• C. 1921-A-bis EPUB MOLTENI Nicola, Relatore di minoranza

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Atto a cui si riferisce:
C.1921 [Decreto Carceri] Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n.146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria
approvato con il nuovo titolo
"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria"


Frontespizio Relazione
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 1921-A-bis


DISEGNO DI LEGGE
presentato dal presidente del consiglio dei ministri
(LETTA)
dal vicepresidente del consiglio dei ministri
(ALFANO)
e dal ministro della giustizia
(CANCELLIERI)
di concerto con il ministro dell'interno
(ALFANO)
e con il ministro dell'economia e delle finanze
(SACCOMANNI)
Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria
Presentato il 23 dicembre 2013
(Relatore di minoranza: NICOLA MOLTENI)

      

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Onorevoli Colleghi! – Signor Presidente, la maggioranza mette in atto, con questo provvedimento, un reticolo di norme tutte tese a provocare dei gravi danni – ed essendo questo il quarto decreto in tema di «svuota carceri» ormai i danni sono irreparabili – al «sistema giustizia», inteso nella sua complessità, in primis ai cittadini e in secondo poi a tutte le forze di polizia che ogni giorno garantiscono, e ci garantiscono, la sicurezza del territorio. In questo senso quale minoranza riteniamo inutile e pericoloso, oltre che audacemente neghittoso, non comprendere la «delusione» che trarrebbero dall'introduzione di queste norme, le forze dell'ordine e di tutti coloro che garantiscono la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari.
      Per questa minoranza è un provvedimento improntato a mere finalità di riduzione del numero dei detenuti ristretti nelle carceri italiane, e ciò avviene attraverso due differenti linee seppur unite da un unico scopo: liberare i delinquenti e lasciare i cittadini privi di ogni tutela. Stiamo assistendo in questi ultimi due anni alla dismissione dello strumento penale, ossia alla rinuncia dello Stato alla punizione dei crimini, con effetti nei confronti della nostra società sia in tema di credibilità dello Stato e sia in tema di dissuasione a commettere i reati i cui effetti non possono non apparire evidenti a chiunque. È l'ennesimo efferato provvedimento emergenziale!
      Passando all'esame del testo di legge, da un lato, si introduce un divieto di applicare a chi si macchia del reato di cui all'articolo 73, comma 5, del Testo Unico in materia di spaccio, e molto spesso consumo, di sostanze stupefacenti e psicotrope la misura della custodia cautelare in carcere (questo avviene attraverso l'articolo 2 del disegno di legge); tale articolo avrà l'effetto di rimettere in libertà delinquenti che verosimilmente non hanno intrapreso o comunque interrompono un percorso di rieducazione e con alta probabilità torneranno a delinquere. Mentre dall'altro lato, attraverso le misure dell'indulto permanente o mascherato (introdotto con l'articolo 4 del presente disegno di legge) – che come si è già avuto modo di dire, e come è stato ribadito anche in Commissione Giustizia da autorevoli esponenti sia della magistratura che del mondo universitario, presenta profili di incostituzionalità – questo Governo ha scelto i soggetti da scarcerare: i mafiosi ed i condannati a pene più lunghe (e quindi in genere più pericolosi) e solo, in parte minima, avrà effetti su coloro che si sono macchiati, seppur di grave allarme sociale, di reati «ritenuti» meno gravi.
