• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/03437 Maurizio ROMANI, BENCINI, SIMEONI, BELLOT, BIGNAMI, MOLINARI, URAS, BISINELLA, LANIECE - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti,:...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-03437 presentata da MAURIZIO ROMANI
mercoledì 25 gennaio 2017, seduta n.748

Maurizio ROMANI, BENCINI, SIMEONI, BELLOT, BIGNAMI, MOLINARI, URAS, BISINELLA, LANIECE - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti,:

con la legge n. 184 del 1983, recante "Diritto del minore ad una famiglia", è stato disciplinato nell'ordinamento italiano anche l'istituto dell'adozione internazionale. Con legge n. 476 del 1998 l'Italia ha poi ratificato la Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, fatta a L'Aja il 29 maggio 1993. Attraverso la legge di ratifica il nostro Paese ha aderito ai principi fondamentali stabiliti dalla Convenzione che, nel promuovere un sistema di cooperazione tra gli Stati contraenti, stabilisce specifiche garanzie affinché le adozioni vengano effettuate nell'interesse superiore del minore, assicurando il suo diritto ad uno sviluppo sereno ed armonioso in un contesto familiare consono ed appropriato, e pretendendo che gli Stati contrastino illeciti guadagni, traffici e abusi dei minori e lo sfruttamento dello stato di povertà delle loro famiglie di origine

per fornire opportune garanzie del rispetto dei principi stabiliti dalla Convenzione de L'Aja sulla tutela dei minori è stata istituita la Commissione per le adozioni internazionali (CAI), presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ed è presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri affinché sia assicurata un'incisiva azione di Governo in sede nazionale e internazionale;

la legge n. 476 del 1998 ha previsto l'intervento nelle procedure di adozione internazionale di associazioni private, che devono essere in possesso dell'autorizzazione governativa rilasciata dalla Commissione per le adozioni internazionali ex art. 39-ter della legge n. 184 del 1983, e che hanno il compito di assistere le coppie nel percorso adottivo fino alla loro conclusione (provvedimento di adozione) all'estero, dove devono essere formalmente accreditati anche dalle autorità dei Paesi in cui operano. Gli enti autorizzati devono fare costante riferimento alla Commissione e devono attenersi alle direttive della stessa, dalla quale sono sottoposti a vigilanza e controlli in Italia e all'estero sulla correttezza, trasparenza ed efficienza della loro azione e sulla permanenza dei requisiti richiesti;

l'attività di adozione internazionale è difatti espressione di un intervento a carattere pubblico, di natura politico-amministrativa che deve garantire la tutela dei diritti umani dei minori;

il 13 febbraio 2014 è stata nominata vicepresidente della CAI il consigliere Silvia Della Monica ed il 17 aprile 2014, il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, affidava alla vicepresidente Silvia Della Monica anche le funzioni di presidenza della Commissione;

tale scelta, peraltro, è stata giustamente rivendicata dal Governo Renzi durante la risposta nell'Aula del Senato a due interpellanze (2-00217 e 2-00241) il 5 marzo 2015 affermando che "Il Presidente del Consiglio, in ossequio alla previsione normativa, ha ritenuto di tenere direttamente su di sé la responsabilità politica delle adozioni internazionali, attribuendo a tale tema una rilevanza particolare, attraverso cui il Governo intende qualificare la propria azione. Proprio in questa linea quindi, e sempre in stretto ossequio alla normativa, si colloca l'ulteriore scelta del Presidente del Consiglio di delegare le proprie funzioni alla vice presidente, (...) magistrato competente, autorevole e di esperienza poliedrica, che nella precedente legislatura ha ricoperto la carica di senatore della Repubblica";

nella stessa risposta il rappresentante del Governo, poi, ha assicurato il Parlamento, in maniera articolata e puntuale, "sull'assoluta legittimità del funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali" e sul fatto che "In sede internazionale l'attività della Commissione è molto apprezzata e non mancano esplicite espressioni di soddisfazione e gradimento e concreti riscontri", sottolineando in tale ambito, che "La scelta del Presidente del Consiglio di tenere su di sé la competenza delle adozioni internazionali, delegando le sue funzioni alla vice presidente Silvia Della Monica, è stata (...) ampiamente gradita in sede internazionale", precisando che "Nell'ambito dei rapporti internazionali, si è lavorato intensamente (...) con esiti molto importanti. La Commissione ha invitato e ricevuto molte delegazioni per importanti sessioni di lavoro (...). Sono stati riavviati i rapporti, proposti accordi bilaterali con invito alle delegazioni e, in alcuni casi, sono già in corso trattative per la formalizzazione di un accordo con molti altri Paesi". Ha infine assicurato che le procedure adottive sono pienamente operative e tutti i provvedimenti attesi vengono emessi ogni volta se ne riscontri la legittimità e che tutte le attività di competenza della Commissione sono portate avanti secondo le procedure di legge;

