• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00295    premesso che:     la legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, ha riformato l'autorizzazione...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00295presentato daPALAZZOTTO Erasmotesto diMercoledì 8 marzo 2017, seduta n. 755

   La Camera,
   premesso che:
    la legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, ha riformato l'autorizzazione e la proroga delle missioni internazionali, superando l'adozione dei consueti decreti legge, in favore di un nuovo procedimento «autorizzatorio» che prende avvio dalla Deliberazione in titolo;
    il Governo prevede circa quaranta missioni, 7.600 unità, 1.300 mezzi terrestri, diverse decine di mezzi aerei e navali;
    la Deliberazione prevede quindi, per il 2017, un aumento pari al 7 per cento delle spese militari, con 1,28 miliardi di euro a fronte degli 1,19 miliardi del 2016;
    dei 1,28 miliardi di spese militari, gli stanziamenti destinati alle iniziative di cooperazione allo sviluppo e al sostegno ai processi di pace e stabilizzazione ammontano a 145 milioni di euro per il 2017;
    in Iraq c’è l'impegno più oneroso per il nostro Paese, oltre 300 milioni di euro, ed è anche lo Stato dove c’è una presenza più forte di soldati italiani, quasi 1.500, impiegato in diverse attività: addestramento, di personell recovery, di force protection alla diga di Mosul, una componente aerea per ricognizione e rifornimento in volo in supporto alle attività della Coalizione internazionale di contrasto a Daesh;
    nel Mar Mediterraneo siamo presenti con 10 navi, 9 aerei e 1.644 unità in 4 operazioni, quella nazionale, Mare Sicuro, quella dell'Unione europea, EUNAVFORMED SOPHIA, e le due a guida Nato, Sea Guardian e il dispositivo per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza, con le operazioni che rapidamente potrebbero trasformarsi con l'estensione delle attività nelle acque territoriali libiche e l'applicazione del blocco navale e quindi l'avvio della terza fase dell'operazione SOPHIA;
    nonostante le pressioni della Presidenza maltese di turno dell'UE, l'Unione europea ha dubbi sull'avvio della terza fase dell'operazione SOPHIA e sarebbe orientata ad accelerare il programma di addestramento della guardia costiera libica e sbloccare così la consegna dei mezzi navali per operare nelle acque territoriali;
    la Marina militare libica avrebbe la responsabilità esclusiva dei salvataggi e riporterebbe sulla coste libiche le imbarcazioni dei migranti;
    come ha sostenuto recentemente il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk: «Siamo stati capaci di chiudere la rotta balcanica, possiamo ora chiudere la rotta libica». Parole pesanti come pietre, pronunciate in occasione del Memorandum firmato a Roma il 2 febbraio dal Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni con il Presidente del consiglio presidenziale libico Fayez al Sarraj, per bloccare le partenze dei migranti attraverso il Mediterraneo;
    secondo la Relazione all'Assemblea proposta dai relatori che accompagna la Deliberazione, il Memorandum «costituisce un cruciale passo in avanti verso un rafforzamento del controllo delle frontiere esterne del Paese (...) La concreta attuazione di questo Memorandum da parte di entrambi gli Stati può contribuire concretamente anche all'obiettivo più generale della stabilizzazione della Libia e del mantenimento della sua integrità territoriale»;
    nel Memorandum, c’è l'impegno, da parte dell'Italia, ad assicurare (articolo 1) il massimo sostegno «alle istituzioni di sicurezza e militari al fine di arginare i flussi di migranti illegali» e fornire «supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l'immigrazione clandestina e che sono rappresentati dalla guardia di frontiera e dalla guardia costiera del Ministero della Difesa e dagli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero dell'interno»;
    si parla di «patto con la Libia». In realtà è un patto con pezzo della Libia. Nel Paese ci sono attualmente addirittura tre governi: quello di Serraj a Tripoli; quello di Tobruk, con il quale è schierato il generale Khalifa Haftar, l'uomo forte del momento; e quello islamico, ma che è tutt'altro che fuori gioco come dimostrano i due tentativi di colpo di stato attuati negli ultimi mesi da milizie fedeli all'ex leader Khalifa al Ghwell;
    al momento, terminata la battaglia di Sirte, non è chiaro quale sarà l'impiego dei militari italiani. Il Governo di Serraj sarà ha un pezzo di Libia ma di sicuro non ha il controllo del territorio: non solo dell'intera Tripolitania e del Sud ma neanche della tessa Tripoli. Alla luce delle attuali condizioni nel Paese i nostri militari rischiano di trovarsi in una situazione difficile anche alla luce del rinnovato protagonismo del generale Haftar, sostenuto, tra gli altri, da Russia ed Egitto;
