Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
S.1/00706 premesso che:
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha assunto tale l'incarico il 21 febbraio 2014, con l'insediamento del Governo Renzi;
il risultato del...
Atto Senato
Mozione 1-00706 presentata da GIOVANNI BAROZZINO
mercoledì 21 dicembre 2016, seduta n.736
BAROZZINO, DE PETRIS, BOCCHINO, CERVELLINI, CAMPANELLA, DE CRISTOFARO, PETRAGLIA, MINEO, VACCIANO, CASALETTO, SIMEONI, DE PIN, MUSSINI, BIGNAMI, CENTINAIO, CALDEROLI, CANDIANI, ARRIGONI, CONSIGLIO, TOSATO, STEFANI, DIVINA, MASTRANGELI, AIROLA, SANTANGELO, BUCCARELLA, MONTEVECCHI, CATALFO, CAPPELLETTI, COTTI, MANGILI, MARTELLI, MORRA, LUCIDI, LEZZI, MORONESE, BLUNDO, GAETTI, DONNO, ENDRIZZI, PUGLIA, CASTALDI, SCIBONA, PAGLINI, BULGARELLI, BOTTICI, CIOFFI, BERTOROTTA, PETROCELLI - Il Senato,
premesso che:
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha assunto tale l'incarico il 21 febbraio 2014, con l'insediamento del Governo Renzi;
il risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che ha visto bocciare in modo netto da parte del 60 per cento degli elettori la proposta di riforma costituzionale di cui il Governo era promotore, ha comportato le dimissioni del Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Matteo Renzi, che aveva più volte sostenuto come il destino del suo Governo fosse strettamente legato all'impianto delle riforme istituzionali;
nonostante le avvenute dimissioni, il nuovo Governo, guidato da Paolo Gentiloni Silveri, è risultato una copia del precedente: un fatto che ha destato non poche perplessità e allarmi, dato il netto rifiuto degli elettori italiani nei confronti di ciò che veniva considerato il progetto fondativo alla base del precedente Governo;
tra i Ministri riconfermati spicca Giuliano Poletti, Ministro del lavoro: una presenza che dimostra in modo cristallino le ambizioni di continuità dell'attuale Governo con il precedente, a giudizio dei proponenti in aperto contrasto con quanto richiesto dai cittadini e dalle forze politiche presenti in Parlamento;
a giudizio dei presentatori del presente atto, è evidente, tra l'altro, come un'attenta analisi del risultato referendario dimostri in primis il rigetto delle politiche portate avanti sinora proprio dal ministro Poletti, tra cui spicca la riforma del lavoro conosciuta come "Jobs Act": una riforma incentrata su un sistema di incentivi a favore delle imprese, che non è risultata in alcun modo in grado di incidere sulle criticità strutturali del mercato del lavoro, provocando, invece, l'indebolimento delle tutele dei lavoratori in un contesto di crisi devastante, con livelli di disoccupazione, soprattutto giovanile, totalmente insostenibili;
non è un caso, infatti, che l'81 per cento delle persone al di sotto dei 34 anni abbia votato "no", respingendo il progetto di riforma costituzionale e il Governo che ne era stato promotore;
i dati che emergono sulle condizioni del mondo del lavoro sono drammatici: l'Osservatorio sul precariato dell'Inps ha calcolato come il numero di voucher, destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, che risultano venduti da gennaio a ottobre 2016, si attesti intorno ai 121,5 milioni, con un incremento del 32,5 per cento rispetto i primi 10 mesi del 2015: numeri inaccettabili, che demoliscono definitivamente qualsiasi prospettiva di un lavoro dignitoso, stabile e certo per milioni di cittadini, soprattutto giovani;
inoltre, come più volte segnalato negli ultimi anni da molte forze politiche tra cui Sinistra italiana, i dati sulle assunzioni, che grazie agli incentivi sembravano prospettare in un primo momento un quadro migliorativo dei livelli di disoccupazione, si sono dimostrati un fuoco di paglia, un'operazione di facciata che si è ritorta contro i lavoratori stessi. Le assunzioni nel 2016 sono infatti notevolmente rallentate, soprattutto per ciò che concerne i contratti a tempo indeterminato, con una diminuzione del 32 per cento (con un calo di 492.000 unità) rispetto ai primi mesi del 2015;
