti, nonostante la Nota confermi i dati di aprile con cui si prevedeva che le misure di revisione della spesa attuate nel precedente biennio abbiano portato, nel 2016, risorse per circa 25 miliardi di euro, il debito pubblico continua costantemente a salire, arrivato ora a 2.220 miliardi di euro nel 2016, pari al 132,8 per cento del PIL;
nel 2016, secondo quanto riportato nella Nota, la pressione fiscale a legislazione vigente cala di 0,8 punti percentuali rispetto al 2015, collocandosi al 42,6 per cento. Nel 2017 presenta un lieve rialzo, di circa un decimo di punto percentuale di PIL, rimanendo poi costante al 42,7 per cento fino al 2019. Al netto del bonus di 80 euro, la pressione fiscale scende al 42,1 per cento nel 2016 e si attesta al 42,2 per cento nel 2019;
considerato che:
nonostante i buoni propositi contenuti nella Nota di aggiornamento, volti a prevedere ulteriori interventi di riduzione della pressione fiscale che il Governo si prefigge di realizzare nella prossima legge di bilancio ( 1) disattivando il previsto incremento dell'IVA per il 2017; 2) introducendo ulteriori misure di alleggerimento per le imprese), la pressione fiscale del nostro Paese rimane ancora nettamente al di sopra della media dell'Eurozona;
considerato, altresì, che:
per tali motivi occorre continuare a perseguire una politica di bilancio che dia maggior sostegno alla crescita, nel rispetto delle regole comuni adottate nell'Unione europea, con una diminuzione permanente della pressione fiscale sui redditi delle persone fisiche e delle imprese;
il Fondo monetario internazionale (FMI) ha affermato, a maggio 2016, che " ..... La ripresa dell'Italia "è probabile che si rafforzi ma che rimanga modesta nei prossimi anni". Il Paese a questo ritmo tornerà ai livelli pre-crisi solo a "metà degli anni 2020";
il vice direttore della Banca d'Italia ha dichiarato inoltre che "In Italia la battuta d'arresto della crescita dell'attività economica nel secondo trimestre - inattesa all'inizio dell'anno - ha riflesso la stagnazione della domanda interna". Inoltre, secondo il vice direttore della Banca d'Italia "il credito alle imprese non cresce essenzialmente a causa della debolezza della domanda";
nei dati pubblicati il 23 settembre ultimo scorso, l'ISTAT ha rivisto al ribasso la stima sulla crescita del PIL. Sulla base dei nuovi dati, il PIL in volume é cresciuto nel 2014 dello 0,1 per cento, con una revisione al rialzo di 0,4 punti percentuali rispetto alla diminuzione di 0,3 punti percentuali stimata a marzo;
secondo gli stessi dati, nel 2015 la variazione del PIL in volume é pari a 0,7 per cento, con una revisione al ribasso di 0,1 per cento punti percentuali rispetto alla stima preliminare di marzo che era pari a + 0,8 per cento;
dai dati ISTAT emerge, altresì, che nel 2015 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti dell'1,3 per cento, i consumi finali nazionali dell'1,0 per cento, le esportazioni di beni e servizi del 4,3 per cento e le importazioni del 6,0 per cento;
rilevato che:
in questa situazione di oggettiva difficoltà economica per il Paese si aggiunge, come ulteriore elemento di criticità, il forte flusso di immigrati irregolari, che raggiungono l'Italia per ragioni economiche (migranti economici) o per fuggire dalle zone di conflitto armato (Libia, Siria, Libano: migranti rifugiati), una situazione che richiede risorse economiche pubbliche continue e consistenti. L'eventuale risoluzione del conflitto in Siria diminuirebbe ma non risolverebbe la questione dei flussi migratori irregolari essendo questi costituiti da stranieri provenienti non solamente dal Nord Africa e dal Medio Oriente;
come riporta la Nota, "il sistema bancario italiano é all'attenzione dei mercati internazionali a seguito delle tensioni interne ed internazionali che pesano sul comparto";
secondo i dati del mese di settembre diffusi dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l'Italia risulta essere un Paese ancora in fase di transizione e di lenta ripresa economica. La previsione di crescita del PIL per il 2017 e 2018 è in flessione dello -0,2 per cento (2017) e - 0,6 per cento (2018) rispetto alle previsioni formulate a giugno. La revisione al ribasso è dovuta al fatto che le attese "su investimenti e scambi non si sono rivelati così fruttuosi come si prevedeva";
