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Atto a cui si riferisce:
S.4/00189 BULGARELLI, MONTEVECCHI, GAMBARO, BOCCHINO, MUSSINI - Al Ministro per i beni, le attività culturali e il turismo - Premesso che: la Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Bologna e il...



Atto Senato

Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 018
all'Interrogazione 4-00189

Risposta. - In data 15 aprile 2012 è pervenuta alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna una segnalazione del signor Elio Antonucci, radioamatore, nella quale si auspicava un intervento urgente ai fini della salvaguardia del centro trasmittente di Budrio. L'edificio è parte di un complesso immobiliare ricadente in un'area destinata ad "ambito sovracomunale di sviluppo" negli strumenti di pianificazione sovracomunale. L'area è coinvolta, dal 2008, nel progetto di un nuovo polo produttivo e commerciale a Cento di Budrio, per la cui realizzazione è prevista la demolizione della palazzina ex centro trasmittente Rai. Nella procedura di attuazione dell'ambito di sviluppo produttivo sovracomunale si collocano, tra gli altri, un protocollo d'intesa (2009) tra il Comune di Bologna, proprietario dell'area, ed il Comune di Budrio, nonché un accordo di programma (2010) in variante alla pianificazione territoriale e urbanistica tra la Regione, la Provincia di Bologna, i Comuni di Bologna e Budrio e alcuni soggetti privati nella qualità di soggetti attuatori. Ai fini dell'esecuzione del programma, in data 26 luglio 2012, è stato stipulato un "atto di ricomposizione fondiaria" teso a ridefinire, tra Comune di Bologna, Part Tre srl e Pizzoli SpA, l'assetto proprietario degli immobili oggetto degli interventi, al fine di riequilibrare le capacità edificatorie dei suoli secondo lo schema di lottizzazione.

La questione riveste particolare delicatezza, anche in considerazione del coinvolgimento di una nutrita comunità di radioamatori che nei mesi successivi hanno fatto pervenire alla Direzione regionale competente oltre 70 segnalazioni. Pertanto, in data 26 giugno 2012, la Direzione ha chiesto elementi informativi alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia.

In data 2 agosto 2012 la Soprintendenza ha inviato al Comune di Bologna e alla Part Tre la comunicazione di avvio del procedimento, ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera d), e dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 42 del 2004, precisando la nullità, in assenza della verifica ex art. 12, di eventuali atti di trasferimento del bene. Al procedimento hanno richiesto di partecipare, oltre ai destinatari della comunicazione suddetta, anche il Comune di Budrio e il signor Antonucci, con invio di documentazione.

In particolare: il Comune di Budrio (7 settembre 2012) ha sottolineato l'importanza per la comunità locale dell'accordo di programma su cui si fonda l'operazione immobiliare che coinvolge l'area dell' ex centro trasmittente; il Comune di Bologna (18 settembre 2012) ha ripercorso dalle origini le fasi di trasformazione dell'edificio e del complesso di cui è parte, arrivando alla conclusione che esso, pur se costruito nel 1936, a causa delle alterazioni subite, va fatto risalire, nella sua configurazione attuale, agli inizi degli anni '60; la società Part Tre (1° ottobre 2012) ha trasmesso una relazione storico-architettonica (commissionata al professor Francesco Ceccarclli dell'università di Bologna, storico dell'architettura) in cui si ridimensiona il valore storico-artistico dell'edificio a causa delle troppe manomissioni subite dall'impianto originario; il signor Antonucci (8 ottobre 2012), tramite il proprio rappresentante legale, ha trasmesso una memoria volta a sottolineare l'importanza storica dell'edificio e a dimostrare il presunto coinvolgimento di Guglielmo Marconi nella sua ideazione e realizzazione.

In data 28 novembre 2012 la Soprintendenza ha comunicato alla Direzione regionale gli esiti dell'istruttoria preliminare da cui risultava accertato che l'immobile risaliva ad oltre 70 anni prima ed era di proprietà pubblica, non vi era un interesse dello stesso ai sensi dell'art. 10, comma 3, lettera d), del decreto legislativo n. 42 del 2004 e, infine, erano da considerarsi nulli gli atti di trasferimento intervenuti fra il Comune di Bologna e la società Part Tre.

In data 6 febbraio 2013 la Direzione regionale ha reso noto a tutti gli interessati quanto scritto dalla Soprintendenza, precisando che l'immobile restava soggetto a procedura di verifica dell'interesse culturale ex art. 12 citato.

In data 24 gennaio 2013 è pervenuto alla Direzione regionale una nota, firmata dal vice presidente della Provincia di Bologna, dal sindaco di Budrio e dall'assessore regionale alla Programmazione territoriale, nella quale, dopo aver sottolineato l'importanza del programma di interventi che coinvolgeva gli immobili in termini di investimenti e di indotti e l'impegno profuso dagli enti coinvolti "per garantire il corretto svolgimento del procedimento che ha portato alla conclusione dell'Accordo di programma", si sollecitava l'intervento della Direzione nei termini che seguono: "Nel pieno rispetto dell'istituzione della Soprintendenza, del Vostro ruolo e delle competenze a Voi attribuite, Vi chiediamo una collaborazione al fine di poter riattivare questo ambizioso progetto per il bene della comunità locale e del tessuto imprenditoriale".

Il procedimento, ai sensi dell'art. 12 del codice, si è concluso il 28 marzo 2013 e la Direzione regionale ha comunicato al Comune di Bologna, proprietario dell'immobile, l'esito negativo della verifica d'interesse.

