• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/07342 SIMEONI, VACCIANO, FUCKSIA, MASTRANGELI - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico - Premesso che: la condizione dei trasporti in Italia è uno...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-07342 presentata da IVANA SIMEONI
giovedì 6 aprile 2017, seduta n.803

SIMEONI, VACCIANO, FUCKSIA, MASTRANGELI - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico - Premesso che:

la condizione dei trasporti in Italia è uno specchio della situazione in cui versa il Paese: il trasporto su gomma rimane predominante, con oltre due terzi del traffico merci terrestre ed il 92 per cento di quello passeggeri, sebbene sia in costante crescita il numero di persone, che ogni giorno prende il treno per ragioni di lavoro o studio. Tra il 2008 e il 2010, questo dato è aumentato dell'11,5 per cento; nel solo 2015, si è registrato un incremento del 2,4 per cento, ma, a fronte della crescita del numero dei pendolari, non è corrisposto un adeguato sistema di trasporto, anzi, i servizi vengono tagliati in maniera più che discriminatoria, con diseguaglianze significative tra le diverse regioni rispetto al numero di viaggiatori e alle condizioni dei servizi offerti;

sul territorio nazionale, a fronte di un'implementazione dei collegamenti ferroviari tra le principali metropoli, che vedevano 17 collegamenti giornalieri tra Roma e Milano nel 2007, si è passati agli attuali 63, a discapito del trasporto locale. D'altro canto, il trasferimento dei poteri sul servizio ferroviario locale alle Regioni senza indirizzi e controlli, nonché la riduzione delle risorse da parte dello Stato per far circolare i treni regionali tra il 2009 e il 2016 nella misura del 19,1 per cento, ha comportato in pochi anni la chiusura di oltre 1.120 chilometri di linee ferroviarie, tagli e aumenti dei biglietti;

i disservizi locali sono aumentati esponenzialmente e, con la sola eccezione di poche Regioni virtuose, che hanno investito nel trasporto locale, ad oggi vi sono circa 412 chilometri di rete ordinaria, che risulta "sospesa" per inagibilità dell'infrastruttura, come la Trapani-Palermo, la Gemona-Sacile, la Priverno-Terracina, la Bosco Redole-Benevento e la Marzi-Soveria Mannelli in Calabria; in Molise non esiste più un collegamento ferroviario con il mare. In tutto sono 1.532 chilometri di linee ferroviarie, su cui non esiste attualmente alcun servizio passeggeri;

la sfida fondamentale del trasporto ferroviario in Italia, tuttavia, evidenzia tutte le sue criticità al Sud e nelle città: al Meridione, invero, circolano meno treni regionali che nella sola Lombardia; dal 2010 quelli regionali si sono ridotti del 21,9 per cento, cui vanno sommati i tagli degli Intercity. L'evidenza delle differenze macroscopiche si manifesta, con prepotenza, comprando le corse quotidiane dei treni regionali in tutta la Sicilia, che sono appena 429 contro le 2.300 della Lombardia; inoltre, i treni sono più lenti e l'età media dei convogli al Sud è nettamente più alta: 20,3 anni rispetto ai 14,7 del Nord e ai 17,2 della media nazionale. Non va meglio nelle principali aree metropolitane, ove vivono 25 milioni di persone e si evidenzia il ritardo più forte in termini di dotazione di trasporto su ferro rispetto al resto d'Europa, dove si è sotto il 50 per cento rispetto alla media per metropolitane e tramvie, e al 51 per cento per le ferrovie suburbane. A Napoli, i treni della ex Circumvesuviana hanno subito un calo dell'offerta del 30 per cento, a fronte di un aumento dei passeggeri pari all'8 per cento, in concomitanza della riduzione delle risorse statali di oltre il 20 per cento. Non appare migliore la situazione nella Capitale, ove il treno Roma - Ostia Lido, da anni vince il premio come peggiore treno d'Italia: basti pensare che, nonostante serva quotidianamente oltre 100.000 pendolari, la frequenza dei treni è, nei fatti, inferiore al servizio Tav, che ha partenze con cadenza quasi ogni 10 minuti;

rimanendo nel trasporto urbano, la situazione risulta più che drammatica: il totale di chilometri di metropolitane in Italia è di 234,2, paragonabile a quella di singole città europee come Madrid (291,5 chilometri) e Londra (464,2 chilometri), Parigi (219,5 chilometri) e Berlino (147,5 chilometri), che, nonostante l'articolata rete metropolitana, propongono costantemente progetti di sviluppo per aumentare il numero di persone trasportate;

