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Atto a cui si riferisce:
S.4/00939 SERRA, MANCONI, CAPPELLETTI, DONNO, AIROLA, BATTISTA, MONTEVECCHI, BOCCHINO, MANGILI, GIROTTO, MORRA, MORONESE, TAVERNA, CASTALDI, BENCINI, BOTTICI, PALERMO, DE PIN, LO GIUDICE, BIGNAMI,...



Atto Senato

Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 018
all'Interrogazione 4-00939

Risposta. - Il Cie di Gradisca d'Isonzo, la cui disponibilità è di 248 posti, dal febbraio 2011 opera con una capienza di circa 70 posti, a causa dei lavori di ristrutturazione in corso. Attualmente sono presenti 51 immigrati: sono tutti uomini, originari dei Paesi del nord Africa (soprattutto Marocco, Tunisia e Algeria) e la maggior parte di loro ha già scontato pene detentive nelle carceri italiane. Secondo i dati forniti dal Dipartimento della pubblica sicurezza, aggiornati al 27 giugno 2013, gli stranieri transitati nel centro nel 2013 sono stati 114, il 72 per cento dei quali è stato rimpatriato, mentre è del 6 per cento la percentuale di coloro che, al termine del trattenimento, sono stati dimessi perché non identificati.

I lavori di ristrutturazione si sono resi necessari in seguito agli incendi appiccati nel 2011 dagli stessi stranieri; gli interventi riguardano anche i locali mensa, che pertanto saranno ripristinati solo una volta completati i lavori. Il Cie presenta misure di sicurezza passiva necessarie soprattutto a garantire l'incolumità degli operatori dell'ente gestore, nonché del personale militare e di polizia in servizio presso il centro. Tali sistemi di protezione hanno inoltre il fine di evitare che gli stranieri possano accedere facilmente al tetto della struttura e di scongiurare la formazione di gruppi numerosi che possano mettere in difficoltà il personale di vigilanza.

La struttura è gestita dal consorzio Connecting People che, sulla base della convenzione stipulata con il Ministero, assicura i servizi di assistenza alla persona (mediazione linguistico-culturale, informazioni su diritti e doveri dello straniero, sostegno socio-psicologico e organizzazione del tempo libero), garantisce l'assistenza sanitaria (con la presenza di personale medico e infermieristico), fornisce il vitto e i servizi di pulizia e igiene ambientale.

Gli immigrati presenti nel centro hanno la possibilità di comunicare per mezzo di telefoni fissi con l'esterno, di ricevere, previa autorizzazione prefettizia, visite da parte di familiari, appartenenti a organizzazioni internazionali e rappresentanti consolari del Paese d'origine. È consentita loro la libertà di culto, con la possibilità di accedere a un locale adibito a moschea, nonché piena libertà di comunicazione epistolare; il divieto di utilizzare i cellulari, che era stato disposto in via precauzionale in occasione di precedenti rivolte, è stato eliminato nell'estate. Ogni iniziativa intrapresa per lo svolgimento di attività ludiche e ricreative all'interno del centro è stata vanificata dalla protesta degli stranieri, che hanno utilizzato i mezzi messi a loro disposizione per danneggiare la struttura, per autolesionismo o per procurarsi la fuga.

Una volta completati i lavori di rifacimento, è già in programma di far utilizzare nuovamente il campo di calcetto situato all'interno del centro.

L'accoglienza e l'identificazione nei centri per l'immigrazione avvengono sempre nel pieno rispetto dei diritti e della dignità degli stranieri che entrano nel nostro Paese. In particolare, gli immigrati presenti nei Cie non sono assimilabili allo status di "detenuti" ma sono sottoposti alla misura della limitazione della libertà di circolazione nel territorio nazionale. Le forze di polizia sono addette unicamente alla vigilanza esterna dei centri e intervengono all'interno delle strutture solo se espressamente richiesto, per motivi di ordine e sicurezza pubblica.

La misura del trattenimento, evidentemente, non può prescindere dal riconoscimento dei fondamentali diritti umani. Proprio per valutare gli standard di accoglienza, dal 2013, una commissione mista svolge puntuali verifiche in tutti i centri governativi per l'immigrazione, compresi quindi Cie, Cara e Cda. Infatti, la commissione composta dalla prefettura di Gorizia, dalla questura e dalle organizzazioni umanitarie (alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Croce rossa italiana, Organizzazione internazionale delle migrazioni e Save the children) ha effettuato due visite nel Cie di Gradisca d'Isonzo: il 12 aprile e il 12 luglio.

La presenza nei Cie prosegue oltre il sesto mese, e fino alla durata massima di 18 mesi, soltanto qualora, nonostante ogni ragionevole sforzo, non sia stato possibile effettuare l'allontanamento a causa della mancata cooperazione dello straniero, oppure nel caso di ritardi nell'ottenimento della necessaria documentazione da parte del Paese d'origine o di destinazione. Se, invece, la persona trattenuta collabora, il trattenimento è generalmente di breve durata. L'efficacia della misura è dimostrata, peraltro, dal fatto che nei primi 6 mesi del 2013 risulta esigua (poco più del 6 per cento) la percentuale degli stranieri dimessi alla scadenza dei termini a causa della mancata identificazione.

Le criticità recentemente riscontrate nella gestione dei Cie hanno rivelato l'esigenza di rivedere alcune modalità del loro funzionamento, al fine di assicurare migliori standard di accoglienza e un maggiore livello di sicurezza, sia per gli ospiti che per gli operatori. Sotto il profilo amministrativo, compatibilmente con le risorse economiche disponibili, si potrà intervenire sui criteri posti a base d'asta per l'aggiudicazione degli appalti, anche modificando l'elenco dei servizi previsti dall'attuale capitolato unico, affinché i centri per l'immigrazione siano gestiti con la massima trasparenza ed efficienza, nel pieno rispetto delle condizioni igienico-sanitarie. Ulteriori iniziative, come il rafforzamento dell'attività di identificazione espletata già in carcere nei confronti dei cittadini stranieri che giungono nei Cie dopo un periodo di detenzione, potranno essere attentamente valutate con le altre amministrazioni coinvolte. Eventuali percorsi normativi, invece, dovranno trovare nel Parlamento la sede naturale per avviare un dibattito su tematiche tanto delicate.

MANZIONE DOMENICO Sottosegretario di Stato per l'interno

29/10/2013