• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.7/00270 premesso che: la diffusione di armi nucleari rappresenta una delle più grandi minacce alla pace e alla sicurezza internazionale e numerose sono le iniziative assunte per incoraggiare...



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00270presentato daDI STEFANO Manliotesto diLunedì 24 febbraio 2014, seduta n. 178

La III e IV Commissione,
premesso che:
la diffusione di armi nucleari rappresenta una delle più grandi minacce alla pace e alla sicurezza internazionale e numerose sono le iniziative assunte per incoraggiare la comunità internazionale a procedere concretamente verso l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari, superando progressivamente la logica della deterrenza, attraverso trattati internazionali per la riduzione degli armamenti, revisioni delle concezioni strategiche e delle dottrine nucleari di singoli Paesi e di alleanze militari internazionali;
il disarmo nucleare è previsto dall'articolo VI del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) che recita testualmente: «Ciascuna Parte si impegna a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale»;
uno dei principi fondamentali del Trattato stabilisce che i Paesi non nucleari rinuncino all'acquisizione di armi atomiche a fronte di un progressivo disarmo nucleare da parte di quelli a cui il Trattato di non proliferazione nucleare inizialmente riconosce il diritto di possedere tali armi; va detto, però, in generale, che nessuna delle cinque potenze nucleari che aderiscono al Trattato (secondo i dati della Federation of American Scientists gli Stati Uniti, al 2013, risultano ancora in possesso di circa 7.700 testate nucleari) si è conformata al citato articolo VI che prevede lo smantellamento dei propri arsenali atomici;
il Tnp è entrato in vigore il 5 marzo del 1970 apportando una significativa regolamentazione in un mondo che altrimenti avrebbe potuto conoscere una diffusione indiscriminata dell'arma nucleare, limitandone il possesso a cinque Stati riconosciuti come «militarmente nucleari»: gli Stati Uniti, l'ex Unione Sovietica, la Gran Bretagna, la Francia e la Cina. Queste ultime, pur avendo diritto alla qualifica di «stato militarmente nucleare» in base ai termini del trattato, vi hanno aderito soltanto nel 1992. Restano fuori dal Trattato quattro potenze nucleari: India, Israele, Pakistan e Corea del Nord (aderente al Tnp nel 1985 ma ritiratasi da esso nel 2001);
le conferenze di revisione del Tnp si sono svolte ogni cinque anni, come previsto dal comma 3 dell'articolo VIII, a partire dal 1970, nel tentativo di trovare un accordo per raggiungere una dichiarazione finale per l'attuazione delle disposizioni del Trattato;
le conferenze di riesame sono precedute dalle riunioni delle commissioni preparatorie, le cosiddette Prep-coms, che fissano i punti salienti e le procedure, sondano il livello di consenso politico tra le parti e monitorano il grado di applicazione delle raccomandazioni adottate;
l'ultima Conferenza di revisione del Trattato Tnp si è tenuta a New York il 28 maggio 2010 con l'approvazione di un documento finale consensuale contenente un piano d'azione in 64 punti; prima ancora, l'8 aprile 2010 a Praga era stato sottoscritto dal Presidente americano Obama e da quello russo Medvedev il nuovo Trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari New STrategic Arms Reduction Treaty, New START), ratificato il 22 dicembre 2010 dal Senato USA e il 25 e 26 gennaio 2011 dalla Duma e dal Consiglio federale della Federazione russa;