con riferimento al processo di privatizzazioni, gli obiettivi del Governo indicati nella Nota di aggiornamento 2016 prevedono di proseguire con il programma di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico e di privatizzazioni, frenato quest'anno dalle condizioni di elevata volatilità dei mercati finanziari e dall'esigenza di valorizzare adeguatamente le imprese controllate dallo Stato attraverso piani industriali ambiziosi;
in assenza di vere misure di razionalizzazione e alla richiesta di ulteriori forme di flessibilità, infatti, è plausibile che, come per il 2016, anche nel 2017 il disegno di assestamento evidenzi che l'andamento della riduzione della spesa pubblica sarà ancora lontano dagli obiettivi prefissati, specie in riferimento al raggiungimento dell'obiettivo di medio termine che continua ad essere rinviato e che, attualmente, è stato posticipato al 2019;
la mancata implementazione dei costi e fabbisogni standard, inoltre, ha avuto ed avrà in futuro delle pesanti ripercussioni in uno dei settori più delicati ed importanti della spesa pubblica, quello sanitario, in cui i tagli lineari e indiscriminati si ripercuotono pesantemente sui cittadini, e sopratutto sui cittadini meno abbienti che, nel corso degli ultimi tempi, rinunciano sempre più spesso alle cure a causa dell'aumento esponenziale di queste (ovviamente inversamente proporzionali all'entità dei tagli);
da anni si discute sulle capacità di risparmio nel settore sanitario confondendo tra loro il concetto di taglio con quello di spending review; la revisione della spesa consiste nell'applicare i costi standard immediatamente, in tutto il Paese, tagliando dove si spreca, imponendo le best practices a tutte le Regioni ed evitando che i tagli lineari siano a detrimento della buona sanità regionale;
nella difficile congiuntura che il nostro Paese si trova ad affrontare, una crescita duratura, con ricadute positive in termini occupazionali non può prescindere da una costante adozione di importanti riforme strutturali che siano in grado di accrescere, in maniera incisiva, la competitività del nostro sistema economico. Al riguardo, occorrerebbe imprimere una maggiore accelerazione all'implementazione delle politiche di liberalizzazione, al fine di incrementare la concorrenza nel mercato dei beni, dei servizi, delle professioni;
il nostro Paese si trova mediamente in ritardo rispetto ai Paesi più avanzati nel processo di riforma;
nei processi di liberalizzazione è comunque sempre necessario valutare non solamente il risparmio da essi derivante per il bilancio dello Stato, ma anche il suo impatto sociale, cioè le conseguenze che ne deriveranno in termini di costi e benefici, di qualità dell'offerta del bene o del servizio per i cittadini, nonché di occupazione;
rilevato che:
permangono irrisolte alcune problematiche rilevanti per uno sviluppo economico solido e duraturo per il Paese e favorevole per i cittadini:
a) sistema logistico inadeguato, a fronte delle enormi risorse finanziarie rese disponibili per progetti approvati (reti stradali e ferroviarie), disincentivante al movimento di persone e merci;
b) domanda interna ancora debole con conseguente deterioramento del mercato domestico;
c) tassazione elevata sia per le imprese che per le persone;
d) aumento del divario tra Nord e Sud del Paese, permanendo da parte delle Regioni una difficoltà ad utilizzare le risorse strutturali messe a disposizione dall'Unione europea, che impedisce la possibilità di delineare una prospettiva di crescita delle medesime regioni e di riduzione del divario;
preso atto che:
il vice direttore della Banca d'Italia ha espresso una serie di osservazioni:
-"Nello scenario programmatico per il 2017, la dinamica del prodotto è significativamente maggiore di quella del quadro tendenziale. L'obiettivo è ambizioso. La previsione è basata su una composizione della manovra sulla quale la Nota non fornisce informazioni di dettaglio. Per conseguire il risultato la prossima legge di bilancio dovrà essere definita con grande cura".
