• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/00682 nel comune di Berzo Demo (Brescia), in Valle Camonica, in località Forno Allione dove sorgono gli stabilimenti ex Selca, come segnalato dall'atto di sindacato ispettivo n. 4-03477 di giovedì 6...



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-00682presentato daCAPARINI Davidetesto diMartedì 11 marzo 2014, seduta n. 187

CAPARINI, BORGHESI, GIANCARLO GIORGETTI, ALLASIA, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUONANNO, BUSIN, CAON, FEDRIGA, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, PRATAVIERA e RONDINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
nel comune di Berzo Demo (Brescia), in Valle Camonica, in località Forno Allione dove sorgono gli stabilimenti ex Selca, come segnalato dall'atto di sindacato ispettivo n. 4-03477 di giovedì 6 febbraio 2014, seduta n. 168, si è in presenza di un'emergenza ambientale a causa dell'inquinamento del terreno che minaccia la salute pubblica;
il comune di Berzo Demo, che conta meno di 2 mila abitanti, non dispone delle risorse economiche necessarie per la bonifica dell'area ex Selca, né di una struttura tecnico-amministrativa adeguata per affrontare nel migliore dei modi una questione di tale rilevanza; pertanto, il sindaco ha chiesto l'intervento della regione e dello Stato;
dell'attività della Selca nel comune di Berzo Demo si è interessata anche la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nella XVI legislatura; nell'ambito delle indagini svolte da parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti relativamente al ciclo dei rifiuti della Lombardia (Doc. XXIII, n. 13), ed in particolare della provincia di Brescia, emerge quanto riferito da Marco Turchi, comandante provinciale dei carabinieri di Brescia, nell'audizione del 4 maggio 2011: «Vi era, inoltre, la società «Selca» di Berzo Demo, comune della Valle Camonica, che aveva difficoltà economico-finanziarie e che era stata acquistata dal gruppo Catapano di Napoli, il cui leader è Guido Catapano, arrestato il 29 marzo 2011, insieme ad altri tredici indagati, dai Carabinieri di Padova per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta»;
la relazione continua evidenziando che «sulla bonifica del sito in cui operava la “Selca” è intervenuto il comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Brescia, Gualtiero Stolfini, il quale, nell'audizione del 4 maggio 2011, ha riferito che nel comune di Berzo Demo in Val Camonica svolgeva l'attività industriale l'Union Carbide, alla quale erano subentrate la Graphtec e la Selca. All'interno dell'azienda vi era un sito, già adibito a discarica abusiva, pieno di rifiuti speciali pericolosi, di profondità ignota, dove 30/40 anni fa e, cioè, negli anni ’70 vi erano state depositate “peci di lavorazione”. La Graphtec, da ultimo, si era impegnata a bonificare il sito anzidetto mediante la costruzione tutt'intorno allo stesso di un sarcofago con la profondità necessaria al suo completo isolamento»;
lunedì 10 febbraio 2014, come documentato dalle telecamere di «Presa Diretta» di Raitre e ripreso da Il Corriere della Sera, edizione di Brescia, del 12 febbraio 2014, i residui della demolizione di celle elettrolitiche per l'alluminio primario estratto dalle miniere di bauxite australiane, con elevate concentrazioni di cianuri e fluoruri arrivati alla Selca nel 2009, sono stoccati in un capannone (si stima siano stivate ottantamila tonnellate di materiale sotto sequestro) abbandonato dopo il fallimento della ditta ed una parte delle scorie sono esposte alle intemperie e alimentano rivoli neri di acqua mista a polveri tossiche che, ad ogni pioggia, ruscellano a valle, forse confluendo nel fiume Oglio. «Un disastro» secondo William Stival, l'investigatore del nucleo forestale di Brescia che ha dato avvio all'indagine sulla Selca. L'inchiesta era nata da un dettaglio curioso: un camion fermo per la notte il cui carico si incendia sotto un temporale. Veniva dalla Selca e ufficialmente trasportava carbone, ma a contatto con l'acqua il carbone non prende fuoco: una reazione propria invece di alcune polveri d'alluminio. «Presa Diretta» ha intrapreso una complessa indagine sul flusso dei rifiuti trattati da Selca che porta fino alla dogana di Porto Marghera a Venezia, dove gli investigatori scoprono la spedizione di due navi dall'Australia con un contratto tra la Selca e una multinazionale australiana, uno dei leader mondiali della produzione dell'alluminio. Le cifre dell'operazione sono da capogiro: solo il carico di rifiuti ha un valore di tre milioni di euro, mentre ci sono altri due milioni di euro di spese logistiche per la spedizione via nave e i viaggi da Porto Marghera a Berzo Demo. Sul contratto un'ammissione incredibile: «Nel continente australiano non esistono impianti in grado di gestire i rifiuti in oggetto del presente accordo secondo le soluzioni tecnologiche adottate da Selca». Ma alla Selca, secondo gli investigatori, i rifiuti non venivano trattati. Sono ancora quasi tutti a Forno Allione, la zona industriale di Berzo Demo, tranne una piccola frazione venduta ad alcuni cementifici. Dopo il sequestro giudiziario i lavoratori sono stati lasciati a casa. Si era parlato di una trattativa tra la proprietà della Selca e il gruppo Catapano di Napoli, ma alla fine l'azienda non ha concluso il passaggio societario e ha dichiarato il fallimento;
il 12 febbraio 2014, come riportato dal quotidiano BresciaOggi il giorno successivo, i tecnici dell'agenzia regionale e quelli della medicina di prevenzione dell'asl, accompagnati dal responsabile dell'ufficio tecnico di Berzo Demo e da un agente della polizia locale dell'unione dei comuni della Valsaviore, hanno varcato i cancelli dell'ex Selca (società che fino al fallimento avvenuto nel 2010 si occupava di riciclare le scorie degli altiforni di mezzo mondo) per effettuare un accurato sopralluogo nei vasti piazzali, sulle sponde del ruscello che sbuca sotto la pavimentazione e in un'area vicina al bosco, dove una volta venivano caricati sui pianali dei vagoni merci gli elettrodi finiti;
secondo quanto riportato dal cronista Lino Febbrari: «È bastato il maltempo degli scorsi giorni per portare allo scoperto una realtà che molti da queste parti sospettavano: ossia che probabilmente la bonifica in questi luoghi è stata fatta solo sulla carta e che gli scarti delle lavorazioni della grafite, e perfino pezzi delle pericolose lastre di fibrocemento contenenti amianto, invece di essere smaltiti correttamente, sarebbero stati interrati e poi a nascondere il tutto ci avrebbe pensato una bella colata d'asfalto»;
in data 31 gennaio 2014, nella seduta n. 164 della Camera dei deputati, il Governo pro tempore ha accolto l'ordine del giorno n. 9/1885-A/17, presentato dal primo firmatario del presente atto, che impegna il Governo «a valutare un intervento, in collaborazione con le strutture regionali, per la messa in sicurezza del sito ex Selca spa di Berzo Demo e la necessaria bonifica» –:
se il Ministro interrogato, attraverso il nucleo operativo ecologico, intenda approfondire, per quanto di propria competenza, i danni ambientali provocati dalle attività industriali svolte in passato sul territorio del comune di Berzo Demo, oltre a dare puntuale seguito all'ordine del giorno citato in premessa. (3-00682)