Nel corso dell'istruttoria, è stato chiesto un parere sull'effettivo valore storico-artistico dell'edificio al professor Giuliano Gresleri dell'università di Bologna, il quale tuttavia nella sua perizia, non esprimendosi puntualmente, ha auspicato la conservazione dell'edificio in un contesto di carattere generale, prescindendo dall'effettiva valutazione dell'immobile sotto il profilo storico-architettonico.

In considerazione della particolare delicatezza della questione è stata, quindi, concordata con il direttore generale centrale competente per materia una consultazione interna per un confronto culturale e tecnico. Pertanto, in data 25 febbraio 2013, si è svolto a Roma un incontro alla presenza del direttore generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee, il direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna ed il soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia.

In tale sede sono state puntualmente espresse dai competenti organi territoriali tutte le motivazioni a sostegno del mancato riconoscimento di culturalità, sotto il profilo storico-artistico, dell'edificio, e, precisamente: le rilevanti trasformazioni subite nel tempo dall'edificio (forse in seguito a possibili danni bellici) anche in merito ad alcuni importanti dettagli decorativi (in primis, il portale di accesso) con non poche modifiche planimetriche, l'aggiunta di un nuovo corpo di fabbrica sul lato nord, operato verosimilmente nel 1951, ed in seguito, nel 1963, con opere di manutenzione interna comportanti, tra l'altro, la sostituzione di alcuni pavimenti originari in piastrelle esagonali in ceramica ed il rifacimento delle finiture della scala principale; la perdita di tutte le attrezzature, i trasmettitori e le installazioni impiantistiche risalenti all'epoca di realizzazione dell'edificio (1935-1936) che ne connotavano la peculiare destinazione d'uso come centro trasmittente ad onde medie; l'insussistenza di prove dell'effettivo coinvolgimento di Marconi nell'ideazione del centro, sulla base della documentazione sin qui rinvenuta; la prossimità di una rilevante ed estesa zona industriale, che ha ormai modificato irrimediabilmente anche l'originario contesto ambientale circostante il complesso.

Per tutte tali ragioni, dunque, la Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee, nell'ambito delle sue funzioni di supporto e consulenza tecnico-scientifica agli organi periferici del Ministero, ha condiviso pienamente le ragioni per il mancato riconoscimento di culturalità, sotto il profilo storico-artistico, dell'edificio.

In data 23 aprile 2013 l'ufficio stampa della Provincia di Bologna ha pubblicato un comunicato dal titolo «Polo produttivo sovracomunale di Cento (Budrio), tolto il vincolo al centro RAI, ma "Pizzoli" se ne va. Venturi e Pierini duri verso Comitati e Soprintendenza». In esso si insinua che l'esito del procedimento di verifica ai sensi dell'art. 12 del codice sia stato condizionato da una "pressante richiesta" da parte di alcuni amministratori locali. Nel comunicato si parla anche di "tempi non certi per la soluzione del vincolo sull'ex centro trasmittente RAI" che avrebbero dissuaso gli investitori dal polo produttivo e commerciale di Cento di Budrio e si riportano dichiarazioni del sindaco di Budrio, Pierini, e dei vicepresidente della Provincia, Venturi, che stravolgono completamente il senso dei procedimento ex art. 12, interpretandone l'esito come conferma della "bontà dell'attività svolta dagli enti pubblici coinvolti" e riconoscimento della "fondatezza delle (...) previsioni urbanistiche e la legittimità degli atti adottati".

Nel ricordare la separazione delle competenze del Ministero rispetto a quelle degli enti territoriali e locali, e nel ribadire la sostanziale estraneità di una verifica d'interesse ex art. 12 rispetto alle scelte urbanistiche operate a livello locale, tralasciando di entrare nel merito della legittimità di atti adottati da altre amministrazioni, si rende opportuno ribadire che agli atti della Direzione regionale risulta solo la citata nota pervenuta in data 24 gennaio 2013. Tale richiesta, unitamente agli altri documenti presentati nel corso del procedimento da parte dei soggetti nei confronti dei quali il provvedimento conclusivo ha effetto, rientra nella normale dialettica tra le amministrazioni a diverso titolo coinvolte nel progetto.

Quanto alle perplessità sollevate sull'operato della Direzione regionale, si precisa che la normativa vigente, ossia il decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233, articolo 17, comma 3, lettera c), prevede che le Direzioni regionali, nell'ambito delle proprie funzioni istituzionali, effettuino la verifica della "sussistenza dell'interesse culturale nei beni appartenenti a soggetti pubblici (...) ai sensi dell'art. 12 del Codice", e il direttore regionale emani l'atto conclusivo del procedimento che ha efficacia di dichiarazione ai sensi dell'art. 13 del codice dei beni culturali e paesaggistici.

In un bene di autore non più vivente, la cui realizzazione risalga ad oltre 70 anni, la dichiarazione di interesse culturale non può prescindere dall'accertamento del valore artistico, storico, archeologico ed etnoantropologico. Nel caso dell'edificio in oggetto, l'accertamento dell'interesse è stato effettuato in riferimento al valore architettonico, di testimonianza identitaria, nonché in rapporto alla storia della scienza e della tecnica.

L'atto conclusivo del procedimento di verifica, ai sensi dell'art. 12 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui alla nota della Direzione regionale n. 4807 del 28 marzo 2013, non presenta profili di anomalia in quanto emanato dall'organo competente. Né può essere considerata una contraddizione nel merito il riconoscimento di un valore storico testimoniale, di per sé non sufficiente a motivare una dichiarazione di interesse culturale ai sensi dell'art. 13 del codice.

BRAY MASSIMO Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo

31/10/2013