- "Con riferimento alle misure di sostegno alla crescita, sarebbe opportuno concentrare l'attenzione su quelle che possono favorire una rapida ripresa degli investimenti sia privati sia pubblici. Per questi ultimi in particolare occorre assicurare non solo lo stanziamento di risorse, ma anche presidi per un'efficiente e tempestivo loro utilizzo. Gli effetti recessivi delle necessarie coperture finanziarie potranno essere contenuti se si riusciranno a individuare sprechi da eliminare e a contenere i costi di funzionamento della amministrazione pubblica".
- "L'economia italiana beneficia della politica monetaria eccezionalmente espansiva nell'area dell'euro. Non è un motivo per non agire, tutt'altro: le altre politiche economiche possono e devono sfruttare lo spazio che essa crea".
- "La riduzione del peso del debito sull'economia resta un obiettivo strategico".
- "Un'appropriata strategia di privatizzazione non contribuisce solo a ridurre il debito: dovrebbe anche perseguire l'obiettivo di accrescere l'efficienza, in un quadro di adeguate regole e controlli.";
il documento presentato in audizione dal presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) evidenzia le seguenti criticità:
- "La previsione tendenziale per il 2018 e 2019, non oggetto di validazione formale, è eccessivamente ottimistica riguardo sia alla crescita reale sia all'inflazione".
- "L'UPB ha trasmesso al MEF i propri rilievi critici che evidenziano un eccessivo ottimismo delle previsioni ufficiali per il 2017. In assenza di una revisione coerente con tali rilievi del quadro programmatico pubblicato nella NADEF, non è possibile per l'UPB procedere a una validazione positiva".
- "Per il 2017 la crescita reale del PIL è fuori linea rispetto alle stime del panel UPB".
- "il posticipo della presentazione della Nota al DEF ha consentito al Governo di tenere conto della revisione dei dati di contabilità nazionale annuale, diffusi dall'ISTAT il 23 settembre scorso, il lasso temporale tra l'uscita dei nuovi dati e la pubblicazione della NADEF è molto limitato, considerando che in quattro giorni il Governo deve recepire le revisioni della contabilità nel quadro macroeconomico tendenziale e ottenerne la validazione dall'UPB. Inoltre, la nuova collocazione temporale della NADEF non ha consentito al Governo di disporre prima della sua pubblicazione dei dati trimestrali di contabilità nazionale, che sono stati rilasciati dall'ISTAT oggi e che potrebbero comportare modifiche, anche se al margine, al quadro tendenziale della Nota al DEF".
- "il contenuto della Nota al DEF 2016, sembra non soddisfare una delle richieste della riforma da ultimo approvata, ovvero quella di riportare "l'indicazione dei principali ambiti di intervento della manovra di finanza pubblica per il triennio successivo, con una sintetica illustrazione degli effetti finanziari attesi dalla manovra stessa in termini di entrata e di spesa, ai fini del raggiungimento degli obiettivi" ai sensi di quanto previsto dall'articolo 10-bis, comma 1, lettera c-bis) della legge di contabilità n. 196 del 2009", rilievo in parte superato dalla Relazione del ministro Padoan dell'11 ottobre.
