• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00298    ascoltate le comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista della prossimo Consiglio Europeo;    premesso che:     il contesto internazionale nel quale...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00298presentato daFEDRIGA Massimilianotesto diMercoledì 8 marzo 2017, seduta n. 755

   La Camera
   ascoltate le comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista della prossimo Consiglio Europeo;
   premesso che:
    il contesto internazionale nel quale l'Unione Europea è calata attraversa una fase di evoluzione accelerata, soprattutto in conseguenza del cambio di Amministrazione negli Stati Uniti, al quale dovrebbero far seguito importanti mutamenti nell'approccio di Washington agli affari mondiali, dalla gestione del commercio internazionale ai rapporti con le altre grandi potenze;
    è certo che del probabile quanto imminente cambio di paradigma da parte americana faccia parte la rinuncia al perseguimento del TTIP, la Partnership Transatlantica del Commercio e degli Investimenti, che rappresentava invece un architrave della politica estera dell'Amministrazione Obama;
    si stanno inoltre meglio definendo i contorni dell'ambizioso progetto cinese di rivitalizzazione della via della Seta, che ha preso corpo sullo sfondo di una crescita dell'interscambio euro-cinese;
    le politiche perseguite dall'Unione europea per il rafforzamento del mercato unico in termini di libera circolazione di capitali e merci prevedono, fra l'altro, un maggiore ricorso al metodo bilaterale, che in nome della stimolazione della competizione rischia di estromettere dal mercato le imprese di più piccole dimensioni, esponendole all'aggressiva concorrenza di Paesi le cui regole di mercato sono molto meno stringenti delle nostre, a danno della qualità delle merci, dell'ambiente e della salute stessa dei consumatori;
    le recenti dichiarazioni della Cancelliera Merkel sull'Europa a più velocità consistono in una vera e propria rinuncia al progetto di un'Europa che cresca armonicamente allo stesso ritmo in tutti i Paesi membri; infatti i diversi livelli di sviluppo e tassazione dei vari Stati della zona euro impongono a questo punto l'adozione di misure diverse da quelle orientate al sistema di mercato concorrenziale finora attuato;
    in un'Europa a geometria variabile le norme vigenti in materia fiscale ed economica producono effetti dannosi quali la delocalizzazione ed il dumping. Fenomeni che assumono ancor più gravità se le imprese che delocalizzano lo fanno servendosi degli incentivi statali del Paese di origine, licenziando la manodopera locale e rivendendo il prodotto finito al Paese di provenienza ad un costo estremamente più alto rispetto a quello di produzione in una logica di massimizzazione del profitto;
    la ripresa europea permane complessivamente fiacca, non uniforme ed incapace di generare adeguati incrementi dell'occupazione, particolarmente nel nostro Paese, circostanza che dovrebbe indurre un ripensamento delle politiche economiche attuate in primo luogo nell'Eurozona;
    l'impatto della regolamentazione europea relativa ai servizi del mercato interno, ha prodotto in alcuni settori strategici per l'economia italiana diverse problematiche, con particolare riferimento alle concessioni per il commercio sulle aree pubbliche e per il demanio marittimo;
    lo sviluppo del settore dei servizi deve essere perseguito in maniera equilibrata e sostenibile e comunque in modo tale da non pregiudicare la crescita e i livelli occupazionali esistenti nei paesi membri dell'Unione europea;
    con riguardo alla crescita economica e salariale, l'Italia continua a registrare una tassazione sul lavoro ben al di sopra della media europea che, in combinato con la scorretta politica salariale di taluni Paesi membri (vero e proprio dumping salariale), di fatto pone tali Paesi nella condizione di sottrarre capacità produttiva ai partner europei e l'Italia nella fattispecie in condizioni di non competitività;
    non accenna ad attenuarsi l'emergenza migratoria, che vede il nostro Paese in prima fila e l'Unione europea impegnata militarmente nel Mediterraneo con risultati che rimangono purtroppo insoddisfacenti;
    non pare una soluzione praticabile una politica di ripartizione degli aspiranti rifugiati, mentre sta assumendo maggiore urgenza, come evidenziato anche recentemente dalla Commissione europea nonostante il piano di azione sul rimpatrio dell'Unione europea ancora del settembre 2015, la necessità di attuare il respingimento ed il rimpatrio dei migranti economici di cui non sia stata accolta la richiesta di protezione internazionale, stimati ad oggi in un milione circa e destinati ad aumentare rapidamente per effetto dei continui arrivi;
    in assenza di certezze sul piano dei respingimenti e dei rimpatri dei migranti irregolari, nessun Paese europeo accetterà facilmente di ospitare aspiranti profughi giunti in un altro Paese;
    in questo contesto, la transizione alle fasi più incisive della missione EUNAVFOR MED appare di particolare rilevanza;
    appare altresì interessante, ed assolutamente da esplorare, una politica di maggiore presenza dell'Europa nei Paesi africani di partenza e in quelli di transito dei migranti economici e degli aspiranti profughi lungo le rotte che dal Corno d'Africa e dall'Africa occidentale conducono rispettivamente verso Niger e Sudan, prima di approdare alle coste libiche;
    sul versante della sicurezza e della difesa, la circostanza che la prosecuzione dell'impegno statunitense a proteggere gli alleati europei della NATO, la gran parte dei quali è membro dell'Unione europea, sia stata recentemente subordinata al fatto che le spese militari raggiungano la soglia del 2 per cento del Pil, rappresenta una sfida rispetto alla quale urge una presa di posizione dell'Unione europea;
    il terrorismo di matrice jihadista rimane una minaccia tanto interna quanto esterna che grava su tutti i Paesi dell'Unione Europea e va affrontata migliorando la cooperazione tra le intelligence e le polizie degli Stati membri, sottolineando tuttavia come il primo, essenziale, coordinamento è quello che ciascun paese è chiamato a realizzare al proprio interno,

impegna il Governo:

