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Atto a cui si riferisce:
S.1/00668 premesso che: negli ultimi anni, i Paesi europei, in particolare quelli del Mediterraneo, sono stati interessati da una continua e crescente pressione migratoria, soprattutto a causa della...



Atto Senato

Mozione 1-00668 presentata da ANNA FINOCCHIARO
martedì 25 ottobre 2016, seduta n.707

FINOCCHIARO, CHITI, MARTINI, LO MORO, COCIANCICH, RUSSO, MARAN, COLLINA, GOTOR, PAGLIARI, MIGLIAVACCA - Il Senato,

premesso che:

negli ultimi anni, i Paesi europei, in particolare quelli del Mediterraneo, sono stati interessati da una continua e crescente pressione migratoria, soprattutto a causa della forte instabilità socio-politica di alcune zone dell'Africa centrale e della Libia, del protrarsi del drammatico conflitto in Siria, dell'emergere di nuove e differenziate forme di povertà e diseguaglianze sociali, delle persistenti violazioni dei diritti umani e del deterioramento delle condizioni di sicurezza, economiche e umanitarie nell'area mediorientale;

in linea con le previsioni dei principali osservatori internazionali, i flussi migratori verso l'Europa continueranno ancora, almeno fin quando non si perverrà ad una parziale stabilizzazione politica dei Paesi di origine (migrazioni di profughi) e permarranno divari sensibili di ricchezza e di sviluppo tra le diverse aree a nord e a sud del Mediterraneo (migrazioni per ragioni economiche);

gli stessi fattori di crisi politica e economica, sommati all'esplosione di nuovi conflitti armati e tensioni (soprattutto nell'area nordafricana e mediorientale) stanno incidendo, peraltro, sulla "composizione" stessa dei flussi, stanno modificando la "struttura" stessa del complesso processo migratorio nel dato sia "quantitativo" e "direzionale" sia "qualitativo": cambiano non solo i numeri e le rotte dei flussi ma le migrazioni "politiche" prevalgono sulle migrazioni "economiche", generando flussi di tipo misto, che comprendono sia migranti economici che potenziali richiedenti asilo;

l'Italia, per la sua peculiare posizione geografica che la rende, di fatto, lo snodo essenziale di sbarco sul versante meridionale per chi intende raggiungere il nord Europa, è sicuramente una delle aree maggiormente esposte a questo intenso fenomeno migratorio che, per le sue dimensioni, ha già messo a dura prova la capacità, l'efficienza e l'operatività dell'intero sistema di accoglienza, creando criticità e disagi soprattutto nei territori di frontiera maggiormente esposti;

considerato che:

il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio-31 dicembre 2014) ha contribuito ad accrescere la consapevolezza dell'insufficienza nel medio-lungo periodo di una risposta "emergenziale" ad un problema ormai strutturale che investe le linee di politica estera, per il quale serve, invece, un convinto e responsabile impegno dell'Unione europea nel suo complesso e dei singoli Stati membri;

certamente, è stata impressa una decisa accelerazione al dibattito sull'inevitabile dimensione "esterna" delle questioni migratorie e sulla necessità sia di un approccio integrato alle politiche di gestione dei flussi migratori sia dello sviluppo di una nuova strategia globale in materia di politica migratoria comune europea;

si è avviato un deciso percorso di convergenza verso una strategia maggiormente strutturata, integrata e coordinata, nella consapevolezza che il fenomeno, rivestendo una dimensione europea e non meramente nazionale, impone l'adozione di politiche e strumenti condivisi e congiunti per il controllo, il contrasto e la prevenzione, fondati non su misure meramente emergenziali ma su una stretta ed efficace cooperazione tra gli Stati membri della UE nella gestione delle frontiere esterne, nella lotta ai trafficanti di esseri umani, nella risoluzione delle cause originarie della migrazione e nel rafforzamento della cooperazione con i Paesi di provenienza e transito;

il nostro Paese ha svolto un importante e decisivo ruolo propulsivo e di "sensibilizzazione" nella progressiva implementazione di questa prospettiva "solidaristica", che ha portato, tra l'altro, all'approvazione dell'"Agenda europea sulla migrazione", il 13 maggio 2015: documento che ha rappresentato una svolta significativa e un primo passo concreto verso l'adozione di una politica comune europea;

lo scorso aprile il Governo ha presentato il "Migration compact" (patto sulla migrazione), un possibile "percorso" per migliorare l'efficacia delle politiche migratorie esterne dell'Unione e ridurre i flussi attraverso nuove intese con i Paesi di origine e di transito, in particolare quelli africani, anche mediante un rafforzato partenariato di cooperazione tra Europa e Africa;

un ruolo fondamentale in questa prospettiva sarà svolto dal piano per gli investimenti esteri approvato lo scorso settembre (cosiddetto piano Junker per l'Africa) che fornisce garanzie creditizie, capitale di rischio e contributi in conto capitale e in conto interessi "aggiuntivi" (rispetto alle risorse già stanziate), al fine di finanziare gli investimenti mirati allo sviluppo economico e sociale dei Paesi interessati;

l'impegno europeo a realizzare un'efficace e sostenibile gestione dei flussi migratori e ad attuare un'agenda comune sull'immigrazione si è tradotto in un'intensa e disorganica produzione normativa che, tuttavia, non ha trovato una corrispondente disponibilità alla sua attuazione e, per di più, è stata ostacolata da spinte antieuropeiste, nonché dalla regressione di alcuni Paesi verso la difesa degli interessi e dei confini nazionali,

impegna il Governo ad attivarsi, nelle competenti sedi europee, affinché siano adottate le opportune misure volte a:

1) introdurre un nuovo sistema comune di asilo, finalizzato a superare le attuali divergenze tra le politiche nazionali e a progredire verso un modello centralizzato di gestione delle domande e un efficace uso delle misure di ricollocazione e reinsediamento, attraverso la rapida attuazione del processo di revisione del cosiddetto regolamento di Dublino, sulla base dei principi di responsabilità condivisa e solidarietà previsti dai trattati;

2) sviluppare e sperimentare forme di finanziamento e di partenariato economico con i Paesi di origine dei migranti che favoriscano il loro sviluppo senza aggravarne ulteriormente e nel lungo periodo le condizioni economiche e di debito;

3) attuare modelli di cooperazione con i Paesi di origine, che tengano conto delle condizioni attuali e delle dinamiche evolutive dei livelli di democrazia e di garanzia (tenuto conto, ad esempio, del rispetto dei diritti umani e delle libertà civili), incentivando forme di coinvolgimento della società civile;

4) implementare lo sviluppo di una nuova politica europea sulla migrazione legale, riesaminando la direttiva sull'ingresso e soggiorno per ragioni di lavoro, anche per consentire ai lavoratori altamente qualificati di trasferirsi e lavorare nella UE (direttiva "Carta blu"), rendendola più competitiva a livello globale;

5) intensificare la lotta alla migrazione irregolare e alla tratta di esseri umani, mediante azioni coordinate di contrasto al traffico di migranti, in stretta collaborazione con i Paesi di origine e di transito, nonché mediante il superamento di disposizioni, anche penali, che ancora ostacolano l'attività di indagine e la cattura dei criminali;

6) promuovere l'adozione di un piano di integrazione europeo che preveda, tra l'altro, l'attivazione di percorsi di scolarizzazione e formazione, nonché di inclusione e di inserimento nel tessuto sociale, produttivo e professionale dei migranti, anche valorizzando e diffondendo le buone pratiche territoriali.

(1-00668)