- "Sono inoltre assenti , il "rapporto programmatico nel quale sono indicati gli interventi volti a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali in tutto o in parte ingiustificate o superate alla luce delle mutate esigenze sociali o economiche ovvero che si sovrappongono a programmi di spesa aventi le stesse finalità, che il Governo intende attuare con la manovra di finanza pubblica" e il "rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva, distinguendo tra imposte accertate e riscosse nonché tra le diverse tipologie di avvio delle procedure di accertamento [...]" e contenente "le strategie per il contrasto dell'evasione fiscale e contributiva, l'aggiornamento e il confronto dei risultati con gli obiettivi";
l'ISTAT, nel documento presentato dal suo presidente in audizione alle Commissioni bilancio del Senato e della Camera dei deputati in data 3 ottobre 2016, evidenzia che:
- per fronteggiare i costi aggiuntivi legati all'immigrazione e alle maggiori esigenze di sicurezza, per la ricostruzione dopo il sisma di agosto e il miglioramento strutturale delle costruzioni in aree sismiche, la Nota d'aggiornamento prevede la possibilità di una ulteriore deviazione fino a quattro decimi di punto nel 2017. Senza tenere conto di questa ulteriore deviazione, nel 2019 si approssimerebbe il pareggio di bilancio (-0,2 per cento), anziché conseguire un surplus dello 0,1 per cento previsto nel DEF;
preso atto che:
il ministro Padoan, nel corso della audizione presso le commissioni riunite bilancio della Camera e del Senato dell'11 ottobre, ha confermato le valutazioni del Governo rispetto all'impatto delle misure sul PIL, non conformandole a quelle dell'Ufficio parlamentare di bilancio;
in particolare ha confermato la stima di crescita del PIL reale dell' 1 per cento per il 2017, attribuendo un impatto delle misure programmatiche pari allo 0,4 per cento nel 2017 (come nella NADEF), ma rilevando un impatto dello 0,3 per cento con le misure che hanno effetti espansivi (rispetto allo 0,2 per cento della NADEF) e un -0,3 per cento alle coperture finanziarie (rispetto al - 0,2 per cento della NADEF);
per il 2018 passa a un impatto positivo dello 0,1 per cento, laddove viene diminuito al -0,1 l'impatto negativo (era -0,2 per cento nella NADEF) delle coperture finanziarie;
rimane stimato al -0,1 per cento l'impatto negativo delle misure programmatiche rispetto al quadro tendenziale per il 2019;
inoltre viene illustrato l'impatto delle coperture che attribuisce a una generica spending review e alle riduzioni di spesa, non meglio specificate, un effetto negativo sul PIL pari a -0,2 punti;
il maggiore gettito fiscale dovuto all'emersione di basi imponibili e al recupero dell'evasione vale -0,1 punti;
nella Tabella 3, allegata alla relazione del ministro Padoan, viene anticipata, a grandi linee, una manovra economica del valore di 24.458 milioni di euro per il 2017, sul lato della spesa:
a) sterilizzazione delle clausole IVA per 15.133 milioni;
b) interventi per competitività e sviluppo per 4.175 milioni;
c) 3.150 milioni per cosiddette "nuove politiche" (pensioni minime, contratti pubblici, capitale umano) ed altre misure non specificate;
d) oneri per politiche vigenti per 2.000 milioni, sul lato delle coperture;
e) tagli di spesa per 2.642 milioni;
f) aumenti permanenti di gettito per 5.820 milioni (che diventano 7.203 nel 2018). Aumenti di IVA per 10.500 milioni dal 2018 e di 19.500 dal 2019;
g) entrate una tantum per 2.688 milioni;
h) ulteriori coperture in deficit per i migranti e per la ricostruzione post-sisma per 7.250 milioni;
i) deficit già previsto per 6.059 milioni;
questo porta la spesa in deficit per il 2017 a 13,3 miliardi, cioè più della metà della manovra economica;
non è chiaro in che modo il Governo intenda disattivare le clausole di salvaguardia, posto che l'aumento delle entrate è quasi corrispondente alla IVA disattivata;
va rilevato che il Governo sottovaluta le clausole per il 2018 e per il 2019, posto che lo split payment nella PA è autorizzato sino al dicembre 2017, quindi l'importo corretto, in assenza di una espressa autorizzazione della Commissione europea, dovrebbe essere di 20.559 milioni per ciascuno degli anni 2018 e 2019 (+ 988 milioni per ciascuno degli anni),
rimane dunque la volontà del Governo di chiedere un ulteriore autorizzazione per spesa in deficit per lo 0,2 per cento del PIL per la spesa per relativa ai migranti ed un ulteriore 0,2 per cento per la spese connesse alla ricostruzione post terremoto;