ha concluso la propria risposta ribadendo e rivendicando con forza che "La tutela dei diritti umani dei minori è uno degli impegni fondamentali attraverso cui il Governo intende qualificare la propria azione. Intende farlo perseguendo e garantendo in un campo così delicato la massima trasparenza e la massima legalità, ad ogni costo, esercitando tutti i poteri conferiti dalla legge. Primo fra tutti, il potere di vigilanza e controllo sistematico, in Italia e all'estero, sugli enti autorizzati, che, in qualità di associazioni private autorizzate dallo Stato ad operare nelle procedure adottive, espongono l'onorabilità e l'affidabilità del Governo italiano nei confronti dei cittadini italiani che gli conferiscono l'incarico e dei Paesi esteri in cui operano";

ha anche informato delle verifiche avviate, tra cui la verifica sulla permanenza dei requisiti di idoneità e sulla correttezza, trasparenza ed efficienza della propria azione, nei confronti dell'ente AiBi - Amici dei bambini, avviata a seguito di qualificate segnalazioni. Manifestando peraltro sconcerto e seria preoccupazione in quanto, proprio con l'intensificarsi dell'azione di controllo sugli enti e di riaffermazione del ruolo della CAI in sede internazionale, venivano diffuse quotidianamente "notizie ed affermazioni non corrette, veicolate in più sedi, anche autorevoli (come quella parlamentare), in maniera strumentale e con l'esclusivo obiettivo di delegittimare la politica del Governo in materia di adozioni internazionali, con grave danno degli aspiranti genitori adottivi e con grave pregiudizio dei diritti dei minori, la tutela del cui interesse dovrebbe essere l'unica ed esclusiva stella polare di qualsiasi intervento su tale terreno";

questa preoccupazione appare particolarmente fondata in quanto, proprio mentre la Commissione raggiungeva importanti risultati, tra i quali, e per tutti, la soluzione della difficilissima crisi con il Congo (l'Italia è stato l'unico Paese a riuscire a portare a casa tutti i bambini adottati e a farlo prima di tutti gli altri) e la riapertura dell'ordinato e collaborativo rapporto con la Bielorussia, che ha consentito il rapido avvio di decine di nuove adozioni, ha continuato ad essere dispiegata una sistematica azione di delegittimazione e diffamazione dell'autorità centrale italiana. Questa strategia è stata portata avanti su più piani, ed ha avuto come attore principale l'ente AiBi, ossia un ente sottoposto a verifica per gravi situazioni denunciate alle autorità (come dichiarato nella risposta) e la cui attività è stata messa in discussione nel tempo anche da importanti inchieste giornalistiche su fatti molto gravi;

è legittimo quindi interrogarsi se la sistematica azione di delegittimazione della Commissione per le adozioni internazionali e della persona che la guida non sia servita a "qualcuno" a costruirsi una difesa attraverso l'attacco ingiustificato dell'azione della CAI e, con particolare in riferimento alla vicenda delle adozioni nella Repubblica democratica del Congo, attraverso l'aggressione di tutti coloro che ne hanno sostenuto e appoggiato l'azione di legalità: famiglie, enti, giornalisti e parlamentari;

la maggioranza delle famiglie interessate alla vicenda delle adozioni in Congo e gli enti che hanno condiviso l'operato della CAI hanno scritto più volte al Presidente del Consiglio e a parlamentari, per sottolineare come venissero irresponsabilmente diffuse notizie non rispondenti al vero e strumentalmente orchestrate campagne mediatiche tese a disorientare l'opinione pubblica;

il Governo, grazie all'attività riservata e incessante della presidente Della Monica, ha felicemente concluso la vicenda delle adozioni in Congo e, tra novembre 2015 e i primi di giugno 2016, tutti i minori adottati dalle famiglie italiane hanno potuto felicemente raggiungere i loro genitori in Italia. L'Italia ha mantenuto, per il numero di adozioni internazionali realizzato, la posizione di secondo Paese di accoglienza dopo gli Stati Uniti, e si è posta in netta controtendenza nel 2015 rispetto a tutti gli altri Paesi, che invece hanno subito un vero e proprio crollo del numero delle adozioni internazionali. Risultati di cui il Governo può fregiarsi e di cui si dovrebbe tenere conto anche nelle sedi parlamentari e istituzionali con soddisfazione;