    in Afghanistan le truppe italiane sono presenti nel Paese da oltre 15 anni. La missione Resolute support che dovrebbe svolgere attività di consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afghane e delle istituzioni governative si sta evolvendo in una missione di assistenza alle truppe afghane al fronte e l'avanzata dei talebani a Farah ha costretto anche i militari italiani ad assistere le truppe afghane che combattono insieme alle truppe statunitensi;
    oggi il Governo di Kabul controlla poco più del 50 per cento dei distretti dell'Afghanistan, il 6,2 per cento in meno rispetto all'agosto precedente e il 15 per cento in meno rispetto a novembre 2015;
    dati recenti delle Nazioni Unite parlano di circa 640 mila afghani che nel 2016 sono stati costretti a lasciare le proprie case. Nello stesso anno sono cresciute la produzione di oppio, registrando una crescita del 43 per cento rispetto al 2015 con una stima di produzione di circa 4.800 tonnellate;
    nonostante nel Paese gli Usa abbiano investito per la ricostruzione ben 117 miliardi di dollari dal 2002, l'Afghanistan rimane un Paese, insicuro, non stabilizzato e secondo un recente rapporto dell'Easo, in Afghanistan, dopo più di un decennio di guerra soltanto nel 2015 ci sono state 11 mila vittime civili di violenza. Malgrado questi numeri l'Ue ha sottoscritto con questo Paese un accordo che prevede i rimpatri forzati in cambio di aiuti economici;
    anche il nostro Paese ha impiegato una notevole quantità di risorse pubbliche. Con riferimento alle varie missioni in Afghanistan sono stati stanziati dal 2001, poco meno di 6,5 miliardi di euro. L'Italia, nonostante sia una forza militare, è uno dei Paesi più impegnati nelle missioni internazionali;
    il vertice Nato di Varsavia dello scorso anno ha deciso una serie di «dispositivi», nella maggior parte dei casi si tratta di misure politiche e militari preventive nei confronti della Russia. Come previsto dalla Deliberazione l'Italia parteciperà con mezzi e uomini in diversi dispositivi di protezione e sorveglianza dell'Alleanza;
    il nostro Paese sarà presente il Lettonia con 160 unità e 50 mezzi terrestri e ha messo a disposizione 4 aerei per il pattugliamento dei cieli della Bulgaria;
    nell'affrontare la questione delle relazioni con la Russia non si può tenere in considerazione la crescente tensione tra Est ed Ovest e la continua mutazione delle alleanze nel contesto geopolitico mondiale;
    l'Italia oggi è presente anche in Turchia con la missione «Active fence» che prevede 130 soldati basati lungo il confine turco-siriano, batterie antimissile e un aereo da cisterna per i rifornimenti dei velivoli radar NATO che operano nella regione;
    una presenza nazionale in quella Turchia, alleato e membro della Nato, che ha favorito in questi anni il passaggio di migliaia di foreign fighter europei, aprendo quella che è stata denominata come l’«autostrada della jihad» mentre al tempo stesso conduceva una «guerra sporca» contro le organizzazioni curde in Siria e in Iraq, che sono tra le poche forze che hanno causato una serie di sconfitte a Daesh e che hanno dato vita ad un'esperienza di convivenza pacifica tra curdi, arabi, assiri, caldei, aramaici, turcomanni, armeni e ceceni e altre minoranze;
    con la stessa Turchia si è stretto un accordo che viola gravemente il diritto europeo e tradisce i fondamenti democratici e ispirati alla tradizionale tutela dei diritti umani in UE e i Italia, dove in cambio di denaro si sono esternalizzate le frontiere dell'UE chiudendo gli occhi sul rispetto dei diritti umani, sulla repressione delle libertà fondamentali, nonché sulla forte repressione anti-curda che il governo turco sta mettendo in piedi negli ultimi mesi, addirittura dimenticando le gravi responsabilità di quest'ultimo nel supporto a Daesh;
    la stessa logica oggi è alla base del Memorandum che il nostro Paese ha concluso con la Libia, della strategia più ampia del «migration compact» e del Piano europeo per le migrazioni che è stato al centro dello scorso vertice informale dei Capi di Stato e di Governo dell'UE che si è tenuto a La Valletta lo scorso 3 febbraio;
    con riferimento al controllo della frontiera sud, attraverso la quale passano i flussi migratori che poi raggiungono le coste della Libia prima della traversata del Mediterraneo, la Ue intende aumentare il lavoro con i Paesi già coinvolti in specifici accordi come Niger e Mali, ma anche Ciad, «regionalizzando» l'operatività della missione Eucap Sahel operativa ad Agadez, a cui il nostro Paese partecipa;
    alla luce di tale considerazioni occorre un cambiamento radicale, che si sostanzi a partire dalla discontinuità alla partecipazione alle missioni internazionali,

