• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/03377 più di 20.000 ogni anno sono i giovani di religione sikh della regione del Punjab indiano che migrano verso l'Europa, e l'Italia è una delle mete principali; si tratta di un flusso...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03377presentato daSCOTTO Arturotesto diGiovedì 30 gennaio 2014, seduta n. 163

SCOTTO. — Al Ministro per l'integrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
più di 20.000 ogni anno sono i giovani di religione sikh della regione del Punjab indiano che migrano verso l'Europa, e l'Italia è una delle mete principali;
si tratta di un flusso migratorio in costante crescita, caratterizzato in larghissima parte da ingressi regolari, con un tasso medio di crescita annuale del 66 per cento;
in molte regioni italiane, come ad esempio Campania, Emilia Romagna e Lazio, sono i principali protagonisti delle attività di zootecnia, così da consentire la produzione di prodotti caseari di eccellenza quali il parmigiano e la mozzarella di bufala;
la seconda comunità sikh in Italia per dimensioni si trova in provincia di Latina, dove l'afflusso di migranti provenienti dal Punjab è stata particolarmente forte data la forte vocazione agricola dell'area, passando nel giro di una decina d'anni da poche singole unità a circa 7.000 individui, con una particolare concentrazione nel sud-pontino e nell'area limitrofa al Parco nazionale del Circeo;
la richiesta di forza-lavoro non qualificata e facilmente reperibile da impiegare come braccianti nella coltivazione delle campagne ha incentivato la migrazione e convinto molti sikh a stabilizzarsi nelle provincia di Latina;
la comunità sikh è ad oggi stimata dalla CGIL 12.000 persone, che potrebbero aumentare considerevolmente se considerassimo anche i soggetti privi di regolare permesso di soggiorno;
un'indagine della In Migrazione Onlus, dal titolo «Punjab – Fotografia delle quotidiane difficoltà di una comunità migrante invisibile», segnala l'isolamento, la carenza di servizi dedicati, i fenomeni di razzismo, la mancata inclusione e il pesantissimo sfruttamento sul lavoro in cui si trovano costretti a vivere i membri della comunità sikh della zona pontina;
in particolare, la comunità sikh nella provincia di Latina è per lo più impegnata in agricoltura e subisce uno sfruttamento particolarmente duro sul lavoro, ricevendo in cambio salari miseri;
recenti studi sottolineano come la vita professionale di questi cittadini sia tendenzialmente caratterizzata da occupazioni pesanti, precarie, pericolose, poco pagate e penalizzate socialmente;
il dossier preparato da In Migrazione Onlus segnala casi di contratti non rispettati dai datori di lavoro, orari massacranti e paghe dimezzate rispetto a quelle previste dai regolari contratti stipulati, tali da non permettere ai membri della comunità sikh ed alle loro famiglie una vita stabile e serena;
si tratta di una situazione ancora più preoccupante se consideriamo come l'agro pontino sia attualmente un'area del Paese in cui la criminalità organizzata è particolarmente attiva, ecomafie incluse;
senza il contributo della comunità sikh il settore agricolo, strategico per l'economia laziale, sarebbe inesorabilmente in crisi, con conseguenze economiche, lavorative e sociali gravissime per il territorio, dato che i sikh contribuiscono alla crescita e allo sviluppo economico e sociale del territorio, tanto da innescare processi virtuosi i cui vantaggi sono evidenti;
a tale concreta potenzialità ancora non corrisponde invece un positivo percorso di integrazione: vi è carenza di servizi dedicati (primi fra tutti l'insegnamento della lingua italiana L2 e la mediazione culturale), le aggressioni razziste sono piuttosto frequenti, l'isolamento rurale e sociale pesa come un macigno sulla comunità sikh della provincia di Latina;
la mancanza di comunicazione e comprensione tra cittadini indiani e italiani amplifica ancora di più l'isolamento sociale e l'esposizione dei primi a truffe e sfruttamento sul lavoro;
la comunità sikh nella provincia di Latina è particolarmente organizzata e garantisce ai suoi membri indirizzo, sostegno e solidarietà, ma la carenza di servizi dedicati ai sikh rischia di rendere la solidarietà della comunità l'unico aiuto per la persona, rendendola univoca e assoluta e trasformando così la sua positività in un limite, che accresce l'isolamento e la non comunicazione con la popolazione del luogo, creando ghetti sociali ed etnici, terreno fertile per fenomeni di sfruttamento interno alla comunità;
non è questa l'unica situazione in cui la comunità sikh viene discriminata, né l'agro pontino l'unica zona del nostro Paese in cui avvengono episodi di evidente discriminazione: basti pensare a come a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, nel 2009 fosse stata istituita in una scuola materna statale una sezione appositamente per i bambini di origine indiana, come riporta l'articolo pubblicato dall'edizione online de «Il Resto del Carlino» del 25 settembre 2009 dal titolo «Alla materna una “sezione indiana”, sindacati e genitori sul piede di guerra»;
episodi del genere sono palesemente discriminatori, e sottostanno alla spinta separazionista e xenofoba che si aggira, purtroppo, in molti territori italiani;
anche la libertà di culto, sancita dalla Costituzione, è spesso per i sikh messa in discussione, data l'assenza, in molte zone pur caratterizzate da una forte presenza della loro comunità, di luoghi idonei alla celebrazione del loro culto;
esempio di tale situazione è quanto avvenuto a Vescovato, in provincia di Cremona, dove i fedeli indiani si sono dovuti riunire per anni in un edificio comunale considerato non a norma;
era stato concesso alla comunità sikh del luogo il via libera alla costruzione di un nuovo tempio su un'area di 7.000 metri quadrati, ma il 31 marzo del 2005 il sindaco dell'epoca Giuseppe Superti, tuttora in carica, decise di fare marcia indietro e negò il terreno, nonostante la comunità sikh della provincia di Cremona fosse molto numerosa e costituisse una quota importante della forza lavoro nelle tante aziende agricole del territorio, senza considerare inoltre che nell'edificio di Vescovato arrivavano sikh da città vicine come Brescia e Mantova, e qualcuno anche da più lontano;
l'episodio è narrato nell'articolo «La protesta dei sikh “Un tempio anche a noi”», pubblicato dall'edizione online del «Corriere della Sera» del 25 settembre 2005 –:
se non ritenga opportuno attivare sul territorio italiano servizi per dare ai sikh gli strumenti necessari a sviluppare una maggiore autonomia, per stimolare l'integrazione nel tessuto sociale, mantenendo nello stesso tempo il giusto legame con le proprie tradizioni e origini;
se non ritenga di dover aumentare l'efficacia dei controlli sulle condizioni dei lavoratori di origine indiana nell'agro pontino, così da fronteggiare il crescente sfruttamento subito dalla comunità sikh;
se non ritenga di dover eliminare gli ostacoli alla piena realizzazione della libertà di culto della comunità sikh in Italia.
(4-03377)