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Atto a cui si riferisce:
S.4/00050 GAMBARO, MUSSINI, BULGARELLI, MONTEVECCHI, LUCIDI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze - Premesso che: la Sidel...



Atto Senato

Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 010
all'Interrogazione 4-00050

Risposta. - In merito alla vicenda occupazionale del gruppo Sidel, che ha sede centrale in Svizzera, siti produttivi in 13 Paesi e strutture di vendita e assistenza in posizioni strategiche in 28 Paesi, si rappresenta quanto segue.

Con oltre 5.000 dipendenti in tutto il mondo e un parco di 30.000 macchine installate in oltre 190 nazioni e vendite annuali per un miliardo di euro, il gruppo Sidel è uno dei leader mondiali in materia di installazioni per l'imbottigliamento di bevande e altri alimenti liquidi, inclusivi di design dei contenitori, progettazione tecnica delle linee di produzione, fornitura di macchine di confezionamento e servizi correlati. Il gruppo Sidel rappresenta una delle più importanti divisioni della multinazionale Tetra Laval.

Il gruppo Sidel conta in Italia 3 siti produttivi uno a Parma, attuale sede decisionale,. commerciale e produttiva (con circa 950 dipendenti), uno a Mantova per le etichettatrici (con circa 80 dipendenti) e uno a Verona per le "macchine a tunnel" e i sistemi di lavaggio e pastorizzazione delle bottiglie (circa 92 dipendenti), per complessivi 1.120 dipendenti circa.

In data 11 febbraio 2013 il gruppo ha presentato, a livello europeo e nazionale, il piano di riorganizzazione aziendale che prevede, da un lato, il trasferimento della funzione direttiva, amministrativa, commerciale e di assistenza post vendita alle sedi regionali di Francoforte e Dubai (conseguentemente Parma non sarà più il sito strategico e decisionale per la zona afroeuropea) e, dall'altro, la creazione di una newco Gebo Cermex, detenuta interamente dalla Sidel, nella quale far confluire l'intera attività dello stabilimento di Verona (circa 92 dipendenti) e la produzione del "fine linea" che impegna attualmente circa 100 dipendenti della sede di Parma. La costituenda Gebo Cermex, come società autonoma, venderà in esclusiva alla Sidel il "fine linea" per l'imbottigliamento e permetterà alla Sidel di ampliare l'offerta del proprio know-how ingegneristico anche ad aziende terze operanti in settori diversi (come ad esempio il packaging alimentare, farmaceutico e dell'igiene alimentare). La proprietà non ha ancora definito la veste giuridica della nuova società (che dovrebbe essere operativa dall'ultimo trimestre del 2013), ma ha garantito un incremento in termini occupazionali, dagli attuali 192 dipendenti Sidel (92 di Verona e 100 di Parma) ai 250 dipendenti circa previsti per la Gebo Cermex.

Per quanto riguarda, in particolare, la sede di Verona, è stato chiarito che gli attuali 92 dipendenti verranno trasferiti alla Gebo Cermex, senza soluzione di continuità e con mantenimento dell'attuale contratto integrativo aziendale e di quanto maturato da un punto di vista retributivo e contributivo.

Si segnala, tuttavia, che i lavoratori in forza presso la sede di Verona temono che la Sidel possa in futuro cedere a terzi la proprietà della nuova società Gebo Cermex, con perdita di ogni garanzia di mantenimento dello status quo. Dalla partecipazione delle rappresentanze sindacali unitarie di Verona a tre incontri a livello europeo con il CAE Sidel (comitato aziendale europeo), sarebbe infatti emerso che la proprietà non ha fornito chiarimenti, né idonee rassicurazioni, su alcuni aspetti fondamentali del progetto di riorganizzazione aziendale (come ad esempio la possibilità dei dipendenti di rifiutare un trasferimento senza perdita del posto di lavoro ovvero la temuta perdita di centralità della sede di Parma).

A seguito della comunicazione da parte della società dell'avvio del piano di riorganizzazione, le organizzazioni sindacali, in data 10 aprile 2013 hanno chiesto al Ministero dello sviluppo economico l'attivazione di un tavolo di confronto. Il Ministero, nel confermare la massima disponibilità a discutere in sede istituzionale di piani industriali e di qualsivoglia problematica connessa, ha tuttavia comunicato di ritenere opportuno e corretto istituzionalmente, in una prima fase, attendere lo sviluppo del confronto già avviato in sede provinciale.

Con riferimento al piano di riorganizzazione preannunciato, la società ha confermato alla competente Direzione generale del Ministero dello sviluppo economico l'impegno in ordine agli aspetti occupazionali connessi al relativo piano. In particolare, ha precisato che si tratta di un piano di riorganizzazione e non di ristrutturazione e che non è prevista l'attivazione di alcuna tipologia di ammortizzatore sociale.

Il management ha inoltre garantito che tale riorganizzazione non presenterà "nessun impatto occupazionale significativo sull'Italia", confermando l'impegno a voler garantire l'attuale livello delle professionalità presenti in azienda nonché tutte le attuali condizioni contrattuali (in termini di anzianità e di integrativi).

Da ultimo, si rappresenta che il Ministero dello sviluppo economico ha posto in essere, tramite gli accordi di programma nelle aree di crisi, tutte le misure ammissibili in ambito europeo per il potenziamento e la modernizzazione dei sistemi locali, attivato l'utilizzo di incentivi, ove necessario l'erogazione diretta di servizi, e proposto interventi infrastrutturali e azioni di politica attiva del lavoro mirate alla riqualificazione del capitale umano e alla salvaguardia dei livelli occupazionali.

Per quanto concerne la parte del quesito relativa all'ipotesi di introdurre misure volte a disincentivare la delocalizzazione della produzione da parte delle imprese italiane, si osserva che essa, allo stato, non appare facilmente praticabile in relazione alle pertinenti disposizioni del diritto comunitario primario e derivato.

In particolare, la proposta in questione (in specie, laddove volta a impedire la delocalizzazione in ambito UE) appare difficilmente compatibile con i princìpi comunitari della libera circolazione, del divieto di adottare misure a effetto equivalente a quelle volte a imporre restrizioni ai liberi scambi e, infine, con il generale divieto di erogare aiuti di Stato alle imprese.

GIOVANNINI ENRICO Ministro del lavoro e delle politiche sociali

31/07/2013