• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01731    una relazione della regione Veneto, sinora nota a poche persone e resa pubblica dal quotidiano L'Arena, documenta i rischi e anche i danni alla salute, rilevati su donne incinte e neonati,...



Atto Camera

Interpellanza 2-01731presentato daZOGGIA Davidetesto diVenerdì 24 marzo 2017, seduta n. 766

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   una relazione della regione Veneto, sinora nota a poche persone e resa pubblica dal quotidiano L'Arena, documenta i rischi e anche i danni alla salute, rilevati su donne incinte e neonati, causati dall'inquinamento delle acque da sostanze perfluoroalchiliche (pfas). I pfas sono composti chimici riconosciuti come interferenti endocrini e correlati a patologie riguardanti pelle, polmoni e reni. Per il momento i comuni interessati dall'inquinamento delle acque sono una sessantina, e si trovano nelle province di Vicenza, Verona e Padova;
   nel documento si dice che «emerge come siano stati evidenziati in particolare l'incremento della pre-eclampsia, del diabete gestazionale, dei nati con peso molto basso alla nascita, dei nati piccoli per età gestazionale e di alcune malformazioni maggiori, tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche, pur osservando che le malformazioni sono eventi rari che necessitano di un arco temporale di valutazione più esteso per giungere a più sicure affermazioni». La pre-eclampsia è una malattia che può complicare la gravidanza e può essere così grave da mettere a repentaglio la vita della madre e del nascituro. Si tratta di una patologia caratterizzata da pressione arteriosa elevata, gonfiori e proteine nelle urine;
   il documento della regione cita anche l'analisi del servizio epidemiologico regionale del 23 giugno 2016, che ha riscontrato in 21 comuni un «moderato ma significativo eccesso di mortalità» per una serie di patologie «possibilmente associate a pfas». Si tratta, in particolare, di cardiopatie ischemiche (+21 per cento negli uomini, +11 per cento nelle donne), malattie cerebrovascolari (+19 per cento negli uomini), diabete mellito (+25 per cento nelle donne) e Alzheimer/demenza (+14 per cento nelle donne). Viene anche rilevato un «eccesso statisticamente significativo» di casi di ipotiroidismo, mentre «gli studi sin qui condotti non evidenziano una maggiore incidenza di tumori»;
   il contenuto del documento contrasta con l'atteggiamento rassicurante tenuto sinora dalla regione Veneto, i cui responsabili non sono forse tutti consapevoli della gravità della situazione. L'assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, riferisce il Corriere del Veneto, pur avendo il documento non lo aveva letto. Una relazione del direttore generale della sanità della regione conclude chiedendo «ai soggetti istituzionalmente competenti la tempestiva adozione di tutti i provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione volti alla rimozione della fonte della contaminazione», compresa l'ipotesi di spostamento della Miteni di Trissino, la ditta ritenuta responsabile degli sversamenti di pfas;
   la mancata adozione di provvedimenti dopo la ricezione della relazione, ha portato Legambiente e il coordinamento «Terra dei pfas» a presentare due esposti alle procure di Verona e di Vicenza, in cui si chiede di indagare per omissione di atti d'ufficio i tre assessori regionali, il presidente della provincia di Vicenza e il funzionario regionale destinatari della relazione di Mantoan, oltre al sequestro preventivo del sito produttivo della Miteni;
   dopo che il documento riservato della regione è diventato pubblico, sette dei 21 comuni più esposti all'inquinamento da pfas hanno aderito alla proposta del sindaco di Lonigo di costituire un comitato scientifico, affidando ad un ente terzo, individuato nell'Istituto Mario Negri di Milano, la realizzazione di un nuovo studio sui pericoli sanitari;
   la contaminazione di interferenti endocrini nelle acque venete è stata scoperta nel 2013, grazie a uno studio del Cnr, commissionato due anni prima dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Veicolati dall'acqua, i pfas hanno contaminato anche la catena alimentare, come hanno dimostrato le analisi effettuate dai servizi veterinari e di igiene delle aziende sanitarie locali diffuse nel settembre 2015, ma poi giudicate inaffidabili e allarmistiche dai tecnici regionali. Nel mese di febbraio 2017, la regione Veneto ha annunciato due piani di monitoraggio per verificare la presenza e gli eventuali effetti su persone e alimenti;
   un bio-monitoraggio condotto dall'Istituto superiore di sanità, in collaborazione con la regione Veneto, ha stimato che 250.000 persone abbiano utilizzato per anni acqua potabile inquinata da pfas e che siano 60.000 quelle interessate da un livello maggiore di contaminazione –:
   se i Ministri interpellati non ritengano necessario avviare, in coordinamento con l'Istituto superiore di sanità, un lavoro di verifica, confronto ed approfondimento dei dati emersi attraverso lo studio sopra citato;
   se i Ministri interpellati non ritengano avviare una campagna informativa che fornisca alle donne in gravidanza consigli ed indicazioni sugli accorgimenti da adottare per limitare gli effetti dannosi dei pfas sulla salute materna e neonatale;
   quali attività di controllo siano attualmente in essere nella catena alimentare e, in particolare, sui prodotti locali come uova e carni bianche, con particolare riferimento al «grosso gruppo delle grande distribuzione» che per ragioni di trasparenza dovrebbe essere reso noto ai consumatori;
   se i Ministri interpellati non ritengano urgente censire tutti gli scarichi nei corpi idrici contenenti sostanze perfluoroalchiliche, al fine di contenere le concentrazioni di pfas entro i sopracitati i limiti di performance.
(2-01731) «Zoggia».