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Atto a cui si riferisce:
C.1/00384 premesso che: il nostro Paese partecipa a numerose banche multilaterali, tra cui rilevano alcune banche di sviluppo e d'investimento o a vocazione sociale, operanti specificamente...



Atto Camera

Mozione 1-00384presentato daBERLINGHIERI Marinatesto diMercoledì 19 marzo 2014, seduta n. 193

La Camera,
premesso che:
il nostro Paese partecipa a numerose banche multilaterali, tra cui rilevano alcune banche di sviluppo e d'investimento o a vocazione sociale, operanti specificamente in ambito europeo;
il ruolo di tali banche assume un particolare rilievo, alla luce della fase attuale caratterizzata da una grave crisi economico-finanziaria, con le sue ricadute sull'economia reale, in termini di perdita di competitività e di occupazione in tutto lo spazio Europeo, ma con proporzioni più preoccupanti per il nostro Paese;
la crescita mondiale, sorretta dalle economie emergenti, si è infatti fortemente ridotta nel 2012 nell'insieme dei Paesi dell'Unione europea (-0,3 per cento) e ancor più in quelli dell'area dell'euro (0,6 per cento), i quali hanno avuto una crescita negativa e – come rileva il rapporto Svimez 2013 – il prodotto interno lordo è fortemente diminuito nei paesi del sud Europa, come Grecia (-6,4 per cento), Portogallo (-3,2 per cento), Spagna (-1,4 per cento), mentre in Italia la recessione ha colpito l'economia più che nel resto d'Europa (-2,4 per cento);
un ruolo fondamentale nell'utilizzo di leve finanziarie che incentivino prospettive di investimento, sviluppo e crescita, può svolgerlo la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, una banca multilaterale dalle peculiari finalità sociali, istituita nel 1956 con la denominazione «Fondo per lo sviluppo sociale del Consiglio d'Europa» e dal 1999 rinominata «Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa» (CEB). La Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, nata sulla base di un accordo parziale tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa e con piena autonomia finanziaria, ha progressivamente ampliato il suo campo d'azione rispetto ai suoi originari scopi (fornire aiuti in favore dei rifugiati), per contribuire in modo sempre più determinante al rafforzamento delle politiche di coesione sociale, al miglioramento delle condizioni di vita nelle regioni più svantaggiate, combattendo il crescente fenomeno della povertà e del disagio sociale nel continente europeo;
la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa è, dunque, diventata lo strumento chiave delle azioni di solidarietà europea, con le sue finalità precipue di supportare i suoi Stati membri nel conseguire politiche orientate alla crescita sostenibile ed equa e contribuisce alla realizzazione di progetti di investimento sociale, attraverso tre linee di intervento settoriale: rafforzamento dell'integrazione sociale, gestione ambientale e sostegno alle infrastrutture pubbliche a vocazione sociale;
per estendere la sua azione la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa ha potenziato negli ultimi anni la cooperazione con le maggiori istituzioni europee, in particolare con la Commissione europea, e con altre banche regionali e istituzioni finanziarie multilaterali, tra cui la Banca europea per gli investimenti (Bei), il Western Balkans Investment Framework (WBIF), la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), la Banca mondiale, la Nordic Investment Bank e la Banca Kfw;
la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa attualmente conta 40 Stati membri, che coprono un'area geografica che si estende dalla Turchia all'Islanda e dal Portogallo alla Georgia. L'Italia, con una quota percentuale di partecipazione pari a circa l'11 per cento, assieme a Francia e Germania rientra tra i cosiddetti «grandi pagatori»;
il nostro Paese ha sottoscritto tutti gli aumenti di capitale della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa intervenuti negli anni 1978, 1982, 1988, 1991, 2001 e 2012, continuando a svolgere un ruolo centrale nel processo decisionale, partecipando agli organi di governo della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa con propri rappresentanti dei Ministeri dell'economia e delle finanze e degli affari esteri. Con l'ultimo aumento di capitale della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (sesto aumento che ha portato il capitale totale sottoscritto da 3,3 a 5,5 miliardi di euro nel 2012) l'Italia ha aderito all'aumento con sottoscrizione di nuovi titoli, con conseguente incremento della quota detenuta pari a 915.770.000 euro, mantenendo inalterata la misura di partecipazione e il diritto di voto;
tuttavia, l'Italia negli ultimi anni non ha colto le opportunità offerte dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa e non ha usufruito dei prestiti della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, al cui finanziamento contribuisce in modo cospicuo, e non risultano al 2013 progetti provenienti dall'Italia al fine di ottenere i relativi sostegni finanziari;
in ambito europeo rilevano anche altre banche di garanzia e investimento, tra cui spicca la Banca europea per gli investimenti (Bei), di proprietà dei paesi membri dell'Unione europea, alla quale l'Italia partecipa per il 16 per cento. Tale Banca ha fra i suoi compiti quello di sostenere il finanziamento di progetti volti a migliorare infrastrutture, approvvigionamento energetico o sostenibilità ambientale all'interno dell'Unione europea; contribuisce allo sviluppo economico e sociale di tutti i Paesi membri e di quelli limitrofi con rapporti di vicinato, con particolare priorità alle regioni meno sviluppate e con maggiori carenze strutturali (Europa meridionale e orientale), anche attraverso investimenti congiunti con i finanziamenti programmati per gli interventi dei fondi strutturali e di altri strumenti finanziari della Comunità europea;
nel 2012, il Consiglio europeo ha approvato l'aumento del capitale sociale della Banca europea per gli investimenti, rafforzando la sua attività con effetto anticiclico sull'economia europea, contribuendo in tal modo ad integrare le risorse del bilancio europeo, fortemente ridimensionate nell'ambito del nuovo quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea (QFP 2014-2020);
a partire da giugno 2013, la Banca europea per gli investimenti costituisce, dunque, la maggiore finanziatrice del nuovo sviluppo europeo per uscire dalla crisi, in favore di linee di credito per le piccole e medie imprese, per finanziare project bond o progetti complessi, come progetti di grandi dimensioni, project financing (nei settore energetico e autostradale); il primo project bond è stato realizzato in Spagna (gas storage), mentre in Italia ancora è in fase di definizione la collaborazione fra Cassa depositi e prestiti e Banca europea per gli investimenti per la realizzazione di project bond in Italia;
secondo i dati forniti dal Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore, nel 2013 il sostegno finanziario della Banca europea per gli investimenti in Italia ha riguardato progetti del valore totale di circa 30 miliardi di euro (+50 per cento) e oltre 8.400 piccole e medie imprese, che hanno ricevuto finanziamenti per 3,3 miliardi di euro, pari al 34 per cento del totale; la Banca europea per gli investimenti è intervenuta su energia, telecomunicazioni e trasporti, industria, acqua e sanità, ha sostenuto progetti di ricerca e di sviluppo e per l'ammodernamento infrastrutturale del nostro Paese, compreso lo sviluppo della banda larga. Sono stati avviati anche nuovi settori di attività, tra cui il primo finanziamento del social housing in Italia, in favore di progetti di edilizia sociale e di «abitare equo»; si tratta di passi in avanti importanti ma è necessario rafforzare l'uso di tali strumenti finanziari per sfruttarne pienamente le potenzialità;
il ruolo che dovranno svolgere le banche europee è particolarmente evidente alla luce delle sfide impegnative che l'Europa è chiamata ad affrontare nei prossimi anni. La comunicazione della Commissione europea – Strategia Europa 2020 – ha definito una strategia ambiziosa che mira a trasformare l'Unione europea in un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva, caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. Tuttavia, la riduzione della spesa complessiva delle risorse del bilancio europeo (per l'Unione europea a 28 è del 3,4 per cento in termini reali rispetto al periodo 2007-2013 e con un budget di circa 960 miliardi di euro), congiuntamente al contenimento dei bilanci a livello nazionale, rischia di mettere in seria difficoltà il perseguimento degli stessi obiettivi (cosiddette «iniziative faro») della Strategia Europa 2020, con il pericolo di aggravare la situazione di spirale di recessione-depressione esistente in molti Stati membri, tra cui l'Italia;
il peggioramento della situazione economica e sociale interna a molti Stati membri, in particolare della fascia del sud Europa, in assenza di interventi mirati, potrebbe compromettere in futuro la stessa partecipazione alla stessa Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, indebolendone la solidità finanziaria e pregiudicando quantità e qualità degli interventi improntati all'integrazione nelle aree di crisi in ambito europeo,