  autorizza le seguenti missioni e attività di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017:
   Joint Enterprise (missione NATO – scheda 1);
   EULEX Kosovo (personale militare) (missione UE – scheda 2);
   EULEX Kosovo (personale Polizia di Stato) (missione UE – scheda 3);
   EULEX Kosovo (magistrati) (missione UE – scheda 4);
   United Nations Mission in Kosovo UNMIK (missione ONU – scheda 5);
   EUFOR ALTHEA (missione UE – scheda 6);
   Missione bilaterale Forze di polizia in Albania (scheda 7);
   United Nations Peacekeeping Force in Cyprus UNFICYP (missione ONU – scheda 8);
   EUNAVFORMED SOPHIA (missione UE – scheda 10);
   United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL (missione ONU – scheda 12);
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda 13);
   Temporary International Presence in Hebron TIPH2 (missione multilaterale – scheda 14);
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda 15);
   European Union Border Assistance Mission in Rafah EUBAM Rafah (missione UE – scheda 16);
   European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (personale della Polizia di Stato) (missione UE scheda 17);
   European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (magistrati) (missione UE scheda 18);
   Partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda 19);
   United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (missione ONU – scheda 20);
   Impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medioriente e Asia (scheda 21);
   United Nations Support Mission il Lybia UNSMIL (missione ONU – scheda 23);
   Missione UE antipirateria denominata ATALANTA (missione UE – scheda 25);
   Missione UE denominata EUTM Somalia (missione UE – scheda 26);
   Missione UE denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) (missione UE – scheda 27);
   Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda 28);
   Impiego di personale militare presso la base nazionale nella Repubblica di Gibuti (scheda 29);
   Missione UN denominata United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali MINUSMA (missione ONU – scheda 30);
   Missione UE denominata EUTM Mali (missione UE – scheda 31);
   Multinational Force and OBSERVERS in Egitto MFO (scheda 34);
   Missione UE denominata EUBAM LIBYA (missione UE – scheda 35);
   Impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo Centrale (operazione Mare Sicuro) (scheda 36);
   Partecipazione al dispositivo NATO Interim Air Policing in Islanda (scheda 42);
   le esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2017 (scheda n. 43);
   il supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44);
   le iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda 45);
   gli interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza (Scheda 46);
   la partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
   l'erogazione del contributo a sostegno delle Forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48);
   gli interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49),

non autorizza le missioni di cui alle schede:

   Sea Guardian (missione NATO – scheda 9);
   Resolute Support Mission (missione NATO – scheda 11);
   Missione bilaterale di supporto sanitario in Libia Operazione Ippocrate (scheda 22);
   Missione su base bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica (scheda 24);
   Missione UE denominata EUCAP Sahel Mali (missione UE – scheda 32);
   Missione UE denominata EUCAP Sahel Niger (missione UE – scheda 33);
   Partecipazione al dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato «Active Fence» (scheda 37);
   Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda 38);
   Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda 39);
   Partecipazione al dispositivo NATO in Lettonia Enhanced Forward Presence (scheda 40);
   Partecipazione al dispositivo NATO Air Policing in Bulgaria (scheda 41),

impegna il Governo:

   1. con riferimento alla missione EUNAVFORMED operazione SOPHIA (scheda 10), ad attivare, nelle opportune sedi internazionali, ogni iniziativa per scongiurare il passaggio alla terza fase della missione e a mantenere in ogni caso nel mandato della missione le attività di SAR ovvero di ricerca e soccorso in mare;
   2. con riferimento alla missione Mare Sicuro (scheda 36) a specificare tra gli obiettivi primari della missione il supporto alle attività SAR di ricerca e soccorso in mare.
(6-00295) «Palazzotto, Marcon».