appare quindi chiaro, a fronte della condizione descritta, come inevitabilmente il trasposto ripieghi essenzialmente su gomma: il Sud è diventato in breve tempo territorio di conquista per le società di trasporto su bus, giacché non sussistono alternative valide per effettuare spostamenti su lunghe tratte, su strade e autostrade, che specialmente nel Meridione difettano dei ben noti problemi di viabilità;

preoccupante, infine, risulta essere anche la condizione del trasporto aereo, dove, lo Stato, a seguito delle operazioni di cessione della quota del 49 per cento della società Cai-Alitalia SpA alla compagnia Ethiad Airways degli Emirati Arabi Uniti, divenuta socio di maggioranza relativa, ha formalmente e di fatto perduto la propria compagnia aerea di bandiera; un'eccellenza tutta italiana negli anni addietro, che oggi, invece, pare essere penalizzata, in particolar modo nel mercato interno, a favore di compagnie low cost. Ed invero, sono diversi gli aeroporti locali che, purtroppo, non sono più serviti dall'Alitalia. Da ultimo, la decisione di interrompere, a partire dal 27 marzo 2017, tutti i voli tra la Calabria e gli scali di Roma, Milano e Torino, per un totale di 56 voli settimanali, marginalizzando ancora di più una Regione, che già deve affrontare plurimi problemi per quanto attiene alla viabilità e ai trasporti e lasciando, in tal modo, il sud Italia sempre più isolato;

considerato che:

il problema essenziale risulta essere quello di rimettere al centro la domanda di mobilità delle città e, in parallelo, proporre obiettivi di "sistema", capaci di dare risposta ai problemi di collegamento lungo le principali direttrici del Paese; poiché è nelle città che si assiste ai più gravi i problemi di congestione e dove si concentra oltre l'80 per cento della domanda di spostamenti delle persone in Italia;

la seconda priorità dovrebbe riguardare il trasporto merci, poiché solo con politiche di sistema si potrà ovviare all'assoluto predominio dell'autotrasporto, incentivando il servizio ferroviario merci e un efficiente cabotaggio navale, al fine di alleviare le condizioni di pericolosità delle strade italiane, aumentando, altresì, la sicurezza e la manutenzione delle strade, attraverso interventi, che pongano mano al degrado delle infrastrutture;

occorre, inoltre, aumentare l'efficienza e qualità del servizio ferroviario: dei 71 progetti programmati nel piano triennale dei trasporti 2017/2020, solo 2 riguardano il Sud, avallando in tal modo un'Italia a due velocità, con investimenti sempre maggiori per l'alta velocità e la progressiva riduzione dei treni Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza su tutte le altre direttrici nazionali, dove i tempi di viaggio sono rimasti fermi agli anni Ottanta, da realizzarsi tramite adeguamenti infrastrutturali, lungo le principali direttrici nazionali e recuperando il divario del Mezzogiorno, mediante il raddoppio dei binari lungo direttrici fondamentali, come nel caso della Palermo-Messina, dove ancora oggi i treni viaggiano su un unico binario;

è da sottolineare, infine, che le Regioni hanno investito pochissimo per potenziare il servizio ferroviario locale: in media la spesa per i pendolari non arriva allo 0,29 per cento dei bilanci delle Regioni, ma nel Lazio, in Sicilia, Veneto, Puglia si è ben al di sotto di questa cifra. Si continua a investire sull'alta velocità, relegando le risorse residue agli interventi nelle città e per il potenziamento delle linee ferroviarie al Sud, quando i numeri indicano che gli interventi dovrebbero andare in tutt'altra direzione: 160.000 passeggeri sulle Frecce, 25.000 su Italo, 40.000 su Intercity, oltre 2.800.000 sui treni regionali, 2.650.000 sulle metropolitane;

non da ultimo, il problema degli aeroporti minori, ove la compagnia, che dovrebbe, ancora, essere di bandiera ha disertato o se ne è completamente disinteressata;

le spaventose discrepanze tra le esperienze italiane ed europee, confermano unicamente come solo un forte investimento nelle città e nel trasporto pubblico possa essere capace di creare delle vere alternative al trasporto su gomma, e cambiare il disastroso scenario della mobilità italiana,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

se, nell'ambito delle rispettive attribuzioni, non intendano intraprendere alcuna azione ispettiva, volta ad accertare l'effettiva condizione della viabilità e della mobilità su tutto il territorio nazionale, ivi compreso il sistema dei trasporti locale;

se, nell'ambito delle proprie attribuzioni, non intendano intraprendere tutte le misure, anche di tipo economico, al fine di ovviare alla drammatica situazione descritta, con particolare riguardo ai noti problemi di collegamento nel Meridione e nelle Isole.

(4-07342)