impegna il Governo:

ad attivarsi per adottare ogni iniziativa utile volta a favorire e ad accrescere l'utilizzo da parte dell'Italia, quale «grande pagatore» e sottoscrittore di quote di capitale della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, degli strumenti finanziari messi a disposizione dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, anche rimuovendo gli eventuali ostacoli burocratici e amministrativi che impediscono il ricorso alle sue procedure di finanziamento;
a promuovere iniziative in ambito nazionale, locale e territoriale per informare e far conoscere opportunità e potenzialità offerte dagli strumenti finanziari della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, in particolare per ciò che riguarda i finanziamenti di progetti in grado di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro e il mantenimento in vita di micro e piccole imprese, di sostenere l'integrazione sociale, infrastrutturale a vocazione sociale (case di riposo per anziani, carceri, scuole), ambientale (protezione del territorio da catastrofi naturali, bonifiche e salvaguardia del patrimonio storico e culturale), di tutelare le fasce più deboli della popolazione, anche mediante il contrasto di fenomeni di xenofobia;
a sostenere il coordinamento con i diversi strumenti di leva finanziaria dell'Unione europea, intervenendo, altresì, per semplificare i meccanismi di assistenza finanziaria e pervenire ad una maggiore accessibilità ai finanziamenti della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, allo scopo di favorire in via prioritaria gli Stati membri che versano in una situazione di grave crisi economica e di perdurante spirale recessiva;
ad adoperarsi affinché siano intensificate le iniziative congiunte fra le diverse banche europee di garanzia e di investimento, con un pacchetto di misure volto a rafforzare i programmi della Commissione europea;
ad attivarsi in tutte le sedi opportune per sostenere ed estendere alcune forme pilota di garanzia, tra cui lo strumento di condivisione dei rischi, attuate in particolare mediante azione congiunta di Banca europea per gli investimenti e il Fondo europeo per gli investimenti e la Commissione europea, per incoraggiare le banche a erogare prestiti alle piccole e alle medie «imprese innovative», in sostegno di attività di ricerca e sviluppo.
(1-00384) «Berlinghieri, Pastorino, Battaglia, Bonomo, Casellato, Chaouki, Culotta, Gianni Farina, Giachetti, Giulietti, Giuseppe Guerini, Iacono, Mosca, Moscatt, Nardella, Picierno, Scuvera, Vaccaro, Ventricelli, Alfreider».