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Atto a cui si riferisce:
C.4/02287 il territorio di Monfalcone presenta livelli critici di inquinamento atmosferico, con valori che superano i limiti di legge in particolare in prossimità della centrale termoelettrica di...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Sabato 21 dicembre 2013
nell'allegato B della seduta n. 143
4-02287
presentata da
GRIMOLDI Paolo

Risposta. — La centrale di Monfalcone (Gorizia), di proprietà della società A2A s.p.a., è costituita da quattro sezioni termoelettriche ed è caratterizzata da una potenza elettrica complessiva pari a 976 megawatt, corrispondente a 2630 megawatt termici.
Così come rappresentato dagli interroganti, i gruppi n. 3 e n. 4, alimentati ad olio combustibile denso e caratterizzati da una potenza elettrica di 320 megawatt, sono stati messi fuori servizio e dichiarati non più disponibili per l'esercizio commerciale di erogazione di energia elettrica sulla rete di trasmissione nazionale nel corso del 2012.
I gruppi n. 1 e n. 2, sono, invece, alimentati a carbone (prevalente) – biomasse – olio combustibile/gasolio e sono caratterizzati rispettivamente da una potenza elettrica di 165 megawatt e 171 megawatt. L'esercizio di tali gruppi è disciplinato dall'autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.), rilasciata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel mese di marzo del 2009.
Il quadro prescrittivo vigente della menzionata AIA prevede un riesame, entro cinque anni, del valore limite per le emissioni di NOx stabilito per i gruppi n. 1 e n. 2. A tal fine la società A2A s.p.a. ha presentato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel mese di luglio 2013, apposita istanza per l'avvio della procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA. relativamente al progetto di installazione di un sistema di abbattimento degli ossidi di azoto (DeNOx) sui gruppi n. 1 e n. 2. Il suddetto procedimento di verifica di assoggettabilità alla VIA è, ad oggi, in corso di valutazione.
Per quanto riguarda la «riconversione della centrale a metano», si precisa che nell'anno 2004 la società allora proprietaria dell'impianto ha presentato al Ministero dello sviluppo economico, ai sensi della legge n. 55 del 2002, istanza per l'autorizzazione di un progetto di trasformazione dell'esistente centrale di Monfalcone. Tale progetto prevedeva la trasformazione delle sezioni esistenti n. 3 e n. 4 alimentate ad olio combustibile in una centrale a ciclo combinato alimentata a gas naturale da circa 1400 megawatt termici e circa 800 megawatt elettrici. Quali opere connesse, era stata prevista la realizzazione di un metanodotto di lunghezza pari a 18 chilometri.
Il progetto ha ottenuto un giudizio favorevole di compatibilità ambientale nel mese di novembre 2007.
Nel 2011 la società A2A s.p.a., divenuta proprietaria dell'impianto, ha comunicato di ritenere superato il progetto originario, nonché l'intenzione di valutare altre soluzioni progettuali, più aderenti all'attuale e futura situazione di mercato. Ad oggi nessuna istanza in tal senso è stata ancora formalizzata presso il Ministero dello sviluppo economico, anche se la società A2A ha presentato alcune ipotesi di riqualificazione del sito e della potenza installata.
In ordine allo studio citato nell'interrogazione, l'ARPA Friuli Venezia Giulia ha riferito di averlo eseguito in 72 stazioni distribuite sul territorio regionale e che rappresenta la fase preliminare di una più estesa attività di biomonitoraggio che l'agenzia ha in progetto di effettuare mediante analisi della biodiversità dei licheni, organismi vegetali presenti sulle cortecce arboree che risultano particolarmente sensibili alla presenza di anidride solforosa e ossidi di azoto. Le informazioni acquisite da tale attività di monitoraggio sono in grado di fornire indicazioni sullo stato di qualità dell'aria ambiente unicamente in termini di naturalità e/o di deviazione dalla condizione di naturalità, ovvero di «alterazione» ambientale, ma in nessun modo l'attività di biomonitoraggio predetta è in grado di fornire informazioni direttamente correlabili a effettive concentrazioni di inquinanti, né a specifiche fonti di emissione.
È ben noto nella letteratura scientifica internazionale che su area vasta le principali fonti di emissione di ossidi di azoto ed anidride solforosa sono costituite dal traffico veicolare e dal riscaldamento domestico. Il contributo delle fonti industriali può invece risultare rilevante a scala locale.
Nell'ambito dell'attività di biomonitoraggio, ai fini della valutazione della biodiversità lichenica, nel comune di Monfalcone è stato eseguito, al momento, un unico campionamento, in data 7 febbraio 2013 all'incrocio tra via Eugenio Valentinis e via Giuseppe Tartini. Tale postazione è ubicata a circa 500 metri in linea d'aria dalla centrale termoelettrica A2A, ma a pochi metri di distanza da un'arteria stradale ad elevata densità di traffico quale la strada statale 14.
In particolare, una stima del contributo delle diverse sorgenti emissive alle concentrazioni di biossido di azoto elaborato da ARPA FVG tramite simulazioni numeriche con un modello fotochimico associato all'inventario regionale delle emissioni in atmosfera fornisce indicativamente, per il comune di Monfalcone, i seguenti risultati: il 44 per cento del biossido di azoto origina dal traffico, il 30 per cento dal riscaldamento, l'11 per cento dalle attività industriali ed un altro 11 per cento deriva da attività biogeniche e da attività extra-comunali, mentre il rimanente 4 per cento deriva dalla combustione della legna.
Data l'assoluta aspecificità di questa tecnica di biomonitoraggio, quantunque nella relazione si faccia riferimento alla relativa vicinanza della stazione di campionamento dei licheni alla centrale termoelettrica di Monfalcone, nessun relazione può essere fatta tra il basso valore di biodiversità lichenica riscontrato e la centrale A2A. In altre parole, la metodica impiegata consente di mettere in evidenza la presenza di anidride solforosa e di ossidi di azoto, ma non di determinare l'origine di tali sostanze.
Ai fini di una corretta informazione e comunicazione si segnala che la qualità dell'aria ambiente nell'area in questione viene giornalmente monitorata attraverso le centraline della rete di monitoraggio regionale dell'ARPA FVG posizionate a Monfalcone e Doberdò e di quelle della «rete A2A di monitoraggio delle fonti industriali» recentemente acquisite e gestite da ARPA FVG e posizionate a Monfalcone, Papariano, Doberdò, Fossalon e Vermegliano.
Relativamente alle centraline dell'ARPA FVG, i dati elaborati e relativi al periodo 2004-2012 per i parametri biossido di azoto, anidride solforosa e frazione PM10 delle polveri testimoniano il rispetto dei limiti prescritti dalla normativa vigente.
Le centraline della «rete A2A» fanno riferimento agli stessi parametri pur con periodi temporali diversi (anni 2008–2012). Anche i dati forniti da questa rete di monitoraggio testimoniano il rispetto dei limiti prescritti.
Si informa, infine, che, nel programma delle attività istituzionali dell'ARPA Friuli Venezia Giulia per l'anno 2014, la regione Friuli Venezia Giulia è intenzionata a proseguire lo studio già intrapreso dall'ARPA per quanto riguarda il monitoraggio, nonché ad avviare, in collaborazione con la direzione della salute una specifica indagine epidemiologica che consideri l'area in argomento.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Marco Flavio Cirillo.