• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00057 udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2014, nonché sullo stato dell'economia e della finanza...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00057presentato daPINI Gianlucatesto diMercoledì 19 marzo 2014, seduta n. 193

La Camera,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2014, nonché sullo stato dell'economia e della finanza pubblica,
premesso che:
le bozze di conclusioni del prossimo Consiglio europeo, come del resto quasi tutti i testi delle conclusioni dei Consigli europei, contengono ampi riferimenti ai concetti di «crescita» di «sviluppo» e di «occupazione», di «investimenti» e addirittura di «rinascita industriale», nelle parti di enunciazione e di scenario, ma al momento della trasformazione in impegni la terminologia comunitaria si esprime esclusivamente attraverso raccomandazioni della Commissione agli Stati in merito alla sostenibilità delle finanze pubbliche e di rispetto del Patto di stabilità, del rigore, e di politiche di rientro dal debito stabilite dal fiscal compact cadenzato a ritmi insostenibili anche per economie floride;
dall'inizio della crisi economica nel 2007 sono stati persi più di 700 mila posti di lavoro, con un ritmo che è cresciuto ancora per tutto il 2013 nonostante le istituzioni politiche e finanziarie abbiano annunciato una ripresa. Una «perdita di posti continua e ininterrotta» che procede «a ritmi sostenuti» sostiene l'osservatorio industria della CISL, aggiungendo che «il calo di occupazione non riguarda più il solo settore manifatturiero, ma si è allargato all'edilizia ed al terziario, che aveva ben tenuto negli anni precedenti»;
ci sono oltre 160 tavoli di crisi aperti al Mise, molti dei quali per aziende storiche e settori strategici, dall'elettronica al tessile, dalla chimica all'elettrodomestico, dal siderurgico fino all'automotive, un elenco che non appare destinato a contrarsi, e che coinvolge al momento circa 120.000 lavoratori;
i posti di lavoro persi in Europa nello stesso periodo sono invece oltre 5 milioni, ma non in maniera uniforme nei diversi Paesi. In Germania, Regno Unito, Austria, Belgio, l'occupazione aveva sì registrato una battuta d'arresto nel 2009, ma è tornata ad aumentare dal 2010, come riflesso della ripresa dell'economia;
secondo i dati, dell'osservatorio della crisi del Sole24Ore, nel 2012 si sono registrate nel nostro Paese 12.442 istanze di fallimento, più di mille al mese, 34 al giorno. Ma la media giornaliera è salita a 43 nei primi mesi del 2013. In termini assoluti, le 4.218 istanze presentate tra gennaio ed aprile 2013, gli ultimi dati disponibili, si sommano ai 45.280 fallimenti registrati fra 2009 e 2012, per un totale che sfiora le 50 mila crisi di impresa;
né l'Unione europea nel suo complesso né gli Stati nazionali nella loro concezione tradizionale sono stati capaci di fornire risposte efficaci e tempestive all'emergenza economica ed occupazionale, tanto che appare necessario sperimentare nuove dimensioni di intervento, proponendo la possibilità di attuare strumenti mirati su aree geografiche ed economiche omogenee;
accanto alla crisi economica, sta emergendo una sempre più forte emergenza legata alla sicurezza urbana. A fronte di un numero di crimini in aumento, gli investimenti per la sicurezza negli ultimi cinque anni sono stati ridotti di oltre 4 miliardi di euro e gli operatori della polizia di Stato sono passati dai 103 mila del 2003 ai 94 mila del 2013; il Governo italiano sta portando avanti un progetto di taglio delle risorse e dei presidi della polizia di Stato, di tutte le specialità, sul territorio nazionale, alcune tra l'altro, come la polizia postale, di importanza crescente in ragione della sfida del crimine cibernetico. La razionalizzazione dei presidi stride con la necessità di aumentare e potenziare il livello di sicurezza sul territorio, soprattutto in quelle province caratterizzate da una forte presenza di criminalità organizzata e con i maggiori indici di crimini consumati; il progetto non fa alcun riferimento a come sarà garantita la sicurezza dei cittadini laddove saranno soppressi i presidi di polizia;
le turbolenze in atto nel Nord Africa dal 2011, inoltre, non accennano a diminuire, privando il nostro Paese e l'intera Unione europea di importanti partner nel controllo dei flussi migratori illegali diretti dall'Africa Sub-Sahariana verso il nostro continente, che non sono destinati a scemare d'intensità nei prossimi anni, considerati anche il forte squilibrio demografico ed i differenziali di reddito esistenti tra le due sponde del Mediterraneo, mentre permane l'esigenza di proteggere lo spazio Schengen. Ciò nonostante, i partner comunitari del nostro Paese lesinano gli aiuti e la collaborazione operativa necessaria ad assicurare l'impermeabilità delle frontiere comuni, al punto che il dispositivo FRONTEX è tuttora di dimensioni simboliche;
è in atto ai confini orientali dell'Unione europea una crisi internazionale complessa e dagli esiti imprevedibili, che ha già comportato una mutilazione territoriale di fatto dell'Ucraina, ormai prossima alla firma un accordo di associazione con l'Unione europea, mentre persistono gravi tensioni, che la diplomazia internazionale cerca di raffreddare, anche con il ricorso allo strumento delle sanzioni, malgrado questo possa indurre un irrigidimento delle posizioni;
si protraggono altresì in Sud America gli scontri connessi alle proteste della piazza venezuelana contro il Governo del Presidente Maduro, che paiono tuttavia non aver attratto l'attenzione di nessuna cancelleria europea. Latita anche il servizio esterno dell'Unione;
le comunicazioni odierne del Presidente del Consiglio, e gli impegni che assume in questa sede nei confronti del Parlamento, riguardano aspetti strettamente connessi: infatti nessuna misura di politica economica tra quelle annunciate dal Governo può essere attuata senza una negoziazione in sede comunitaria di deroghe al Patto di stabilità e agli impegni assunti con il fiscal compact. Tali negoziazioni sono oggi finalmente perseguibili con successo nell'ambito del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea, di cui le comunicazioni odierne sono occasione di confronto programmatico,