dopo il fallimento della precedente Conferenza di riesame del 2005, si era così raggiunto un accordo unanime su misure concrete: rilancio delle «garanzie negative di sicurezza»; invito a ratificare il Trattato per il bando totale delle esplosioni nucleari (Comprehensive Test Ban Treaty, CTBT); sollecitazione a concludere un trattato per il bando della produzione di materiali fissili e la riduzione di quelli esistenti (Fissile Material Cutoff Treaty, FMCT) sotto il controllo dell'Agenzia atomica internazionale di Vienna (AIEA); convocazione di una conferenza internazionale per il 2012 per realizzare una Zona priva di armi di distruzione di massa e dei rispettivi vettori in Medio oriente (Zona), in attuazione della risoluzione adottata nel 1995;
l'idea di costituire una Nuclear weapons free zone (Nwfz) in Medio Oriente viene da lontano: la prima proposta fu presentata, infatti, dall'Iran, con il sostegno dell'Egitto, all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite già nel 1974. La bozza di risoluzione fu approvata con 138 voti a favore, nessuno contrario e due astenuti: Israele e Birmania. Successivamente, alla quinquennale Conferenza di riesame del Tnp del 1995, la Nwfz fu inserita nel documento finale, in un'apposita risoluzione sul Medio Oriente, come detto, che includeva tutte le armi di distruzione di massa (Weapons of Mass Destruction Free Zone – Wmdfz);
la realizzazione della Zona rappresenta un passo decisivo verso l'obiettivo di liberare il mondo dalle armi nucleari auspicato dal Presidente statunitense Barack Obama ma, tale aspirazione, incontra molti ostacoli e resistenze politiche: il Governo israeliano, infatti, ha sempre sostenuto che non avrebbe contribuito all'attuazione della risoluzione sulla Wmdfz, non avendo aderito al Tnp pur detenendo l'arma nucleare; tra l'altro, si è sempre dichiarato non contrario in linea di principio, ma non disposto a discuterne fino a quando i suoi vicini non riconosceranno lo stato ebraico e non rinunceranno a dotarsi di armi nucleari, ovvero di tipo chimico e/o batteriologico; viceversa, come è noto, i Paesi arabi sarebbero disposti ad avviare trattative sulla Nwfz, ma chiedono che prima Israele entri a far parte del Tnp e sottoponga tutti i suoi impianti nucleari al controllo dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea);
la Conferenza sulla creazione della Zona prevista a Helsinki nel 2012, è stata rinviata per svariati motivi (la crisi siriana, il caso iraniano, gli attacchi alle rappresentanze americane ma soprattutto l'incertezza sull'esito delle elezioni presidenziali americane del novembre dello stesso anno), malgrado il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, avesse dato mandato a Jaakko Laajava quale facilitatore e designato la Finlandia come governo organizzatore;
fino al novembre 2012 l'Unione europea tentò di tenere vivo il dibattito sulla Zona, ospitando a Bruxelles un seminario di accademici e diplomatici, ma il 27 novembre 2012, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti confermò che la citata Conferenza, la cui finalità era quella di impegnare le parti a non possedere, acquisire, testare, produrre, usare armi nucleari, chimiche e biologiche nonché i relativi sistemi di lancio, non potendosi tenere affatto, sarebbe stata convocata «appena possibile», e che ovviamente i motivi del rinvio non erano legati al calendario quanto a fattori prettamente politici, come sopra accennato;
nel frattempo, tutti i cosiddetti sponsor della risoluzione del 1995 sulla Zona, Stati Uniti, Regno Unito, Russia, rilasciarono subito dopo dichiarazioni a favore di una Conferenza da tenere nel 2013; Egitto e Lega Araba, su questo punto, si mostrarono, invece, particolarmente irritati a causa del suo rinvio, causato, a loro dire, dal tentativo Usa di coprire le indecisioni d'Israele;
nel frattempo si era riunita a Ginevra, nell'aprile 2013, la PrepCom Tnp, ovvero la sessione preparatoria della Conferenza prevista per il 2015, appuntamento che costituisce una sorta di «tagliando» al Trattato stesso; tuttavia, tra polemiche e abbandono dei lavori della delegazione egiziana e le critiche delle delegazioni arabe e iraniana per l'ennesimo rinvio della Conferenza sulla creazione della Zona e malgrado la delegazione Usa in questa sede si fosse impegnata a favorire lo svolgimento di tale Conferenza entro l'anno 2013, non si è comunque mai svolta; tra l'altro, questo rinvio costituisce per la Lega araba un motivo di indebolimento del Tnp, tale da mettere in discussione la sua partecipazione al PrepCom che si terrà a New York dal 28 aprile al 9 maggio 2014;
