• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/01850 PICCOLI - Al Ministro della difesa - Premesso che: con successivi interventi normativi che, soprattutto a partire dagli anni 2000, hanno provveduto ad una riorganizzazione delle forze...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-01850 presentata da GIOVANNI PICCOLI
giovedì 13 marzo 2014, seduta n.208

PICCOLI - Al Ministro della difesa - Premesso che:

con successivi interventi normativi che, soprattutto a partire dagli anni 2000, hanno provveduto ad una riorganizzazione delle forze armate, numerosi immobili destinati alla funzione militare sono stati dismessi e dal momento della loro dismissione hanno subito un progressivo degrado;

con la legge finanziaria per l'anno 2007, legge n. 296 del 2006, si è avviato il piano di cessione dei beni immobili militari dal Ministero della difesa all'Agenzia del demanio (un complesso di proprietà militari costituito da quasi 1.000 unità e del valore di circa 4 miliardi di euro);

a seguito della cessione degli immobili, si sarebbe dovuta avviare un'intensa campagna finalizzata alla loro valorizzazione, da realizzarsi attraverso gli strumenti della "concessione di valorizzazione" e del "programma unitario di valorizzazione". Entrambi gli strumenti erano stati previsti con la precipua finalità di rendere disponibili immobili pubblici per lo sviluppo di attività economiche, frutto di una riqualificazione ed una riconversione degli immobili stessi, attribuendo loro nuove destinazioni d'uso;

le misure di valorizzazione degli immobili dovevano coinvolgere anche gli enti locali, proprio al fine di concordare le strategie per la migliore gestione del patrimonio militare dismesso che, spesso, è situato all'interno di quartieri cittadini, oppure in zone di particolare pregio, come accade ad esempio per i forti di montagna;

successivamente, con il decreto legislativo n. 66 del 2010, codice dell'ordinamento militare, il Ministero, d'intesa con l'Agenzia del demanio, avrebbe dovuto adottare un vero e proprio programma per la razionalizzazione, l'accorpamento, la riduzione e l'ammodernamento del patrimonio infrastrutturale in uso, contestualmente individuando gli immobili non più utilizzati da consegnare ancora all'Agenzia per una loro successiva valorizzazione;

con il decreto legislativo n. 20 del 2012 è stata prevista l'implementazione del "federalismo demaniale", il quale avrebbe dovuto consentire al Ministero di cedere a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni quegli immobili non funzionali alla difesa e alla sicurezza nazionale;

nessuna delle strategie sintetizzate ha sino ad oggi prodotto risultati tangibili nell'ambito del riutilizzo dei volumi e delle altre tipologie di immobili di natura militare ricompresi nei programmi di valorizzazione;

attraverso le previsioni contenute all'articolo 56-bis del decreto-legge n. 69 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 98 del 2013, il precedente Governo in carica aveva tentato di rivitalizzare le operazioni volte in particolare alla cessione degli immobili agli enti locali e, dunque, di ridare slancio all'iniziativa del federalismo demaniale;

anche quest'ultimo tentativo non ha portato i risultati sperati, posto che, da fonti di stampa si è appreso che solo 257 beni immobili hanno ricevuto manifestazioni di interesse da parte dei Comuni, a fronte dei 953 posti al pubblico interesse;

considerato che:

con il decreto legislativo n. 7 del 2014, recante disposizioni in materia di revisione in senso riduttivo dell'assetto strutturale e organizzativo delle forze armate, il Governo è ulteriormente intervenuto nell'ambito delle procedure di valorizzazione, dismissione e permuta degli immobili militari;

in particolare, all'articolo 9, prevede l'introduzione dell'istituto della valorizzazione "d'onore", vale a dire una formula di concessione gratuita da parte dell'Agenzia del demanio degli immobili privi di funzione militare e di difesa, per un massimo di 10 anni a qualsiasi soggetto, pubblico o privato, titolare di idonei requisiti "economici e imprenditoriali"; inoltre, ciascuno degli immobili ceduti sarà consegnato al concessionario "nello stato di fatto e di diritto in cui si trova e nel rispetto delle volumetrie esistenti";

gli immobili oggetto di concessione giacciono dismessi da parecchi anni e, privati di qualsiasi forma di manutenzione, riportano oggi una condizione delle strutture e dei locali assolutamente inadeguata ad un loro agevole riutilizzo;

la situazione generale di crisi che ha portato ad una forte contrazione delle capacità di investimento e ad una contemporanea riduzione della disponibilità da parte degli istituti di credito ad erogare mutui o locazioni finanziarie a sostegno di nuove iniziative, impedisce alla gran parte degli operatori, pubblici o privati che siano, di porsi sul mercato con un'idonea e consistente forza imprenditoriale;

gli immobili destinati alla valorizzazione richiederanno inevitabilmente consistenti interventi di ristrutturazione e di adeguamento dei locali per il nuovo uso cui saranno eventualmente destinati e ciò, qualora anche gli interventi fossero economicamente sostenibili dall'istante concessionario, essi vedrebbero compressi nei soli 10 anni di concessione il loro ammortamento e la conseguente rimuneratività delle iniziative intraprese risulterebbe, nella migliore delle ipotesi, risibile e, dunque, non rilevante sotto il profilo imprenditoriale;

la pianificazione degli enti locali non prevede destinazioni d'uso militare e, dunque, sarà necessario, una volta acquisita la concessione, che il concessionario si attivi con l'ente per dotare l'immobile acquisito di nuova destinazione d'uso, anche qui con il limite temporale dei soli 10 anni;

considerato altresì che:

molti degli immobili da destinare a concessione sono situati in aree di particolare pregio e di notevole rilievo anche sotto il profilo logistico, così rappresentando senza dubbio soluzioni di supporto in particolare ad iniziative, ad esempio, nel settore del turismo;

ugualmente vi sono nel nostro Paese numerose associazioni di volontariato attive particolarmente nel settore d'arma e della protezione civile;

molti degli immobili sono collocati ormai nei centri delle città e, con il loro stato di avanzato decadimento, finiscono addirittura con il deturpare il paesaggio cittadino,

si chiede di sapere:

quale sia lo stato d'avanzamento del programma di valorizzazione degli immobili distolti dall'uso militare e quali siano stati ad oggi gli esiti delle iniziative intraprese;

se il Ministro in indirizzo non ritenga di attivarsi, per quanto di competenza, al fine di riconsiderare le procedure previste per l'implementazione dell'istituto della valorizzazione d'onore, in particolare rendendo più significativa la previsione di durata degli investimenti necessari alla riabilitazione della funzionalità degli immobili, nonché attivando strumenti procedurali semplificati per agevolare i concessionari in sede di predisposizione, in particolare sotto il profilo autorizzativo, della nuova destinazione prevista per il singolo immobile, così da ridurre e possibilmente evitare un ulteriore decadimento delle strutture;

se non ritenga altresì opportuno sviluppare, parallelamente alle misure esposte, nuove forme di cooperazione tra il Governo e gli enti locali finalizzate alla strutturazione di una programmazione di tipo continuativo e non emergenziale del recupero del patrimonio militare dismesso, alla luce anche del fatto che nel breve periodo nuovi immobili potranno essere abbandonati a seguito delle riduzioni del personale facente capo al Ministero;

se non ritenga, infine, di attivare accordi di programma tra le istituzioni e le associazioni di volontariato locali, al fine di ottimizzare la pianificazione del nuovo utilizzo dei beni destinati alla valorizzazione, con particolare riguardo alla possibilità di garantire loro una più duratura collocazione funzionale alle esigenze del territorio nel quale sono inseriti.

(4-01850)