sono dati, tra l'altro, in perfetta sintonia con quanto riportato da numerosi studi di settore degli ultimi anni, che demoliscono il leitmotiv sul presunto legame inversamente proporzionale tra il sistema di tutele dei lavoratori e i dati sull'occupazione: un'analisi empirica dell'OCSE concernente il periodo che va dal 1985 al 2013 dimostra, in tal senso, la totale assenza di una relazione statistica tra tutela del lavoro e disoccupazione. Alla stessa conclusione sono giunti il "World development report" pubblicato nel 2013 dalla World bank, il "World economic outlook 2016" del Fondo monetario internazionale e l'"Employment outlook 2016" dell'OCSE;
infine, uno studio pubblicato dalla Banca d'Italia nel 2015 attribuisce soltanto il 5 per cento dell'aumento totale delle assunzioni a tempo indeterminato alla maggiore libertà di licenziamento introdotta dal Jobs Act grazie alla sostanziale abolizione delle tutele previste dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori: un provvedimento bocciato dai numeri, dalle analisi economiche e dalla società;
contro tale provvedimento sono stati raccolti più di 3 milioni di firme da parte della CGIL per l'indizione di un referendum abrogativo su 3 punti che ne rappresentano l'impianto principale: il ripristino dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori e la sua estensione alle imprese sopra i 5 addetti, l'abrogazione dei voucher e la responsabilità solidale delle ditte appaltanti e subappaltanti;
la Corte di cassazione ha da poco accertato la legittimità dei quesiti referendari, lasciando la parola, per il vaglio di ammissibilità, alla Corte costituzionale che dovrebbe esprimersi l'11 gennaio 2017: il ministro Poletti, probabilmente a causa della preoccupazione su una nuova, sonora bocciatura del suo operato, a giudizio dei proponenti ha nelle ultime settimane dato prova di un comportamento totalmente inadeguato al suo ruolo, esprimendosi in più di un'occasione con un linguaggio discutibile e opinioni del tutto inaccettabili;
a ridosso dell'appuntamento referendario del 4 dicembre, come denunciato anche dalla "Rete degli studenti", il Ministro ha infatti ironizzato sul tema dell'alternanza scuola-lavoro, sostenendo come i giovani che si rifiutano di sollevare 7 chili si rechino poi in palestra a sollevarne 70, con l'obiettivo di ridicolizzare le richieste di una seria riforma sul tema da parte degli studenti;
il Ministro ha successivamente commentato la possibilità di un'ammissione dei quesiti referendari concernenti il Jobs Act da parte della Corte costituzionale, che comporterebbe l'indizione del referendum stesso in un periodo compreso tra il 15 aprile e il 15 giugno 2017, con un laconico "se andiamo a votare prima il tema non si pone", riferendosi alla possibilità di sospendere il procedimento referendario per un anno in caso di scioglimento anticipato delle Camere: una dichiarazione inaccettabile, che compromette la libertà di voto dei cittadini e strumentalizza un tema tanto sentito e significativo;
un'ulteriore dimostrazione dell'inadeguatezza del Ministro si è avuta con le sue affermazioni circa gli italiani emigrati all'estero: 107.000 espatriati nel solo 2015 (dal rapporto "Italiani nel mondo 2016" della fondazione "Migrantes"), con una percentuale di giovani al di sopra del 36 per cento, verso i quali il Ministro si è sentito di esprimersi in questo modo: "Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi";
a giudizio dei proponenti sono affermazioni gravissime, che hanno portato il Ministro a correggere i toni e presentare le sue scuse. Si ricorda al Ministro come, tra quei giovani espatriati, ci fossero anche i ricercatori Giulio Regeni e Valeria Solesin, ai quali si dovrebbe, quantomeno, tutto il rispetto possibile da parte delle istituzioni;
visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica, esprime la sfiducia al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni.
(1-00706)