il bilancio della riunione ginevrina del 2013 non è stato confortante specie per il primo pilastro, il disarmo nucleare. Alcuni punti sono stati molto specifici, come l'entrata in vigore del Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty (Ctbt) e l'avvio dei negoziati in seno alla Conferenza disarmo del Trattato per bandire la produzione di materiale fissile (Fmct) mentre altri punti sono risultati alquanto vaghi come quello di procedere verso una riduzione degli arsenali di tutti i tipi di armi nucleari;
una coalizione di organizzazioni non governative (Ong) e di attivisti per la pace e contro il nucleare stanno lanciando una campagna globale per un vertice tra i leader mondiali per chiedere la totale eliminazione dell'arma di distruzione di massa più devastante al mondo: l'arma atomica; inoltre, propongono che la prossima Conferenza di revisione del Tnp si svolga a Hiroshima e Nagasaki nel 2015, in occasione del 70o anniversario dei bombardamenti nucleari che in sostanza raserò al suolo le due città giapponesi;
il Trattato di non proliferazione nucleare sancisce l'obbligo per l'Italia di non ospitare ordigni nucleari e per gli Stati nucleari di non dispiegare tali armamenti al di fuori del proprio territorio;
il nuovo Concetto strategico della Nato, adottato a Lisbona il 19 novembre 2010, indirizzato verso un'ulteriore riduzione in Europa degli arsenali nucleari dell'Alleanza atlantica, ha ribadito che «fintanto che ci sono armi nucleari nel mondo, la Nato rimarrà una Alleanza nucleare», in tale contesto, va ricordato, però, che, ultimo caso di dispiegamento avanzato (forward deployment), cinque Paesi dell'Alleanza atlantica (Belgio, Germania, Italia, Olanda e Turchia) continuano a ospitare, come sopra accennato, armi nucleari tattiche statunitensi (Ant) all'interno dei propri confini;
un rapporto dell'associazione ambientalista americana Natural Resources Defense Council (NRDC) ha affermato, infatti, che gli Stati Uniti mantengono 90 bombe nucleari in Italia (50 ad Aviano e 40 a Ghedi Torre mentre altre 400 sarebbero dislocate in Germania, Gran Bretagna, Turchia, Belgio e Olanda); si tratta di bombe tattiche B-61 in tre versioni, la cui potenza va da 45 a 170 kiloton (13 volte maggiore di quella della bomba di Hiroshima) e il Dipartimento della Difesa statunitense ha annunciato di aver avviato nell'aprile 2013 un programma di modernizzazione proprio di questo tipo di bombe per renderle idonee all'uso da parte dei cacciabombardieri F-35, armi che si trovano, appunto, in Europa;
gli F-35, come è noto, vengono acquistati dall'Italia per sostituire tre linee di volo prossime alla fine della propria vita operativa – si tratta degli AV-8B Harrier II della Marina militare, degli AMX e dei Tornado dell'Aeronautica militare – garantendo, in subordine, la capacità di strike nucleare attualmente affidata ai Tornado Ids in base alla dottrina della «condivisione nucleare» sviluppata dalla NATO;
gli F-35 saranno assegnati anche al 6o Stormo dell'Aeronautica militare con sede presso la citata base di Ghedi, dove è ubicato il deposito di armi nucleari gestito dal 704th Munitions Support Squadron statunitense;
il Governo tedesco, avendo deciso di non acquisire i cacciabombardieri F-35, ha anche scelto di rinunciare a qualsiasi capacità di attacco nucleare una volta ritirati dal servizio, attorno al 2024, i velivoli Tornado;