nel luglio 2016 il settimanale "l'Espresso" ha pubblicato un'inchiesta dal titolo "Ladri di bambini" relativa al caso di alcuni minori del Congo sottratti alle proprie famiglie, dalla quale emergono particolari sconvolgenti riguardanti il coinvolgimento diretto dell'ente AiBi. Secondo l'inchiesta, infatti, una rete di trafficanti avrebbe cercato di far entrare in Italia bambini sottratti ai loro genitori in Congo, e quindi sicuramente non adottabili, grazie anche alle presunte coperture e alle omissioni dei vertici dell'associazione "Aibi - Amici dei bambini" di San Giuliano milanese. Secondo quanto riportato, i responsabili di AiBi non avrebbero denunciato quanto sapevano, avrebbero fornito informazioni non corrispondenti al vero, collaborando persino alla messinscena di un rapimento da parte di inesistenti bande armate. Attraverso i loro assistenti locali, avrebbero addirittura ostacolato la partenza per l'Italia di decine di bambini, mettendo così a rischio il trasferimento di tutti i 151 minori già adottati in Congo da famiglie italiane. Nel mese di dicembre sempre "l'Espresso", approfondendo l'inchiesta, con un articolo dal titolo "Bambini rubati, si rompe il silenzio", ha riportato la notizia che sono decine le denunce delle famiglie contro AiBi per presunte gravissime irregolarità nelle procedure di adozione internazionale;

lo stesso autore di questa inchiesta fa notare come già nel gennaio 2013, a seguito di un'altra inchiesta giornalistica, relativa ad una rete di pedofili operanti in un orfanotrofio in Bulgaria, il settimanale "l'Espresso" aveva già evidenziato la condotta poco ortodossa della medesima associazione, che, tra l'altro, come riportato anche in un esposto presentato da genitori adottivi, i cui figli erano stati sottoposti ad abusi e violenze, ha informato la Commissione per le adozioni internazionali, allora presieduta dal Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi, molto dopo la prima segnalazione dei genitori adottivi, ritardando di oltre due mesi le indagini su una probabile organizzazione di pedofili, così ostacolando la ricostruzione dei fatti;

nel novembre 2016 una pesante conferma a quanto riportato nell'inchiesta de "l'Espresso" sui traffici di bambini in Congo si è avuta da un'inchiesta condotta da un network americano, "Fusion" e diffusa sui social network in tutto il mondo. Nel servizio viene filmata e registrata la confessione di Bénédicte Masika Sabuni, responsabile di un centro di accoglienza di minori che collaborava con AiBi (quello stesso centro denunciato dal giornalista de "l'Espresso" per i falsi rapimenti di minori adottati da famiglie italiane) . Da questa emergono le numerose irregolarità con le quali sarebbero stati fatti adottare da inconsapevoli famiglie italiane alcuni bambini che non sono mai stati orfani e i cui genitori non erano affatto consapevoli dell'irreversibilità delle procedure alle quali stavano dando, per inganno o per danaro in ragione della loro povertà, il loro avallo;

il 12 ottobre 2016 Silvia Della Monica, in qualità di vicepresidente della CAI, audita dalla II Commissione (Giustizia) della Camera dei deputati, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozioni ed affido, ad un'esplicita domanda dei parlamentari sulle associazioni italiane coinvolte in traffici di bambini, con il Congo, ha risposto che ci sono stati. Su un articolo de "l'Espresso" del giorno successivo si leggono le dichiarazioni: "L'inchiesta pubblicata sull'Espresso riporta fatti gravissimi di cui la Commissione per le adozioni internazionali è pienamente consapevole. Il tentativo di banalizzazione o anche l'atteggiamento negazionista non risponde alla priorità di chiarezza e di sostegno all'ineludibile azione di pulizia che deve essere necessariamente portata fino in fondo e che io intendo portare fino in fondo, in ragione dei miei doveri d'ufficio, della mia storia personale. Ma soprattutto in ragione della tutela del Governo italiano (...). Credo che sarà possibile fare chiarezza rispetto a tutta una serie di notizie e di affermazioni non corrette che sono state veicolate in più sedi (...) in maniera strumentale e da parte di alcuni con l'esclusivo obiettivo di delegittimare l'azione della Commissione per le adozioni internazionali, anche per distogliere l'attenzione da fatti gravi e per contrastare una decisiva azione di legalità intrapresa in questi due anni che ha prodotto un cambio di passo", fortemente apprezzato in ambito internazionale, dalla stragrande maggioranza degli enti autorizzati e, soprattutto dalle famiglie adottive;

si apprende che tutte le famiglie che hanno revocato l'incarico all'ente hanno chiesto di essere tutelate dal Governo italiano. Tutte hanno diffidato l'ente AiBi dall'interferire nelle loro procedure adottive. "Sin dal maggio 2014, mentre arrivavano i primi 31 bambini dal Congo, e mentre si intensificavano le relazioni con tale Paese per addivenire alla soluzione della moratoria", la CAI si è trovata di fronte alla denuncia "di fatti che si sono delineati a breve come gravissimi e hanno posto la Commissione di fronte alla necessità, non solo di portare avanti con decisione e fermezza l'attività di indagine su tali gravi fatti, e di tutelare le famiglie e i minori coinvolti, ma anche di porre in essere ogni cautela per evitare che tale situazione si riverberasse negativamente sulla soluzione della crisi in Congo". Questo avrebbe rischiato di travolgere non solo la posizione dei minori adottati dalle famiglie italiane, ma anche degli oltre 1.500 minori adottati da famiglie di altri 7 Paesi;

