• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00418 l'università di Palermo – polo didattico di Agrigento istituiva nell'anno accademico 1992-1993 la «Scuola diretta a fini speciali per operatori tecnico-scientifici per i Beni Culturali ed...



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00418presentato daSCHIRÒ Geatesto diMartedì 25 febbraio 2014, seduta n. 179

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, per sapere – premesso che:
l'università di Palermo – polo didattico di Agrigento istituiva nell'anno accademico 1992-1993 la «Scuola diretta a fini speciali per operatori tecnico-scientifici per i Beni Culturali ed Ambientali – Settore Archeologico», con sede presso Villa Genuardi, messa a disposizione dalla presidenza della regione siciliana e tuttora utilizzata dall'università di Palermo, con il vincolo del suo impiego per attività di formazione universitaria nel campo dell'archeologia (una parte della struttura è invece utilizzata dalla soprintendenza beni culturali);
nel 1996 la «Scuola» divenne corso per il diploma universitario di operatore dei beni culturali («laurea breve»), cui venne affiancato un vero e proprio corso di laurea quadriennale in conservazione dei beni culturali. Con la riforma del 3+2 esso si trasformerà in corso triennale di laurea in beni culturali archeologici (più un altro corso di beni archivistici e librari) e laurea specialistica biennale in archeologia, trasformati poi rispettivamente in beni culturali (triennio) e laurea magistrale in archeologia (biennio);
la collocazione dei corsi di beni culturali/archeologia in sede decentrata, già da oltre un ventennio, ha la sua ragion d'essere nelle potenzialità di uno straordinario sito archeologico quale quello di Agrigento, patrimonio UNESCO (secondo sito in Italia per flusso di visitatori dopo Pompei !) e sede di istituzioni particolarmente attive nella tutela, ricerca e valorizzazione dei beni culturali (soprintendenza beni culturali e parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi), in sinergia con le quali i corsi possono erogare una didattica non meramente teorica ma qualificata da numerose attività di carattere pratico-applicativo (19 attività diverse, ad esempio, nei due ultimi anni) e rispondente a effettive e manifeste vocazioni territoriali della sede;
dal prossimo anno, grazie all'accordo con le suddette istituzioni nonché con il distretto turistico regionale Valle dei Templi ed il comune, si prevede di rafforzare l'interazione con il contesto di riferimento, ampliando le occasioni di stage, tirocini e attività pratiche per gli studenti e creando una vera e propria rete funzionale allo studio, tutela e valorizzazione dei beni culturali del territorio, con specifica attenzione agli ambiti della valorizzazione e comunicazione per il turismo culturale che proprio per Agrigento rappresenta una delle più rilevanti prospettive di crescita e sviluppo;
va ribadito che i corsi suddetti non sono «filiazioni» di corsi palermitani, ma rappresentano l'unica offerta dell'ateneo di Palermo (e nell'intera Sicilia occidentale) nella classe dei beni culturali (triennio) e dell'archeologia (lauree magistrali) e – con la prevista riorganizzazione del corso triennale – anche nel campo del patrimonio e turismo culturale;
un gruppo di docenti palermitani ha «trasferito» interamente la propria «titolarità» ad Agrigento, altri vi prestano servizio in aggiunta a ulteriori incarichi per corsi diversi dell'ateneo, mentre altri ancora sono stati assunti dall'università di Palermo appositamente per le esigenze dei due corsi di Agrigento. I suddetti docenti per oltre il 90 per cento hanno persino espresso la loro disponibilità a rinunciare al compenso dovuto (incentivo o supplenza, per i primi due gruppi citati) per l'insegnamento in sede decentrata, come extrema ratio, qualora ciò si rivelasse indispensabile per l'attivazione dei corsi;
la mancata attivazione, infatti, anche per un solo anno comporterebbe la chiusura definitiva dei corsi in quanto, a differenza di quelli che possono «appoggiarsi» su analoghi corsi nella sede centrale (tutti gli altri corsi di laurea attivi presso il polo didattico di Agrigento sono, per fortuna, in condizione di trasformarsi in «canali», e giurisprudenza lo è già), i corsi di beni culturali e archeologia sono «accreditati» unicamente sulla sede di Agrigento;
qualora, per problemi di non sostenibilità finanziaria non fossero attivati per un anno, non potrebbero più essere riaperti, dal momento che la legislazione vigente vieta l'apertura di nuovi corsi in sede decentrata (l'interruzione infatti comporterebbe la riapertura e l'accreditamento ex novo);
l'esperienza dei corsi universitari di quest'ambito ad Agrigento non risponde alle ottiche deleterie della proliferazione delle sedi didattiche e dei corsi stessi per fini clientelari, ma ha una ragione effettiva di ordine scientifico, culturale e sociale. Il patrimonio archeologico e culturale non potrà vivere a lungo se non c’è chi lo studia, lo conosce e lo fa conoscere, lo tutela e lo valorizza. Per Agrigento il patrimonio archeologico e culturale «è» il Patrimonio per eccellenza, unico, inimitabile e irriproducibile;
sia il soprintendente per i beni culturali di Agrigento che il direttore del parco archeologico di Agrigento hanno espresso profonda preoccupazione per il rischio paventato di chiusura del corso di laurea in beni culturali archeologici, che rappresenterebbe un elemento di ulteriore grave impoverimento del territorio in termini culturali e sociali;
tale chiusura interverrebbe proprio nel momento in cui si stanno rafforzando le politiche di collaborazione ed interazione tra il corso di laurea e gli enti deputati alla tutela ed alla valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale della nostra città e della nostra provincia, allo scopo di offrire agli studenti nuove opportunità di formazione e di specializzazione;
in quest'ottica il corso di laurea sta realizzando in questo momento importanti politiche di trasformazione e arricchimento della propria offerta formativa, in accordo con le forze produttive e con gli enti di tutela e di valorizzazione, al fine di adeguare il corso di studi alle esigenze del territorio e alle richieste del mercato del lavoro, in crescita nel settore del turismo culturale –:
di quali elementi dispongano in merito al mantenimento del corso di laurea in beni culturali archeologici, unico nella Sicilia occidentale ed accessibile a tanti studenti a costi contenuti, in un momento, come quello attuale, di grave difficoltà per le famiglie, e particolarmente legato alla vocazione culturale e turistica del territorio, potendo in tal modo continuare ad operare, arricchendo anzi la propria offerta formativa, anche grazie a collaborazioni rafforzate con il parco archeologico e con la soprintendenza, volte a radicare nella comunità locale sensibilità ed interesse verso il proprio patrimonio culturale.
(2-00418) «Schirò, Dellai».