l'Italia, per conciliare gli obblighi derivanti dal Tnp con la presenza di armi atomiche, ricorre al sistema della «doppia chiave» di cui, peraltro, non sono pubblici i dettagli. Le armi nucleari restano in possesso degli Stati Uniti e sotto il suo stretto controllo: solo gli Usa, infatti, potranno decidere se ricorrere all'arma nucleare previa autorizzazione dello Stato territoriale, cioè del nostro Paese;
l'uso dell'arma atomica è soggetto alle prescrizioni del diritto internazionale umanitario ma, poiché una rappresaglia nucleare che coinvolga l'intera popolazione civile di una città sarebbe vietata dal I Protocollo addizionale alle Convenzioni di Ginevra del 1949, gli stati Nato, al momento della firma del citato Protocollo, hanno formulato una dichiarazione interpretativa, che è una vera e propria riserva, secondo cui esso non si applica alle armi nucleari. Tale riserva è stata apposta anche dall'Italia, che ha precisato come il Protocollo si applica alle sole armi convenzionali, ma ha lasciato impregiudicata la questione dell'esistenza di regole consuetudinarie in materia di armi nucleari. Tale posizione, decisamente ambigua, andrebbe ora chiarita, mediante il ritiro della riserva interpretativa, non più sostenibile alla luce del parere della Corte internazionale di giustizia con il parere sul divieto della minaccia e dell'uso dell'arma nucleare del 1996);
come ulteriormente affermato dalla Corte internazionale di giustizia, mantenere una minaccia nucleare nei confronti di altri Paesi è un illecito, per di più le armi nucleari in territorio italiano rappresentano un pericolo per la salute e la vita di chi vive nei pressi di una installazione nucleare militare;
a tal proposito, in base al decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 il Governo italiano dovrebbe mettere a conoscenza la popolazione sui rischi alla salute, sulla radioattività ambientale e sui piani di evacuazione dei civili in caso di emergenza nucleare, mentre quest'ultimi non risultano ad oggi essere conosciuti dalle autorità civili,

impegnano il Governo:

a sostenere la proposta di tenere la Conferenza internazionale di revisione dei Tnp, prevista per il 2015, nelle città martiri di Hiroshima e Nagasaki in occasione del 70o anniversario delle bombe nucleari sganciate sulle due città giapponesi;
a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e di non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie, e, in particolare, in vista del prossimo PrepCom che si terrà a New York dal 28 aprile al 9 maggio 2014;
a sostenere nello stesso ambito, in linea con gli orientamenti già assunti dalle istituzioni italiane, la necessità di ridurre ulteriormente il numero di armi nucleari tattiche in Europa, nella prospettiva della loro totale eliminazione, con particolare riferimento a quelle che insistono nel nostro territorio;
a rendere noti al Parlamento e pubblicare gli accordi, anche quelli in forma semplificata, che regolano lo status delle basi USA presenti sul territorio italiano, al fine di una maggiore trasparenza sulle decisioni relative agli impegni convenzionali concernenti le basi;
a rendere noto al Parlamento il sistema della «doppia chiave» di cui alla premessa e contestualmente a ritirare la riserva interpretativa al I Protocollo addizionale affinché lo stesso si possa applicare anche alle armi nucleari;
a ritirare o non sostituire, alla scadenza della loro vita operativa, i sistemi d'arma in servizio nelle Forze armate italiane abilitati a qualsiasi titolo al trasporto, alla gestione, alla guida e all'uso di armi nucleari;
a non introdurre in servizio nuovi vettori e sistemi d'arma abilitati all'uso d'armi nucleari e a rendere note, in ogni caso, al Parlamento le intenzioni dell'Italia in quanto alla capacità di attacco nucleare dei velivoli F-35 che dovrebbero entrare in servizio nell'Aeronautica Militare.
(7-00270) «Manlio Di Stefano, Rizzo, Artini, Sibilia, Basilio, Di Battista, Corda, Spadoni, Frusone, Scagliusi, Tofalo, Del Grosso, Tacconi, Grande, Paolo Bernini».