• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/03364 in data 18 gennaio 2014, si è appreso dalla stampa che due operai calabresi sono scomparsi in Libia, in località Derna della Cirenaica, centro della presenza integralista e qaedista in...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03364presentato daRIZZETTO Waltertesto diMercoledì 29 gennaio 2014, seduta n. 162

RIZZETTO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
in data 18 gennaio 2014, si è appreso dalla stampa che due operai calabresi sono scomparsi in Libia, in località Derna della Cirenaica, centro della presenza integralista e qaedista in Libia;
si tratta di Francesco Scalise, 62 anni, e Luciano Gallo, 48 anni, residenti rispettivamente nei comuni di Pianopoli e Feroleto Antico, in provincia di Catanzaro, i quali lavoravano da alcuni mesi alla realizzazione di una strada in territorio libico per la ditta General World, presente nel Crotonese con un ufficio a Petilia Policastro;
la notizia è stata confermata all'AGI da fonti governative, che secondo una prima ricostruzione, hanno accertato che i due operai erano usciti, in data 17 gennaio 2014, con il furgone della ditta, dovendo terminare dei lavori stradali per la posa di un cavo di telecomunicazioni;
gli stessi si trovavano a Matouba, a 25 chilometri da Derna, in direzione di Tobruk, allorché, a quanto riferisce l'autista, un gruppo di uomini a volto coperto li ha fermati ripartendo con gli italiani sulle loro auto;
la scomparsa dei due operai calabresi in Libia è stata denunciata dal fratello di Francesco Scalise, operaio che si trova anch'egli in Cirenaica per lavoro, il quale si è recato all'ambasciata italiana di Tripoli per presentare denuncia, posto che i due operai non hanno fatto rientro nei tempi previsti;
sono state inutili le ricerche avviate dai colleghi e vani anche i tentativi di provare a contattarli attraverso i telefoni cellulari;
il console italiano a Bengasi, Federico Ciattaglia, ha riferito all'Agi: «stiamo facendo tutti gli accertamenti possibili per chiarire la situazione» aggiungendo che la zona della località Derna è «ad alto rischio», a riguardo, ha aggiunto: «sappiamo che in quella zona la situazione è molto difficile e lo abbiamo segnalato» e «ci rendiamo conto che molte aziende hanno fatto scelte coraggiose di operare in quella zona»;
il Ministero degli affari esteri sembra abbia riferito di avere attivato tutti i propri contatti per il recupero dei dispersi, inoltre, risulta che lo stesso abbia dichiarato che è stata una scelta irresponsabile della ditta mandare gli operai in Libia senza coordinarsi con la Farnesina;
di contro, sul punto, si ritiene che vi siano delle gravi responsabilità del Ministero degli affari esteri per quanto concerne la sicurezza degli operai italiani che lavorano in Libia, considerando che il predetto Ministero è ben consapevole che molte imprese italiane operano in tale territorio;
ed ancora, si rileva che, il Ministero degli affari esteri, oltre a non porre in essere i necessari interventi per tutelare l'incolumità fisica di coloro che lavorano in territorio libico, non ha neanche adottato i dovuti provvedimenti per la liquidazione dei crediti delle imprese italiane in Libia successivi all'embargo dell'anno 1992 nonché alla crisi dell'anno 2001;
la mancata liquidazione di tali crediti, determinando la crisi delle aziende coinvolte, ha costretto, a rischio di vita, gli imprenditori e gli operai delle stesse a continuare ad operare in Libia pur di far «sopravvivere» tali attività;
negli anni, tali fatti sono stati denunciati più volte dalle imprese, tra cui la friulana Bitumi International srl, al Ministero degli affari esteri e, da quando è in carica, allo stesso Ministro Emma Bonino, tuttavia, ad oggi, tali realtà risultano totalmente abbandonate dalle istituzioni –:
se e quali provvedimenti siano stati adottati dal Ministro interrogato per rintracciare i due operai, Francesco Scalise e Luciano Gallo, scomparsi in territorio libico;
se e quali interventi abbia posto in essere il Ministro interrogato per tutelare i lavoratori delle imprese italiane che operano in Libia, considerando la situazione a rischio sicurezza che sussiste in tale Stato;
se e quali provvedimenti abbia adottato per risolvere la ben nota situazione che vede una moltitudine di imprese italiane in attesa, da molti anni, della liquidazione di crediti in Libia, costringendo le stesse, per stato di necessità, a continuare ad operare in territorio libico al fine di far sopravvivere le proprie attività. (4-03364)