Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Atto a cui si riferisce:
S.4/01816 LO GIUDICE, CARDINALI, CASSON, CIRINNA', CHITI, DI BIAGIO, Elena FERRARA, GATTI, IDEM, LUCHERINI, MASTRANGELI, PAGLIARI, PALERMO, PEZZOPANE, RICCHIUTI, SPILABOTTE - Al Ministro degli affari...
Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-01816 presentata da SERGIO LO GIUDICE
giovedì 6 marzo 2014, seduta n.204
LO GIUDICE, CARDINALI, CASSON, CIRINNA', CHITI, DI BIAGIO, Elena FERRARA, GATTI, IDEM, LUCHERINI, MASTRANGELI, PAGLIARI, PALERMO, PEZZOPANE, RICCHIUTI, SPILABOTTE - Al Ministro degli affari esteri - Premesso che:
il 20 dicembre 2013, il Parlamento ugandese ha approvato un provvedimento che criminalizza l'omosessualità; la norma introduce per i recidivi il carcere a vita e configura come reato la discussione in pubblico delle tematiche relative all'omosessualità, anche tra i gruppi di attivisti per i diritti civili; è inoltre prevista la detenzione per chi non denuncia le persone omosessuali alle autorità;
dal testo è stata esclusa in extremis la pena di morte, che invece figurava nelle intenzioni del legislatore quando il progetto di legge fu presentato in Parlamento nel 2010, a seguito della dura condanna della comunità internazionale; in particolare, il presidente Barack Obama ha parlato di atto "odioso", ipotizzando un drastico taglio ai finanziamenti per l'Uganda;
in Uganda, la normativa in materia risalente al periodo coloniale già definiva l'omosessualità come "contraria all'ordine naturale", ma il deputato che più ha promosso il nuovo disegno di legge, David Bahati, ha giustificato la presentazione di un nuovo progetto di legge affermando la necessità di inasprire le pene già previste dall'ordinamento, a causa della presenza nel paese di omosessuali provenienti dall'Occidente, che costituirebbero una "minaccia per le famiglie ugandesi "reclutando" bambini africani al loro "stile di vita"; dopo l'approvazione, lo stesso Bahati ha esultato parlando di "un voto contro il male" da parte di "una nazione timorata di Dio"; Bahati ha inoltre dichiarato: "è una vittoria per l'Uganda, questi sono i nostri valori, non importa cosa pensino nel resto del mondo";
il 24 febbraio 2013, il presidente dell'Uganda, Yoweri Museveni, dopo le resistenze iniziali, ha firmato la controversa legge che prevede l'ergastolo per gli omosessuali; l'annuncio è stato dato dalla sua portavoce, Sarah Kagingo, che lo ha definito "un passo storico";
in un'intervista alla CNN, Museveni, dopo aver citato uno studio commissionato ad un gruppo di esperti del suo Governo, ha affermato che i comportamenti sessuali sono «una questione di scelta e che le persone omosessuali sono disgustose» perché «innaturali»;
la lotta all'omosessualità in Uganda ha come fulcro la chiesa evangelica ed in particolare il pastore evangelista Solomon Male, promotore di una vera e propria crociata per "liberare" l'Uganda;
la comunità LGBT ugandese vive da decenni in condizioni di clandestinità, subendo atti di discriminazione, violenza e aggressione gravissimi: numerosi sono i casi di omicidio, stupro o violenza fisica nei confronti degli attivisti LGBT ugandesi, anche da parte di rappresentanti delle autorità pubbliche;
il 26 gennaio 2011, David Kato Kinsule, leader del movimento LGBT ugandese, è stato aggredito e assassinato barbaramente nella sua casa a Bakusa con un martello; l'anno prima, Kato era stato incluso nella lista pubblicata dal tabloid ugandese Rolling Stone che chiedeva l'esecuzione di cento omosessuali del paese;
a seguito dell'assassinio sia Human Rights Watch che Amnesty International hanno richiesto indagini approfondite ed imparziali, oltre che la protezione degli attivisti LGBT ugandesi. Alcune fonti giornalistiche riferiscono che James Nsaba Buturo, il Ministro ugandese dell'etica e dell'integrità, avrebbe affermato che "gli omosessuali possono dimenticarsi i diritti umani";
il premio Nobel per la pace Desmond Tutu, arcivescovo sudafricano e figura storica della lotta contro l'apartheid, non ha esitato a paragonare la normativa approvata alle persecuzioni naziste;
il giornale ugandese Red Pepper ha recentemente pubblicato una lista di duecento presunti gay del Paese, tra cui un prete cattolico, un cantante hip-hop e importanti attivisti fra i quali spicca il nome di Pepe Julian Onziema, che da tempo si oppone alla legge anti-gay;
trentotto Paesi africani prevedono nei propri ordinamenti misure repressive volte a criminalizzare l'omosessualità, mentre rappresenta un'eccezione positiva il Sudafrica, unico paese del continente a riconoscere il matrimonio fra persone dello stesso sesso;
nelle zone in cui vige la legge islamica della Shaaria, come le aree sotto il controllo delle milizie Shabaab in Somalia, alcuni Stati della Nigeria, la Mauritania o il Sudan, l'omosessualità è punita con la pena di morte;
secondo Amnesty International, la nuova legge contro l'omosessualità approvata in Uganda "ostacolerà in modo significativo il lavoro dei difensori dei diritti umani e delle altre persone che, semplicemente eseguendo il loro lavoro, si troveranno in conflitto con il provvedimento";
