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Atto a cui si riferisce:
C.4/01257 nell'Ottocento l'isola di Ischia diventa una delle capitali del termalismo europeo, al pari delle più note stazioni inglesi e austriache. Le «antiche terme comunali», che sorgono sul porto,...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 24 febbraio 2014
nell'allegato B della seduta n. 178
4-01257
presentata da
MICILLO Salvatore

Risposta. — In merito alle iniziative per contrastare le problematiche sanitarie connesse all'esposizione della popolazione e dei lavoratori al radon, si segnala che il Ministero della salute ha promosso nel 2002 l'elaborazione del piano nazionale radon, attribuendone, dal 2005 in poi, il coordinamento all'istituto superiore di sanità.
La nuova direttiva europea sulla protezione dalle radiazioni ionizzanti Council directive 2013/59/Euratom, approvata il 5 dicembre 2013 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea il 17 gennaio 2014 (Council directive Laying down basic safety standards for protection against the dangers arising from exposure to ionising radiation), che dovrà essere recepita nella legislazione nazionale, rende obbligatorio per i Paesi membri dell'Unione europea lo sviluppo di un piano nazionale radon, introduce per la prima volta requisiti di protezione dal radon nelle abitazioni e aumenta sensibilmente i requisiti di protezione da questa fonte di rischio per la salute della popolazione e dei lavoratori.
Tra questi obblighi vi è anche la scelta di «livelli di riferimento» per la concentrazione di radon nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro (cioè valori sopra i quali è considerato sempre giustificato effettuare azioni di risanamento), i quali saranno scelti dai Paesi membri e potranno essere diversi per le abitazioni e i luoghi di lavoro, così come per edifici esistenti o da costruire, ma in ogni caso non potranno essere superiori a 300 Bq/m3 («bequerel al metro cubo»).
L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha raccomandato nel 2009 che gli Stati scelgano un livello di riferimento compreso tra i 100 e i 300 Bq/m3.
Il livello di riferimento non va inteso come una soglia sotto la quale il rischio è nullo e sopra la quale il rischio è certo, in quanto il rischio di tumore polmonare associato all'esposizione al radon è (allo stato attuale delle conoscenze) proporzionale alla concentrazione di radon e alla durata dell'esposizione.
L'Italia ha contribuito, tramite l'istituto superiore di sanità, agli studi epidemiologici che sono alla base delle nuove raccomandazioni internazionali dell'Oms e della citata direttiva europea, così come ha partecipato all'elaborazione delle raccomandazioni dell'Oms (tramite esperti dell'istituto superiore di sanità) e della direttiva europea (tramite esperti di diversi enti ed amministrazioni, tra cui l'istituto superiore di sanità e il Ministero della salute).
Nel nostro Paese, per quanto riguarda la valutazione dell'entità della concentrazione di radon nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro, con particolare attenzione alle scuole, ad oggi sono state effettuate numerose indagini da parte degli enti istituzionalmente preposti: in totale, le ispezioni hanno riguardato oltre 38.000 abitazioni, 8.500 scuole, nonché 12.000 luoghi di lavoro.
Una prima indagine nazionale (coordinata dall'Istituto superiore di sanità e dall'allora Enea, ora Ispra) svolta negli anni ’90, ha permesso di fare un primo quadro a livello regionale per le abitazioni di tutte le regioni: in alcune regioni (tra cui Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Trentino-Alto Adige, Veneto) sono state inoltre successivamente effettuate indagini più dettagliate nelle abitazioni e/o nelle scuole; una seconda indagine nazionale (con risultati rappresentativi per ogni provincia italiana e coordinata dall'Istituto Superiore di Sanità) si sta per concludere. Ulteriori indagini di rilievo regionale o locale sono in corso o sono state programmate.
Tutti i dati ricavati vengono raccolti nell'archivio nazionale radon gestito dall'istituto superiore di sanità in collaborazione con gli altri enti nazionali e regionali coinvolti. La media nazionale della concentrazione di radon nelle abitazioni risulta ad oggi di circa 70 Bq/m3. A livello regionale la media varia da circa 20-40 Bq/m3 (Basilicata, Calabria, Liguria, Marche, Sicilia) a 90-125 Bq/m3 (Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia).
Per quanto riguarda l'impatto sanitario, l'istituto superiore di sanità ha valutato il numero di casi di tumore polmonare attribuibili ogni anno all'esposizione al radon, che risulta di circa 3.200, cioè il 10 per cento di tutti i tumori polmonari.
Va sottolineato che la gran parte di questi è attesa tra i fumatori e gli ex-fumatori, a causa degli effetti combinati di radon e fumo di sigaretta.
Per quanto riguarda i dati delle rilevazioni di radon nelle varie zone dell'isola d'Ischia, si precisa che, nell'ambito dell'indagine nazionale degli anni ’90, è stato misurato un campione rappresentativo di 79 abitazioni nel comune di Ischia. La media è risultata di circa 110 Bq/m3 più elevata quindi sia della media nazionale (70 Bq/m3), che di quella regionale (circa 90 Bq/m3).
Sulla base di queste misure si può stimare che circa 1 per cento delle abitazioni di Ischia abbiano valori superiori a 300 Bq/m3.
Successivamente, sono state fatte misure in circa 60 abitazioni, in buona parte ancora nel comune di Ischia e in due scuole, nell'ambito di una iniziativa didattica dell'università di Napoli svolta con gli studenti di alcune scuole, i cui risultati, in parte non ancora pubblicati, sono interessanti ma non possono essere considerati rappresentativi.
Anche in considerazione della citata direttiva, potrà essere realizzata una nuova indagine rappresentativa sulla concentrazione di radon nelle abitazioni, nelle scuole e in alcuni luoghi di lavoro, che includa tutti i sei comuni dell'isola (Barano, Casamicciola, Forio, Ischia, Lacco Ameno, Serrara Fontana), secondo le metodologie raccomandate dal Piano Nazionale Radon.
Sulla base delle indicazioni fornite dall'istituto superiore di sanità non si ritiene necessario effettuare uno studio di incidenza di patologie tumorali ai polmoni, in quanto gli studi epidemiologici effettuati finora sono considerati sufficienti dalle organizzazioni internazionali sanitarie e di protezione dalle radiazioni per ritenere l'esposizione al radon un fattore di rischio accertato.
Inoltre, la limitata popolazione dell'isola di Ischia renderebbe troppo bassa la potenza statistica di un'eventuale studio, anche se condotto con metodologia appropriata.
Secondo l'istituto superiore di sanità, una valutazione della percentuale di casi di tumori polmonari attribuibili all'esposizione al radon degli abitanti dell'isola di Ischia è stimabile in circa il 15 per cento di tutti i tumori polmonari.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Paolo Fadda.