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Atto a cui si riferisce:
C.5/01167 il 15 giugno 2013 a Vivaro (Pordenone) seimila metri quadrati sono stati seminati con mais geneticamente modificato MON810 creando un altissimo rischio di contaminazione nel nostro Paese; gli...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 9 ottobre 2013
nell'allegato al bollettino in Commissione XIII (Agricoltura)
5-01167

Per quanto concerne la messa in sicurezza delle produzioni agricole del Friuli Venezia Giulia rispetto alla temuta contaminazione derivante dalla coltivazione di mais MON810, preciso che, sin dal mese di agosto, sono in atto tutti gli accertamenti rivolti a monitorare l'eventuale danno all'ambiente, la diffusione del polline di mais transgenico alle piantagioni vicine, l'avvenuta semina di organismi geneticamente modificati non denunciata ai sensi del decreto legislativo n. 224 del 2003, nonché a prevenire e perseguire ogni possibilità di reato.
Tale attività di monitoraggio, effettuata in particolare nelle province di Udine e Pordenone, è svolta, su delega della Procura di Udine, dal Comando regionale del Corpo forestale dello Stato per il Veneto e dal Nucleo agroalimentare e forestale (NAF) dell'Ispettorato generale di Roma.
Nel mese di settembre sono stati prelevati dei campioni di materiale vegetale e gli esiti di queste indagini, condotte dal Corpo forestale dello Stato in sinergia con l'Istituto zooprofilattico per l'Umbria e le Marche, saranno consegnati alla predetta magistratura delegante.
Sul territorio del Friuli Venezia Giulia stanno, dunque, proseguendo tutte le azioni di controllo volte ad accertare se dalla coltivazione del mais in questione possano prodursi danni all'ambiente, ma resta da affrontare la questione di rafforzare il divieto introdotto dal decreto interministeriale del 12 luglio scorso con la previsione di uno specifico sistema sanzionatorio. A tal fine, si condivide la necessità di un nuovo intervento normativo in materia di sanzioni per violazione delle disposizioni di carattere ambientale e in tal senso è rivolta l'attività dell'Amministrazione.
Le problematiche emerse dalla nuova situazione di fatto hanno, infatti, posto l'esigenza della ridefinizione organica del quadro giuridico di riferimento anche in relazione alla disciplina comunitaria.
In particolare, c’è la volontà di recuperare l'iniziativa legislativa dalla Commissione europea del 2010 che restò poi bloccata in Consiglio europeo nel marzo 2012. Tale proposta di modifica della direttiva 2001/18/CE garantirebbe una maggiore autonomia agli Stati membri in funzione dell'adozione del divieto di coltivazione delle varietà transgeniche, anche per motivi diversi dalle ragioni di natura ambientale o sanitaria.
Il Ministro De Girolamo, in vista del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, sta già sensibilizzando sull'argomento i colleghi Ministri dell'agricoltura di altri importanti Stati membri prospettando la riapertura dei lavori sulla predetta proposta di modifica della direttiva 2001/18/CE.
L'importanza di ciò è divenuta ancora più impellente dopo la pubblicazione, a fine settembre, del parere dell'Autorità europea sulla sicurezza alimentare (EFSA) che afferma la non sussistenza di evidenze specifiche, in termini di rischi per la salute umana e animale o per l'ambiente, tali da mettere in discussione la precedente valutazione di rischio ambientale del mais MON810 e da far ritenere legittima la richiesta di misure di emergenza presentata dal nostro Governo ai sensi dell'articolo 34 del regolamento (CE) 1829/2003.