• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/15462    il 26 gennaio 2017 il direttore centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere Giovanni Pinto ha inviato un telegramma alle questure italiane per «attività di contrasto...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15462presentato daMAESTRI Andreatesto diLunedì 6 febbraio 2017, seduta n. 736

   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE, MATARRELLI, PASTORINO e PELLEGRINO. — Al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   il 26 gennaio 2017 il direttore centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere Giovanni Pinto ha inviato un telegramma alle questure italiane per «attività di contrasto dell'immigrazione clandestina» per procedere, d'intesa con l'ambasciata della Nigeria, al rimpatrio di cittadini nigeriani in posizione irregolare sul territorio italiano;
   nel testo viene spiegato che dal 26 al 18 febbraio 2017, nei Centri di identificazione ed espulsione di Roma, Torino, Brindisi e Caltanissetta vanno riservati 95 posti (50 donne e 45 uomini) per «sedicenti cittadini nigeriani rintracciati in posizione irregolare» che, in seguito alle «audizioni ai fini identificativi» da parte di responsabili dell'ambasciata, saranno poi rimpatriati con un volo charter in Nigeria. Audizioni che, a giudizio degli interroganti, per il poco tempo a disposizione per il raggiungimento dell'obiettivo, non verificheranno senz'altro le reali motivazioni ed esigenze dei cittadini nigeriani presenti in Italia, come ad esempio delle donne vittime di tratta. Oppure, essi non verranno informati in modo esaustivo e completo sulla procedura di richiesta della protezione internazionale;
   l'operazione ha precedenza assoluta e, se nei Centri di identificazione ed espulsione non c’è spazio, bisogna renderlo disponibile anche «mediante eventuali dimissioni anticipate» di altri irregolari che sono già trattenuti in quei centri, praticabili «nell'immediato e senza eccezione alcuna (...) sino a esaurimento delle aliquote assegnate»;
   affinché sia raggiunto il numero di 95 posti e garantita la riuscita dell'operazione «audizioni Nigeria febbraio 2017» e la successiva espulsione collettiva, il direttore dispone che vengano effettuati «mirati servizi finalizzati al rintraccio di cittadini nigeriani in posizione illegale»;
   il telegramma non spiega con quali modalità l'operazione dovrà essere svolta, ma parla di «intese» che le questure dovranno prendere con la direzione centrale. Si può ipotizzare, quindi, che in questo periodo i controlli si faranno più serrati e discriminanti nei luoghi di ritrovo della comunità e che riguarderanno ovviamente più persone nella speranza di individuare una o un nigeriano;
   quella che agli interroganti appare una frenetica e cinica «caccia» alla persona nigeriana, innescata dal telegramma ha il chiaro obiettivo di dimostrare che l'accordo con la Nigeria è utile e funziona, come secondo il Governo lo è quello firmato ad agosto con il Sudan e come lo saranno quelli che saranno firmati con altri Paesi africani come il Niger, Mali, Senegal ed Etiopia nel futuro, anche grazie alla proposta italiana alla Ue del Migration compact, che nasconde, dietro agli aiuti alla cooperazione e allo sviluppo, accordi con Paesi africani per la regolamentazione dei flussi che, con le azioni di espulsione collettiva fatte sulla base della nazionalità, quindi discriminatorie e che non valutano caso per caso ogni persona, sono secondo gli interroganti in palese contrasto con i diritti umani e la legge italiana;
   l'operazione «audizioni Nigeria febbraio 2017», attivata con il telegramma di Pinto, vuole anche essere da rafforzativo al «mantra» sull'utilità dei Centri di identificazione ed espulsione e sulla necessità di aprirne altri, tante volte ribadito dal Ministro dell'interno e, dare un segnale di serietà alla tanto sbandierata «fermezza» da parte del Governo che, proprio per questo, esegue dei veri e propri rastrellamenti, riempie un charter di 95 migranti calpestando i loro diritti e le disposizioni contenuti nella legge italiana, per rimpatriarli in Nigeria, uno Stato dove le atrocità commesse dall'organizzazione terroristica jihadista sunnita Boko Haram dovrebbe automaticamente dare a qualunque cittadino nigeriano il diritto di asilo, specie alle donne vittime di tratta;
   il contenuto del telegramma diramato, ad avviso degli interroganti, si pone in contrasto con:
    norme interne e internazionali ed è suscettibile di impegnare la responsabilità, non solo politica ma anche giuridica (civile se non addirittura penale) del Ministero e quella personale del funzionario che l'ha sottoscritta;
    il diritto alla protezione internazionale e il principio di non refoulement di cui alla Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati e all'articolo 10, comma 3, della Costituzione;
    gli articoli 2, 19, comma 1, e 13 del testo unico immigrazione, con particolare riferimento alla obbligatoria tutela dei diritti umani fondamentali, al divieto di espulsioni collettive, alla decisione motivata caso per caso delle misure espulsive, al divieto di rimpatriare cittadini stranieri verso Paesi in cui sia messa in pericolo la loro incolumità –:
   se il Governo sia a conoscenza di tutti i particolari descritti in premessa e se non ritenga di fornire ogni utile elemento riguardo all'operazione «audizioni Nigeria febbraio 2017», chiarendo in che termini sia sovrapponibile alle attuali politiche di gestione dei flussi migratori e se preveda di programmare operazioni di questo tipo nel prossimo futuro;
   se non si ritenga opportuno interrompere immediatamente l'operazione suddetta, ad avviso degli interroganti fortemente in contrasto con i diritti interni e internazionali e la legge. (4-15462)