• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/02919    prime avvisaglie dell'imprudente gestione della Banca popolare di Vicenza risalgono al 2001 con le prime ispezioni della Banca d'Italia e i primi casi giudiziari finiti nel nulla per...



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02919presentato daPESCO Danieletesto diMartedì 28 marzo 2017, seduta n. 768

   PESCO, SIBILIA, ALBERTI, D'INCÀ, PISANO, RUOCCO e VILLAROSA. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
   prime avvisaglie dell'imprudente gestione della Banca popolare di Vicenza risalgono al 2001 con le prime ispezioni della Banca d'Italia e i primi casi giudiziari finiti nel nulla per motivi non chiari. Nel 2008 Adusbef deposita i primi esposti. Tra settembre 2014 e febbraio 2015, 630 azionisti fortunati riescono a vendere i propri pacchetti azionari prima della svalutazione;
   il 31 dicembre 2016 Banca popolare di Vicenza procede al rimborso integrale del bond ISIN IT0004548258 (circa 328 milioni di euro), per il quale il 31 ottobre 2016 era stata comunicata la convertibilità in azioni con decorrenza 1o gennaio 2017, con valore di mercato antecedente ben inferiore;
   il 25 marzo 2017 il giudice di Verona condanna Banca popolare di Vicenza a rimborsare con gli interessi un azionista che aveva acquistato 660 azioni nel 2010;
   le Camere su input del Governo hanno reso ammissibili il ricorso all'indebitamento per reperire risorse fino a 20 miliardi di euro utili a fronteggiare la crisi del sistema bancario. Con il decreto-legge n. 237 del 2016 sono state disciplinate le modalità del sostegno pubblico alle banche italiane. La direttiva 2014/59/UE ed il decreto legislativo n. 180 del 2015 limitano l'intervento pubblico alle banche solventi, escludendo possa destinarsi a coprire perdite che la banca abbia registrato o sia in procinto di registrare. Tali disposizioni condurrebbero ad uno «stallo», in quanto l'intervento pubblico risulterebbe ammissibile solo in assenza di perdite ed in presenza di determinati requisiti patrimoniali di vigilanza. Intanto Monte dei Paschi di Siena, Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca rischiano l'avvio della procedura di risoluzione della crisi ed il bail-in. Le banche venete hanno subito una gestione poco proficua con la leadership di Zonin e Consoli senza alcun genere di intervento di vigilanza della Banca d'Italia. Nel 2014 la Banca centrale europea ha richiesto per la Banca popolare di Vicenza un aumento di capitale di 1,5 miliardi di euro, mentre per Veneto Banca un aumento di capitale di 1 miliardo di euro. Nonostante l'intervento del Fondo Atlante, pari complessivamente a 3,4 miliardi di euro, non è stata garantita la stabilità delle medesime banche: Nel 2017 Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca emettono obbligazioni garantite dallo Stato – rispettivamente 3 e 3,5 miliardi di euro – sottoscritte dalle medesime banche. Ad oggi non è ancora noto come Banca centrale europea, Banca d'Italia e Ministero dell'economia e delle finanze intendano risolvere la crisi delle due banche venete, evitando l'applicazione del bail in o delle misure di burden sharing e le possibili conseguenti iniziative giudiziarie –:
   quali iniziative di competenza intenda predisporre per Monte dei Paschi di Siena, Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca al fine di tutelare i risparmiatori, escludendo l'applicazione del bail-in e di ogni altra misura di burden sharing.
(3-02919)