 1) a sollevare in ambito europeo la questione di una rinuncia consensuale di Ue e Stati Uniti al TTIP;

 2) a sollecitare misure di politica commerciale che prevengano il possibile tentativo cinese di recuperare in Europa parte del surplus commerciale alla quale la Repubblica Popolare sarà probabilmente presto costretta a rinunciare nei suoi scambi bilaterali con gli Stati Uniti;

 3) a ribadire la necessità, nell'ambito dell'attuazione delle politiche commerciali per il rafforzamento del mercato unico, di adottare un approccio sistemico che favorisca l'apparato produttivo italiano, ed in particolare il comparto manifatturiero e agroalimentare, permettendo di sostenere le eccellenze italiane, preservandole dall'aggressiva concorrenza di Paesi le cui regole di mercato sono molto meno stringenti delle nostre, a danno della qualità delle merci, della salute e dell'ambiente;

 4) a promuovere nelle opportune sedi europee l'adozione di nuove misure economiche e fiscali che obblighino le imprese che beneficiano di contributi e/o agevolazioni statali di qualsiasi natura, da un lato alla restituzione degli stessi nel caso in cui delocalizzino la produzione e riducano il personale locale impiegato, e dall'altro al pagamento di un'imposta sulla circolazione dei beni che sono stati prodotti nel Paese in cui è stata delocalizzata la produzione.

 5) a proporre nelle sedi opportune le necessarie modifiche alla direttiva sui servizi affinché venga salvaguardata la specificità dei settori citati nelle premesse per non pregiudicarne la crescita ed i livelli occupazionali;

 6) ad adoperarsi per reperire risorse da destinare alla riduzione stabile e permanente del costo del lavoro, indispensabile a fronteggiare la competizione intraeuropea, attraverso misure di detassazione ed al contempo di decontribuzione senza intaccare l'ammontare del futuro trattamento pensionistico;

 7) ad assumere iniziative per prevedere, al fine della semplificazione del costo del lavoro sia in termini burocratici che fiscali, l'apposizione di una Tax Rate omnicomprensiva affinché l'impresa sappia immediatamente quale sia il costo del dipendente e non debba dedicare molte ore nelle procedure fiscali per effettuare i numerosi e diversificati versamenti allo Stato (contributi, erario, assicurazione, assistenza);

 8) ad esigere in ambito europeo una politica di contenimento dei flussi migratori che enfatizzi il respingimento dei «finti profughi», in primo luogo con una incisiva campagna di rimpatri che serva a modificare le percezioni di coloro che ambiscono ad entrare nell'Unione europea, considerato che occorre stabilire nei confronti dei migranti economici un'efficace dissuasione, se necessario sottraendo le spese per i rimpatri dall'applicazione del Patto di Stabilità;

 9) ad adottare le opportune iniziative volte a vietare la libera circolazione sul territorio nazionale degli immigrati che ancora non abbiano ottenuto forme di protezione nazionale e internazionale;

 10) in questo contesto, ad esercitare le opportune iniziative affinché in ambito europeo si raggiunga un accordo circa il fatto che la forza militare, inclusa quella di cui dispone l'EUNAVFOR MED, va utilizzata per proteggere i confini marittimi dello spazio unico europeo, anche in cooperazione con l'Alleanza Atlantica, anziché come troppo spesso fatto finora per agevolare i migranti a raggiungere il nostro Continente;

 11) ad appoggiare inoltre qualsiasi proposta vada nella direzione della creazione di centri di accoglienza e per l'esame delle domande di protezione internazionale direttamente sul suolo africano, ad esempio in Niger, in Etiopia o nell'Egitto meridionale;

 12) sul versante della sicurezza e della difesa, a sollecitare nell'ambito del Consiglio europeo una riflessione realistica circa le conseguenze del cambio di paradigma che la nuova Amministrazione americana si accinge ad imporre alla politica estera degli Stati Uniti, deliberando in particolare sull'opportunità o meno di sottrarre al rispetto del Patto di Stabilità le maggiori spese militari richieste da Washington per raggiungere la soglia del 2 per cento del Prodotto interno lordo;

 13) ad invitare tutti i Paesi membri dell'Unione europea a valutare più realisticamente le possibilità di sviluppo di capacità militari comuni, dal momento che il loro allestimento equivarrebbe a sancire una perdita di sovranità molto rischiosa in tempi di crescente instabilità e percezioni nazionali degli interessi e delle minacce tanto differenziate anche nell'ambito dell'Unione europea;

 14) ad evidenziare, in materia di lotta al terrorismo di matrice jihadista, la necessità di realizzare un primo, essenziale, livello di coordinamento tra le intelligence e le forze di polizia all'interno di ciascun Paese membro dell'Unione europea, assenza del quale, infatti, nessuna cooperazione transnazionale tra le intelligence e le forze di polizia dei singoli Stati europei ha alcuna speranza di successo.
(6-00298) «Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Guidesi, Molteni, Busin, Simonetti, Gianluca Pini, Saltamartini, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Caparini, Castiello, Grimoldi, Invernizzi, Pagano, Picchi, Rondini».