Silvia Della Monica ha anche denunciato la delicatissima questione della presenza di conflitti d'interesse all'interno della Commissione adozioni internazionali, all'interno cioè di un organo di vigilanza e controllo. La legge prevede infatti che gli enti non possano essere rappresentati nella Commissione, neanche surrettiziamente. La partecipazione di rappresentanti dell'ente AiBi nel direttivo del forum delle associazioni familiari ha fatto sì che all'interno della Commissione fossero presenti sia i controllori che i controllati, tanto da creare seri problemi di legittimità delle delibere emanate. Altri enti hanno infatti chiesto la revisione di delibere della precedente Commissione, che per loro natura hanno avuto un impatto su tutti gli enti autorizzati, compresi quelli che ovviamente in commissione non hanno rappresentanti, e che riguardano la vita degli enti e l'erogazione di cospicue risorse pubbliche. La vicepresidente, quindi, sottolineando la gravità di tale illegittima presenza di conflitti d'interesse all'interno della Commissione specie rispetto ad una situazione su cui riverbera sia un'indagine di carattere amministrativo sia una di carattere penale, avrebbe affermato che "la non riunione della Commissione in una situazione di conclamato conflitto di interesse è stato il più significativo atto di rispetto della piena legittimità di azione di tale organo";

risulta agli interroganti che la campagna denigratoria di delegittimazione dell'operato della Commissione, sulla quale il Governo ha espresso una così forte preoccupazione, sia ancora in atto e, in vista della scadenza del primo mandato della vicepresidente, ha assunto nuovamente profili preoccupanti con l'evidente obiettivo del controllato di liberarsi del controllore. In questo modo chi ha commesso gravi fatti in danno dei minori o si è reso complice di inaccettabili traffici di bambini potrebbe sperare di salvarsi, raggiungendo il risultato paradossalmente proprio con l'aiuto del Governo;

come si legge su un articolo de "l'Espresso" del 29 dicembre 2016, le famiglie hanno reagito indirizzando un appello al Presidente del Consiglio dei ministri, informando anche il Presidente della Repubblica e i Presidenti di Camera e Senato, nel quale affermano di aver dovuto assistere in questi mesi "all'inverecondo baccano fatto dall'ente Aibi e dal suo legale rappresentante Marco Griffini, non solo contro la Cai, (...) ma anche contro le famiglie martoriate che attendono pulizia e giustizia. Inverecondo baccano che ha raggiunto vertici ignobili in questi giorni con minacce fatte via Twitter alle famiglie che esprimono il loro sostegno all'azione di legalità. (...) Una cosa più di tutte ci ha in questi mesi umiliato in questa sofferenza: il silenzio. Come è possibile che di fronte a quanto è venuto alla luce, la conseguenza sia il silenzio?". Ed ancora "Fatti gravi sono avvenuti in Congo e noi ne siamo consapevoli. Ora attendiamo giustizia e pulizia". Ed ancora "Il lavoro svolto (...) dalla Commissione Adozioni Internazionali, è stato ed è un lavoro non solo di grande umanità e spirito di dedizione fuori dal comune, ma anche di evidente competenza e profonda giustizia. (...) Ma questo lavoro non è finito e deve essere portato a termine";

rilevato infine che è di tutta evidenza la necessità che il Governo, in continuità con quanto sostenuto nell'Aula del Senato, assuma una posizione netta ed inequivocabile a sostegno dell'azione di legalità e trasparenza condotta dalla CAI a tutela dei diritti umani dei minori e non lasci spazio ad equivoci sulla propria posizione di sostegno a chi onora le istituzioni con il proprio lavoro e la propria rettitudine,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Presidente del Consiglio dei ministri intenda adottare per supportare l'azione di legalità e trasparenza intrapresa negli ultimi 3 anni dalla Commissione, guidata da Silvia Della Monica, al fine di garantirne la prosecuzione e conseguentemente tutelare l'onorabilità dell'Italia in materia di adozioni nelle sedi internazionali;

quali iniziative urgenti intenda adottare, nell'interesse delle istituzioni e della tutela dei diritti umani dei minori e in risposta alle aspettative di tante famiglie vittime di gravi illeciti, con l'obiettivo di mantenere l'autorità centrale italiana in materia di adozioni internazionale nell'alveo dei compiti affidati dalla legge.

(3-03437)