dopo la Relazione del ministro Padoan, rimangono intatte le divergenze con l'Ufficio parlamentare di bilancio, al quale spetta validare il quadro programmatico del Draft Budgetary Plan che verrà inviato alla valutazione della Commissione europea entro il 15 ottobre;
la Commissione europea effettuerà le proprie autonome valutazioni sul DBP e sulla richiesta di ulteriore deficit;
impegna il Governo:
ad adottare, anche sulla base degli orientamenti delle competenti Commissioni parlamentari sui singoli punti, le misure necessarie a dare risposta alle Raccomandazioni di politica economica rivolte all'Italia dal Consiglio europeo;
a prevedere con la legge di bilancio 2017 e con i provvedimenti ad essa collegati, nonché con le altre misure in via di adozione, il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
a) dal lato della finanza pubblica, ad operare in direzione del risanamento delle finanze pubbliche garantendo che le misure di bilancio non mortifichino il rilancio del sistema Paese;
b) a non adottare ulteriori nuove disposizioni consistenti in bonus temporanei, posto che quelli sinora adottati hanno avuto effetti limitati sulla crescita del PIL, presentando al Parlamento solo misure strutturali e durature;
c) a ridurre in modo drastico la spesa relativa alla gestione dei migranti, valutato che è triplicata tra il 2013 e il 2016, nei tre anni di Governo Renzi, a tal fine adottando le necessarie politiche, anche nelle sedi internazionali;
d) a porre in atto, una strategia per la riduzione del debito pubblico, nella consapevolezza che solo un abbattimento concreto dello stesso può rappresentare la base per un programma di crescita stabile e duraturo dell'economia. A tal fine, a fornire dettagli sulle operazioni in corso e in particolare sulla fusione tra Ferrovie dello Stato e ANAS e sull'impatto che questa potrà avere sia sul debito pubblico, che sul conto economico consolidato della pubblica amministrazione;
e) a dare piena esecuzione alla riforma del federalismo fiscale di cui alla legge n. 42 del 2009, di attuazione del vigente articolo 119 della Costituzione, a garanzia dell'equilibrio dei bilanci degli enti locali e territoriali, nel rispetto dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea, nonché dell'autonomia di entrata e di spesa dei medesimi enti;
f) ad adottare una revisione della spesa pubblica sul modello del federalismo fiscale e ad istituire forme premiali crescenti per le regioni che si avvicinano gradualmente a suddetti costi, al fine di creare un meccanismo di efficientamento del complessivo sistema di gestione della spesa pubblica in cui le regioni e gli enti locali virtuosi rappresentino un traino e un esempio per le restanti amministrazioni, anche attraverso la previsione legislativa dell'obbligo di importazione dei modelli virtuosi nelle regioni più indebitate e con i costi per i servizi più alti;
g) dal lato del sostegno alla crescita economica:
1) a prevedere un netto taglio della pressione fiscale verso il livello medio europeo, mantenendo l'impegno assunto dal Governo di una riduzione della tassazione sulle imprese, finalizzata al rilancio della competitività, e del taglio dell'IRPEF, assicurando al contempo che la neutralizzazione delle clausole di salvaguardia, per cui il Governo si è impegnato, non comporti aumenti di altre voci fiscali;
2) a considerare la spending review quale strumento fondamentale e prioritario per finanziare gli interventi di politica economica, per aumentare l'efficienza della pubblica amministrazione ed implementare il livello e la qualità dei servizi pubblici essenziali, anche disponendo la soppressione - cessione di quegli enti pubblici a livello nazionale valutati come diseconomici o "inutili", la cui operatività dipende dal bilancio statale, eliminando gli sprechi senza produrre riduzioni delle prestazioni per i cittadini;
3) a predisporre interventi di politica industriale volti a potenziare il settore manifatturiero e il ruolo delle piccole e medie imprese nella valorizzazione economica del territorio, in particolare facilitando la concessione da parte delle banche italiane delle risorse finanziarie a loro trasferite dalla Banca centrale europea;
4) a sviluppare condizioni economiche più favorevoli alla creazione di impresa, riducendo drasticamente gli oneri non economici alla libera iniziativa di impresa e diminuendo al contempo l'onere della componente fiscale;
