• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01728    la corte d'appello di Perugia, con sentenza n. 1245/16 del 13 gennaio 2016, ha assolto l'unico condannato Hashi Omar Hassan dall'accusa di aver partecipato al duplice omicidio della...



Atto Camera

Interpellanza 2-01728presentato daVIGNAROLI Stefanotesto diGiovedì 23 marzo 2017, seduta n. 765

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   la corte d'appello di Perugia, con sentenza n. 1245/16 del 13 gennaio 2016, ha assolto l'unico condannato Hashi Omar Hassan dall'accusa di aver partecipato al duplice omicidio della giornalista del Tg3, Ilaria Alpi, e dell'operatore Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadisco il 20 marzo 1994, disponendo altresì la revoca di qualsiasi limitazione della libertà personale, dopo aver scontato in carcere ben 17 anni di ingiusta detenzione;
   negli atti della suddetta sentenza, per la prima volta, i giudici parlano di depistaggio e si interrogano sul ruolo «ambiguo, anche se in buona fede», svolto dall'ambasciatore italiano a Mogadisco Giuseppe Cassini, il diplomatico che portò in Italia Ahmed Ale Rage, soprannominato Gelle, il testimone che, in un primo momento, accusò Hassan e solo successivamente ritrattò tutte le accuse, dichiarando, in una telefonata con un giornalista somalo, collaboratore della Bbc, che «gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e gli avevano promesso denaro in cambio di una sua testimonianza al processo: doveva accusare un somalo». Il Ministro degli esteri pro tempore era Lamberto Dini, vicepresidente del consiglio dei ministri era allora Walter Veltroni e il segretario generale della Farnesina era Boris Biancheri. Giuseppe Cassini, durante l'interrogatorio del 1999, dichiara testualmente: «Sono stato Capo di una Delegazione Speciale per la Somalia nel settembre del 97 e, prima della mia partenza per la zona (...) ricevetti anche una istruzione da parte del Segretario generale del Ministero degli esteri e da parte del Vice Presidente del Consiglio Veltroni, in modo informale, di aiutare, laddove mi era possibile, a dare notizie utili sul caso del doppio omicidio Alpi-Hrovatin»;
   il testimone Gelle è stato accompagnato quotidianamente da poliziotti nell'officina Scomparin per svolgere il lavoro di meccanico;
   la citata corte, oltre a constatare che la testimonianza, resa nell'ottobre del 1997 da Gelle, è «contraddittoria, del tutto inattendibile e plausibilmente falsa», ha accertato che la falsa ricostruzione degli avvenimenti dichiarata da Gelle davanti alla corte di Roma, gli era stata suggerita da italiani, soffermandosi, in particolare, sui rapporti avuti da Gelle con l'ambasciatore italiano Cassini;
   nella motivazione della sentenza si formulano ripetute precise indicazioni su autorità italiane, tra cui l'ambasciatore Cassini e alti dirigenti del Ministero dell'interno, che hanno avuto rapporti con Gelle e che potrebbero essere state coinvolte nell'illecita manovra;
   i giudici di Perugia hanno espresso il proprio sconcerto circa il comportamento della polizia italiana in relazione alle modalità di gestione di Gelle, che dopo aver reso le dichiarazioni accusatorie contro Hassan è stato al lungo ospitato a Roma a cura di strutture e agenti del Ministero dell'interno e, oltre a non presentarsi mai al processo, si è reso irreperibile, nell'ambito di un'attività di depistaggio di ampia portata;
   il teste Cassini, dichiarando di aver collaborato con funzionari italiani della polizia, tra cui Vulpiani, ha più volte ribadito che la polizia italiana pur disponendo dei recapiti di Gelle all'estero, non abbia utilizzato tali informazioni che sono state invece rapidamente reperite ed utilizzate dai redattori della trasmissione « Chi l'ha visto ?», il cui servizio ha dato un decisivo impulso alle indagini, inducendo la procura di Roma a reperire e interrogare in Gran Bretagna il 31 marzo 2016 per rogatoria Gelle;
   la procura di Roma ha aperto un nuovo fascicolo sul caso degli omicidi Alpi-Hrovatin che riguarda le presunte anomalie legate alla gestione del testimone, le cui dichiarazioni si sono rivelate false, Gelle, evidenziate dalla Corte di Appello di Perugia. I reati ipotizzati, per il momento contro ignoti, sono falso in atto pubblico, favoreggiamento e calunnia;
   la famiglia e gli avvocati di Ilaria Alpi hanno sempre denunciato anomalie nelle indagini sull'assassinio, avanzando, diverse volte, il sospetto di un'attività di depistaggio attuata dai servizi segreti italiani;
   a giudizio degli interpellanti andrebbero individuati gli eventuali interessi alla base del duplice omicidio dei due giornalisti, che, inviati in Somalia per seguire la missione italiana, avevano pure indagato su un traffico di rifiuti tra l'Italia e il Paese africano –:
   di quali elementi disponga il Governo per quanto di competenza, alla luce delle motivazioni della sentenza della corte di appello di Perugia, circa attività di depistaggio, che risulterebbero avvalorate dalle modalità della «fuga» del teste e dalle sue mancate ricerche;
   di quali elementi disponga il Governo circa i rapporti intercorsi, all'epoca dei fatti, tra il Ministero dell'interno e la ditta Scomparin di Roma, e se risulti che in tale ambito sia stato promosso l'impiego di Gelle;
   se il Governo sia a conoscenza di quale «istruzione» ricevette Giuseppe Cassini da esponenti del Governo pro tempore;
   se il Governo abbia mai avviato indagini interne per accertare se eventuali autorità italiane abbiano indotto il testimone di cui in premessa a rendere dichiarazioni non veritiere;
   se e quali accertamenti di competenza siano stati promossi dal Governo in ordine alla applicabilità della legge 11 luglio 2016 n. 133 che ha introdotto il reato di frode in processo penale e depistaggio, con pena della reclusione sino a 20 anni, in particolare nel caso di traffici di armi e materiali tossici.
(2-01728) «Vignaroli, Zolezzi, Fico, Daga, Spadoni, Tofalo, Liuzzi».