impegna il Governo:

nell'ambito dei piani di spending review, a rivedere il progetto di razionalizzazione che impone un drastico taglio ai presidi e alle sezioni della polizia di Stato, inclusa la polizia postale, in un momento in cui al contrario andrebbe rafforzata l'attività di controllo e prevenzione per fronteggiare l'emergenza immigrazione ed una criminalità sempre più insidiosa e capillare, attiva anche nella sfera cibernetica;
ad adottare come principale misura programmatica del semestre europeo a presidenza italiana la revisione urgente dei vincoli derivanti dalla governance economica europea, compresi il Patto di stabilità e crescita ed il fiscal compact, sottoponendoli ad un confronto democratico e al voto popolare, al fine di graduare tali vincoli alla luce della necessità di attuare investimenti in materia di rischio idrogeologico, edilizia scolastica, sicurezza, ripresa industriale, promozione dell'occupazione;
a proporre in sede comunitaria, durante il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea una revisione dei trattati al fine di consentire, in seno all'Unione europea, la creazione di aree omogenee su base storica, culturale e sociale, indipendentemente dall'appartenenza statale delle stesse, che possano essere interlocutore diretto dell'Unione europea ed agire come realtà unitarie sul piano interno ed internazionale;
ad attuare una revisione della declinazione interna del Patto di stabilità e crescita, cambiando radicalmente l'approccio nei confronti degli enti locali e territoriali, rapportando i vincoli al grado di virtuosità degli enti, con meccanismi premiali per le amministrazioni virtuose e imponendo vincoli inderogabili per gli enti in dissesto collegando qualunque intervento statale per il risanamento a programmi precisi di ripianamento;
ad esigere nell'ambito degli organismi competenti dell'Unione europea una politica di più fattiva cooperazione e condivisione degli sforzi del nostro Paese, che fronteggia praticamente da solo, se si eccettua la presenza del debole dispositivo di FRONTEX, i flussi migratori illegali provenienti dalla sponda meridionale del Mediterraneo;
a sviluppare nell'ambito delle sedi internazionali competenti un'iniziativa politica efficace, che contribuisca al raffreddamento delle tensioni interne all'Ucraina e del contenzioso tra le locali autorità e quelle della Federazione russa, con l'obiettivo di raggiungere un compromesso ragionevole tra le parti, che non mortifichi l'autodeterminazione di nessuno: degli ucraini che vogliono avvicinarsi all'Occidente e dei crimeani che desiderano invece riunirsi alla Russia, evitando di aggravare le sanzioni oltre il punto di rendere impossibile qualsiasi negoziato;
a sensibilizzare le autorità europee e tutti i fori internazionali competenti circa la necessità di dare uno sbocco alla grave crisi politica apertasi in Venezuela.
(6-00057) «Gianluca Pini, Guidesi, Prataviera, Giancarlo Giorgetti, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Rondini».