5) ad operare per ridurre il gap tra investimenti italiani all'estero e investimenti esteri in Italia, monitorando il flusso degli investimenti provenienti dalla BCE e agevolando il percorso successivo di investimento in attività economiche o finanziarie in Italia;
6) ad accelerare il pagamento dei debiti commerciali della PA rimasti insoluti ben oltre la scadenza (cosiddetto debito patologico), anche eventualmente revisionando le procedure di certificazione dei crediti o comunque aiutando le piccole imprese a superare le difficoltà tecniche più rilevanti della procedura di riscossione, e sollecitando al pagamento quegli enti debitori che, ottenute le risorse richieste, risultano più in ritardo nell'effettivo saldo del debito; ad introdurre meccanismi sanzionatori, nel rispetto delle prerogative particolari di funzioni ed autonomia, per quegli enti pubblici più in ritardo nei pagamenti e nella registrazione al monitoraggio del Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di ridurre considerevolmente i tempi medi di pagamento dei debiti commerciali fino alla media europea;
7) a predisporre interventi di incentivazione fiscale da destinare alle società dotate di personalità giuridica e soggette al pagamento dell'imposta sul reddito delle società (IRES), al fine di promuovere la ripresa e la competitività del sistema produttivo, di incrementare i livelli di occupazione, nonché di favorire lo sviluppo dell'imprenditorialità diffusa;
8) ad adoperarsi per una riduzione strutturale del costo del lavoro, attraverso interventi volti ad uniformare e standardizzare alla media europea il costo del lavoro italiano, perseguendo la duplice finalità di aumentare l'occupazione stabile e, contemporaneamente, garantire maggiore competitività alle nostre imprese;
9) a presentare nella prossima legge di bilancio disposizioni per la riorganizzazione e razionalizzazione della spesa dei Fondi strutturali nazionali ed europei destinati al Mezzogiorno, contemplando un piano di completa revisione delle procedure e delle strutture dedicate alla assegnazione ed all'utilizzo dei Fondi europei, nell'ottica dell'attuazione di quelle politiche di adeguamento infrastrutturale indispensabili ad un piano di sviluppo del Mezzogiorno ed alla possibilità di gestire virtuosamente un panorama di competitività mediterranea sempre più complesso e ricco di sfide e di opportunità;
10) a sostenere con specifiche e mirate azioni il settore agricolo prevedendo, in particolare, interventi a favore delle imprese agricole che si trovano in difficoltà, anche a causa di ricorrenti calamità naturali, o che siano state danneggiate da crisi di mercato, attraverso agevolazioni creditizie a fronte della realizzazione di un piano finalizzato al ripristino della redditività, tenuto conto dei limiti previsti dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato;
11) a sostenere il settore del turismo, nonché la valorizzazione del patrimonio culturale nazionale, prevedendo interventi volti alla tutela, valorizzazione e recupero, anche con l'intervento privato, del patrimonio culturale italiano e una ridefinizione delle aree del demanio marittimo a scopo turistico-ricreativo e misure per favorire la stabilità delle imprese balneari, gli investimenti, la valorizzazione delle coste e del sistema portuale di accoglienza delle imbarcazioni da diporto, in particolare implementando il progetto Signa Maris del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
12) a sostenere la progettazione e la conseguente messa a sistema degli interventi di prevenzione del rischio idrogeologico, al fine di definire compiutamente nei prossimi messi il Piano nazionale di contrasto al dissesto idrogeologico e a reperire risorse adeguate al finanziamento delle opere progettate; a stanziare con la prossima legge di bilancio le risorse necessarie per completare il finanziamento del Piano stralcio per le grandi aree metropolitane ed urbane, attualmente sovvenzionato per circa metà degli 1,3 miliardi di euro di valore degli interventi individuati. A tal fine liberando le risorse degli enti territoriali attualmente bloccate dal Patto di stabilità interno;
13) a potenziare e facilitare l'utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata al fine di agevolare lo sviluppo di attività produttive e favorire l'occupazione, e a potenziare gli interventi effettuati sul territorio nazionale per la repressione delle forme di imprenditoria irregolare.
(6-00213)
Paolo ROMANI, CENTINAIO, MANDELLI, COMAROLI, AZZOLLINI, BOCCARDI, CERONI, TOSATO.