il 19 giugno 2013, l'attivista ugandese Kasha Jaqueline Nabagesera cofondatrice dell'associazione Freedom & Roam e vincitrice del premio Martin Annals per la tutela dei diritti umani, la cui foto era stata inserita nella lista dei cento insieme a quella di David Kato è intervenuta in audizione presso la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato per descrivere la situazione della repressione delle persone LGBT in Uganda;
la signora Nabagesera aveva chiesto in quella sede un'azione della comunità internazionale e in particolare del Governo italiano, chiedendo la sospensione degli aiuti forniti dall'Italia al governo ugandese e un sostegno alle organizzazioni non governative che si battono anche in Uganda per i diritti umani;
considerato che:
il Governo ugandese dipende dalle donazioni internazionali per circa il 25 per cento del suo bilancio;
il Governo degli Stati Uniti ha espresso, tramite il segretario di Stato John Kerry, «profondo rammarico» per «un tragico giorno per l'Uganda e per tutti coloro a cui stanno a cuore i diritti umani». Kerry ha inoltre annunciato che Washington rivedrà le relazioni con l'Uganda, compresi i programmi di assistenza per il contrasto alla diffusione dell'Aids, e ha reso noto che gli Stati Uniti «avvieranno una revisione interna delle relazioni con il Governo ugandese in linea con le nostre politiche anti-discriminatorie e i principi che riflettono i nostri valori»; il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dichiarato di essere «molto dispiaciuto» per l'approvazione della legge;
Christoph Benn, direttore delle relazioni esterne del Global Fund contro Aids, Tbc e malaria, ha definito la norma "una minaccia ai diritti umani ma anche un problema di salute, perché i gruppi discriminati, dove spesso i tassi delle malattie sono più alti, non possono essere raggiunti dagli operatori";
l'Unione europea ha "deplorato" il via libera del Parlamento dell'Uganda alla legge ed ha esortato le autorità di Kampala a "rispettare il principio della non discriminazione"; il capo della diplomazia UE, Catherine Ashton ha dichiarato: "Deploro l'adozione della legge anti-omosessualità in Uganda. Va contro i principi della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e della Carta africana dei diritti umani";
l'Uganda ha forti legami di cooperazione con l'Italia, che è presente da oltre quarant'anni con azioni di cooperazione internazionale nel Paese africano con cui ha inoltre stipulato un trattato bilaterale per la protezione degli investimenti;
il ministro olandese per il Commercio internazionale e gli Aiuti allo Sviluppo, Liliane Ploumen, ha annunciato il blocco del versamento di un aiuto annuale pari a sette milioni di euro destinato al rafforzamento del sistema giudiziario in Uganda, con la motivazione che " se il sistema giudiziario deve applicare questo genere di legge, noi non vogliamo collaborarci". Il ministro ha inoltre assicurato il mantenimento dei soli aiuti ai progetti sociali e alle ONG per non "penalizzare ancora di più i cittadini e gli stessi omosessuali ugandesi";
la Norvegia ha annunciato il trasferimento dei contributi verso il Governo ugandese alle organizzazioni per la tutela dei diritti umani presenti nel paese;
la Danimarca ha annunciato il trasferimento di programmi del valore di 6,3 milioni di euro dal Governo a espressioni della società civile ugandese;
la Svezia, attraverso la ministro per la cooperazione, Hillevi Engström, ha annunciato la sospensione degli aiuti diretti al Governo ugandese, mentre saranno mantenuti quelli destinati alle organizzazioni della società civile,
si chiede di sapere:
se il Governo intenda manifestare al governo ugandese la sua ferma protesta per la criminalizzazione dell'omosessualità e le persecuzioni subite dalla comunità LGBT ugandese, sia in sede di relazioni bilaterali che attraverso i fori e le organizzazioni internazionali e regionali;
se intenda, seguendo l'esempio di altri governi, sospendere o rivedere una parte degli aiuti allo sviluppo nei confronti dell'Uganda, vincolandoli al rispetto dei diritti umani fondamentali delle minoranze presenti nel paese;
se intenda portare la questione all'attenzione dell'Unione europea ed in particolare al Consiglio degli Affari Esteri dell'Unione europea;
se intenda proporre ai partner europei l'adozione di misure collettive che sanzionino la condotta dello Stato ugandese, fortemente lesiva della dignità e dei diritti fondamentali della persona;
se, più in generale, intenda vincolare gli aiuti allo sviluppo e alla cooperazione internazionale al rispetto dei diritti umani ed in particolare dei diritti e alla tutela della sicurezza delle minoranze più facilmente esposte a discriminazioni e violenza;
se intenda, nell'ambito delle iniziative politico-diplomatiche, commerciali e di aiuto allo sviluppo rivolte al continente africano, porre il tema dei diritti umani delle persone LGBT, sia nelle relazioni bilaterali che in quelle multilaterali attraverso i fori e le organizzazioni internazionali, regionali e sub-regionali dell'area.
(4-01816)