      È l'ennesimo provvedimento errato nell’an perché il disegno di legge in discussione è «figlio» di quella cultura «buonista» e «arrendista», di quella cultura indultiva che non è la cultura di cui ha bisogno il nostro Paese. Questo provvedimento è sbagliato perché è la certificazione chiara e lampante del fallimento dei provvedimenti adottati nel passato dal 2006 in poi. Dall'indulto, voluto dal Governo Prodi e votato dalla maggioranza che all'epoca sosteneva il Governo Prodi, ad eccezione della Lega Nord, che fu l'unica forza politica che votò contro l'indulto, al disegno di legge Severino, definito correttamente, oggi diremmo il 1° «svuota carceri», perché acconsentiva, a coloro i quali avevano diciotto mesi ancora da scontare di pena detentiva, di poter scontare la propria pena ai domiciliari, senza espiare e senza dare minimamente applicazione al principio della certezza della pena e ad una effettiva rieducazione del detenuto. Cosa ha pensato di introdurre questo Governo con questo provvedimento emergenziale che oggi siamo chiamati a convertire in legge: attraverso l'articolo 5, ha introdotto la stabilizzazione della detenzione domiciliare che era stata pensata e voluta come misura eccezionale e legata indissolubilmente alla completa attuazione del piano carceri. Insomma con l'articolo 5 si va a snaturate il senso dell'articolo 1 della legge n. 199 del 2010, che era, ed è, per sua natura una norma temporanea e non può essere «trasformata» in una norma a carattere permanente.
      Questo provvedimento oggi in esame in quest'Aula rappresenta il fallimento più lampante delle politiche indultive, delle politiche di amnistia, delle politiche di clemenza generalizzata sul problema delle carceri.
      Vi è un problema di sovraffollamento delle carceri, ma la storia ed il percorso normativo dell'ultimo Governo Berlusconi ha dimostrano che può esser risolto e che può essere affrontato con procedure diverse e con strumenti opposti a quelli che oggi si propongono con il presente provvedimento, che purtroppo sono stati depotenziati ed, nei fatti, annullati da questo Governo e dall'ultimo Governo Monti. L'attuale provvedimento, invece, è dannoso. È un provvedimento gravemente dannoso perché dà un messaggio estremamente errato, tale per cui si induce alla convinzione generalizzata che commettere reati, ed in particolare reati di grave allarme sociale oltre a reati particolarmente gravi, non comporta l'applicazione di una sanzione penale, e di reati anche di stampo mafioso è «consentito» e il «sistema» ti premia! Al contrario, colui che si dovrebbe tutelare, i cittadini tutti e in particolare la persona offesa del reato con questo sistema non potrà nemmeno chiedere più «giustizia!».
      Il tema della sicurezza non può essere relegato ad un tema secondario. È fondamentale e deve essere immanente nel fare i provvedimenti parlamentari che trattano di giustizia, ed in particolar modo quelli, come questo, in ambito penale.
      Mai come oggi, mai come in questo contesto, i cittadini chiedono maggiore sicurezza, chiedono maggiori garanzie, chiedono la possibilità di poter vivere tranquillamente nelle proprie abitazioni e di poter trascorrere serenamente la propria vita. Oggi uno dei reati di maggiore grave allarme sociale, in netto incremento, è quello del furto e, in modo particolare, del furto in abitazione e dello scippo (furto con strappo). La maggioranza con questo provvedimento affossa e demolisce il principio della sicurezza, oltre ad obbligare, nei fatti, le forze dell'ordine che, anziché controllare e pattugliare il territorio, saranno costrette a svolgere attività di vigilanza ai soggetti ai domiciliari. Quindi sottraete risorse, mezzi e personale a quella che è la funzione principale delle forze dell'ordine, vale a dire di garantire la sicurezza dei cittadini.
      Quello della sicurezza non è un tema marginale, non è un tema demagogico, e chi cerca di creare un sillogismo tra l'essere dei demagoghi e ricercare la sicurezza, dimostra di non essere in sintonia col Paese, dimostra di non essere in sintonia con i cittadini.
      Questa minoranza ritiene convintamente che con questo provvedimento si sovverte l'ordine naturale delle cose e si dà attenzione unicamente ed esclusivamente a coloro che commettono i reati cioè agli imputati, mentre si lascia senza tutela la persona offesa del reato e i cittadini tutti, mentre noi riteniamo che l'attenzione dove essere riversata solo ed unicamente a chi i reati li subisce. Non abbiamo letto nella relazione di maggioranza e non abbiamo sentito dalle forze politiche di maggioranza, che appoggiano e sostengono questo provvedimento, una parola, una sola parola spesa per le vittime dei reati, per le persone offese dai reati e per la sicurezza del nostro Stato!
