Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
S.4/06957 DAVICO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che:
il dottor Ahmadreza Djalali è un medico iraniano di 45 anni con un dottorato di ricerca...
Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-06957 presentata da MICHELINO DAVICO
martedì 7 febbraio 2017, seduta n.756
DAVICO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che:
il dottor Ahmadreza Djalali è un medico iraniano di 45 anni con un dottorato di ricerca conseguito al "Karolinska Institutet" di Stoccolma, ricercatore in medicina dei disastri, che ha prestato per 4 anni un'intensa e brillante attività di ricerca al Crimedim (centro di ricerca in medicina di emergenza) dell'università del Piemonte orientale di Novara, culminata nella pubblicazione di numerosi lavori scientifici di grande valore internazionale;
Ahmadreza Djalali è detenuto nel carcere di Evin a Teheran in Iran dall'aprile 2016, quando si era recato in visita ai suoi familiari come regolarmente ha fatto negli ultimi anni;
nonostante gli svariati appelli da parte di accademici e intellettuali, le poche informazioni che si hanno sulle ragioni della detenzione del dottor Djalali sono relative all'assenza di un regolare processo per giudicare gli eventuali crimini di cui l'accademico, sposato e padre di due bambini di 6 e 14 anni, è accusato nel suo Paese: da quello che si apprende da fonti pubbliche egli sarebbe accusato di spionaggio e condannato alla pena capitale dai giudici di Teheran;
il dottor Djalal in prigione è privato della possibilità di comunicare con sua moglie, con i suoi familiari o con il suo avvocato;
in particolare, la moglie, che vive a Stoccolma insieme ai due figli, ha dichiarato che il dottor Djalali è stato costretto a firmare un foglio, ed ella teme che si possa trattare di una confessione;
secondo quanto si apprende dagli organi di stampa, il 26 dicembre 2016 il dottor Djalali avrebbe ricevuto la notizia che sarebbe stato sottoposto alla pena capitale per impiccagione, dopo la celebrazione di un processo di mera forma dal parte del Tribunale della rivoluzione presieduto da Abolghasem Salavati;
considerato che:
il dottor Djalali, pur non essendo cittadino italiano, ha comunque prestato attività lavorativa e di ricerca in Italia, a Novara, riscuotendo fra i colleghi e le tante persone che lo hanno conosciuto indiscutibili attestati di stima;
tale situazione integra una totale negazione dei diritti civili per la quale appare legittimo chiedere un urgente intervento del Governo italiano per tutelare la vita di un medico e ricercatore che stava svolgendo un lavoro encomiabile in Italia su progetti di solidarietà internazionale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno attivarsi presso le sedi internazionali competenti, per portare all'attenzione il caso di lesione di diritti umani del dottor Djalali e per conoscere le attuali condizioni di salute dell'accademico;
se non ritenga necessario investire della situazione anche l'alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini;
se e quali altre utili iniziative intenda porre in essere per salvare la vita del dottor Djalali.
(4-06957)