• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/06964 MARINELLO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che lo scorso mese dicembre 2016 un nostro connazionale è stato vittima di un episodio increscioso...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-06964 presentata da GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO
mercoledì 8 febbraio 2017, seduta n.758

MARINELLO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che lo scorso mese dicembre 2016 un nostro connazionale è stato vittima di un episodio increscioso durante una breve vacanza a New York, negli Stati Uniti;

considerato che, per quanto risulta all'interrogante:

il signor A. A. ha soggiornato con la moglie ed un amico a New York per una breve vacanza dal 6 al 9 dicembre 2016. A New York sono stati ospitati da un amico, il signor B. C., residente a New York da circa 40 anni, e titolare di un ristorante nella città;

la sera del 7 dicembre, dopo cena, verso le ore 23.30, il signor A., in compagnia della moglie, dell'amico e di C., lasciavano il ristorante di quest'ultimo per raggiungere la sua casa di abitazione dove avrebbero alloggiato, a circa 10 chilometri dal ristorante. Fatto un breve tratto di strada, l'autovettura veniva circondata e fermata da diverse volanti, arrivate ad alta velocità e con le sirene spiegate. Ne scendevano una ventina di persone con corpetto antiproiettile, presentatesi successivamente come agenti dell'FBI della centrale del Queens. Gli agenti, parlando in inglese, pistole alla mano puntate, intimavano ai 4 passeggeri di scendere dall'automobile a mani alzate;

il tutto sarebbe avvenuto in maniera particolarmente concitata. Gli agenti, senza qualificarsi, assumevano nelle fasi iniziali un atteggiamento estremamente minaccioso ed aggressivo. Una volta fuori dall'autovettura, i 4 passeggeri venivano rapidamente ammanettati e spinti brutalmente contro un muro, con le pistole minacciosamente puntate alle tempie e alle spalle. Quindi, venivano posti a distanza di parecchie decine di metri l'uno dall'altro;

nonostante le temperature rigide, al di sotto dello zero, i 4 sono rimasti in tali condizioni, per strada, al gelo, in piedi e ammanettati sino alle ore 2.30 della notte; nel frattempo, gli agenti non hanno effettuato alcuna ispezione dell'autovettura, rimasta per tutto il tempo con gli sportelli aperti e con il motore acceso, con all'interno tutti gli effetti personali incustoditi, compreso l'incasso del giorno del ristorante;

durante l'operazione, il signor A. è stato privato di ogni bene in suo possesso (monete, portafogli, telefono cellulare); la moglie, sottoposta ad una perquisizione personale eseguita da un uomo, pur in presenza di un'agente donna, è stata successivamente ulteriormente allontanata dal resto del gruppo a circa 200 metri di distanza. Resterà per circa 3 ore ferma, su un marciapiedi lungo la strada mentre le autovetture le sfrecciavano accanto ad alta velocità. La stessa, terrorizzata e assiderata per il freddo, tra l'altro cardiopatica e per di più febbricitante, manifestava ripetutamente il bisogno di sedersi, ma rimaneva inascoltata, per oltre due ore, finché gli agenti non le consentivano di sedersi in una loro vettura;

gli interrogatori, condotti ripetutamente e sempre con toni estremamente minacciosi, riguardavano sempre i dati personali, le attività, il grado di parentela fra i 4 amici, il tipo di conoscenza, soprattutto per comprendere ciò che ciascuno sapesse degli altri, miravano a scovare eventuali contraddizioni nei racconti di ciascuno degli interrogati;

alla moglie del signor A. chiedevano ripetutamente di indicare chi fosse suo marito, di ripeterne le generalità. Secondo quanto appreso dall'interrogante, le chiedevano ripetutamente: "tuo marito è quello lì in fondo, dal nome Matteo?". La moglie negava ripetutamente, ribadendo a più riprese come il nome del marito fosse A.. Col ripetersi insistente della medesima domanda degli agenti, agli interrogati cominciava a sorgere il dubbio che gli agenti avessero sbagliato obiettivo e che stessero cercando altre persone;

dopo circa 2 ore dal fermo giungeva un altro agente che parlava la lingua italiana. Appositamente invitato dalla moglie del signor A. a qualificarsi, diceva di essere originario di Roma e di chiamarsi Mario Russo. Dinanzi alle lamentele della signora A. per il trattamento subito, l'agente rispondeva testualmente: "Io non ero in servizio, sono stato chiamato solo ora da casa; se avessi seguito l'azione dall'inizio, non avrei permesso tutto ciò", mostrando chiaramente il suo disappunto per i metodi usati dai suoi colleghi;

dopo aver liberato la moglie e i due amici, l'agente Russo comunicava la necessità di condurre il signor A. presso la stazione di polizia. Dinanzi alle rimostranze della moglie, atterrita all'idea di doversi separare dal marito, l'agente le rispondeva che avrebbe provato a chiamare in Italia per avere conferma del "misunderstanding" e quindi poter rilasciare anche il signor A.;

quest'ultimo, nonostante in Italia fosse un giorno festivo (8 dicembre), riusciva a far mettere in contatto l'agente con alcune figure istituzionali in Sicilia per la conferma della sua reale identità e integrità;

a seguito delle rassicurazioni ottenute sull'identità della persona fermata, l'agente, dopo avere detto al signor C. che sarebbe stato lui il garante della presenza del signor A. a New York fino alla sua partenza, finalmente lo lasciava libero, scusandosi per l'increscioso comportamento dei colleghi;

paradossalmente, pur scusandosi dell'accaduto, l'agente di origini italiane addebitava la responsabilità dell'accaduto ad un'autorità italiana che avrebbe fatto una segnalazione errata provocando l'incidente,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno attivare tutti i canali diplomatici, formali ed informali, al fine di far chiarezza sul comportamento degli agenti dell'FBI, i quali hanno terrorizzato per ore nostri connazionali, senza addebitare loro alcun comportamento illecito;

se non sia il caso di tutelare maggiormente i nostri connazionali all'estero attivando dei canali di soccorso immediato con i consolati e le ambasciate presenti in territorio straniero;

se non sia il caso di chiarire lo scambio di identità avvenuto con le autorità americane, al fine di riabilitare da eventuali erronei addebiti l'immagine del signor A. in Italia e all'estero, ed evitare in tal modo che possa ripetersi il gravissimo inconveniente.

(4-06964)