      Questa minoranza invece contrasta questo provvedimento proprio per dare «voce» e sostegno alle persone offese del reato e alla stragrande maggioranza dei cittadini onesti. Abbiamo fatto opposizione, l'abbiamo fatta in maniera seria, determinata e costruttiva, perché per noi il problema del sovraffollamento carcerario lo si affronta in due modi: investendo sulle politiche di edilizia carceraria, investendo i soldi per costruire nuove carceri e per ammodernare i padiglioni vetusti che oggi sono presenti nel nostro Paese. Col precedente Governo Berlusconi erano stati stanziati 675 milioni di euro per il piano carceri. L'allora Ministro della Giustizia onorevole Severino, ed oggi l'attuale Ministro Cancellieri, aveva comunicato che erano pronti, da qui al 2015, per essere utilizzati, 11.000 nuovi posti all'interno delle carceri, ma era la classica promessa di Pirro. Invece riteniamo che deve essere perseguita una politica sistematica, una politica organica, una politica infrastrutturale, Costruiamo più carceri e soprattutto diamo garanzie di certezza della pena e alla sicurezza di tutti i cittadini!
      L'altro modo per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri è quello di far scontare ai detenuti stranieri – e ben venga l'introduzione, con l'articolo 6 del presente disegno di legge, di una norma che proceduralizzi e consenta l'espulsione prevista dalla Bossi-Fini – la pena nei Paesi di origine. Ma appare difficile fare le espulsioni senza stanziare i fondi. Ed infatti, proprio per questo che la nostra forza politica ha presentato un emendamento volto a consentire, nei fatti, le espulsioni attraverso lo stanziamento di fondi.
      Con questo provvedimento si affronta il tema giustizia, come se fosse quello delle carceri; come se il tema del funzionamento della giustizia nel nostro Paese sia legato solo a questo tema. La maggioranza con questo provvedimento si disinteressa di tutto, ovverosia della totalità delle questioni reali e attinenti al sistema giustizia, come: il carico pendente arretrato – 9 milioni di casi civili e penali pendenti – la irragionevole durata dei processi sia essi penali che civili, la negata giustizia civile in temi rapidi a favore delle imprese che chiedono il pagamento dei propri crediti, etc.
      È evidente, invece, che non possiamo sostenere provvedimenti come questo, e in particolare, le norme introdotte con gli articoli 2, 4, 5 che riteniamo vadano contro la dignità delle persone, contro la dignità delle persone offese, contro la dignità di coloro i quali i reati li subiscono. In questo provvedimento si «dibatte» solo di coloro i quali commettono reati, reati particolarmente gravi, dall'omicidio ai reati mafiosi passando per quelli di grave allarme sociale come i reati di truffa, furto in abitazione, furto aggravato e dal reato di stalking (atti persecutori).
      Infine attraverso l'articolo 7 si è introdotta la figura del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, apprezzabile come strumento, privo di effettivi poteri e di contenuti, se non quelli mass-mediatici e demagoghi propri di questo Governo.
      Per le ragioni sopraesposte, rimaniamo critici ed insoddisfatti dell'impostazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge all'esame e quale minoranza sin d'ora indichiamo il nostro voto contrario al provvedimento. Tuttavia, riteniamo di poter, con l'approvazione dei nostri emendamenti, pur nella convinzione che verranno rimessi in libertà delinquenti che verosimilmente non hanno intrapreso o comunque interrompono un percorso di rieducazione e con alta probabilità torneranno a delinquere, di «operare», seppur nel limite proprio delle azioni possibili, dei correttivi al provvedimento e per questo motivo non abbiamo ritenuto necessario presentare un testo alternativo.

Nicola MOLTENI
Relatore di minoranza