• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/11175    nel programma nazionale di riforme allegato al Def 2017, al capitolo «concessioni demaniali» viene indicato che il gettito derivante dai canoni di concessione demaniali si aggira intorno...



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-11175presentato daPAGLIA Giovannitesto diMercoledì 19 aprile 2017, seduta n. 781

   PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   nel programma nazionale di riforme allegato al Def 2017, al capitolo «concessioni demaniali» viene indicato che il gettito derivante dai canoni di concessione demaniali si aggira intorno ai 670 milioni di euro: numeri che appaiono modesti in relazione al giro d'affari dei settori coinvolti, nonostante sia da tempo all'ordine del giorno del Governo un intervento per far salire gli introiti dai canoni di concessione per le casse dello Stato e degli enti locali, ma senza risultati significativi;
   nel medesimo documento l'Esecutivo conferma l'obiettivo di voler effettuare una revisione sistematica delle concessioni demaniali, al fine di valorizzare la redditività degli asset pubblici ed individuare possibili strategie di recupero di efficienza, eventualmente intervenendo sulla normativa vigente, secondo obiettivi di medio-lungo periodo che contemplerebbero l'apertura e la contendibilità del mercato, assicurando nel contempo un uso rispondente all'interesse pubblico del bene affidato in concessione;
   la tutela della proprietà dei beni demaniali, per conto dello Stato è esercitata dall'Agenzia del demanio le cui competenze amministrative e tecniche coprono sostanzialmente, per missione istituzionale, tutta la catena del valore immobiliare, incluso quello idrico, che a sua volta comprende il patrimonio pubblico minerario indisponibile delle regioni, al quale afferiscono le acque minerali e termali;
   dall'analisi dei dati contenuti nel Def 2017 emerge che le 307 concessioni di sfruttamento per le acque minerali attive, relative al 2015, hanno generato un gettito per l'erario pari a circa 18 milioni di euro, nonostante il relativo fatturato sfiori nel nostro Paese i 2,5 miliardi di euro. Nello stesso documento viene riportato che: «Sulla base delle caratteristiche degli sfruttamenti, assumendo l'applicazione da parte di tutte le Regioni di un canone calcolato secondo i parametri massimi definiti nelle linee guida del 2006, il patrimonio italiano di acque minerali avrebbe generato introiti più che doppi rispetto a quelli effettivamente registrati»;
   nel quadriennio 2017-2020 giungeranno a scadenza 52 concessioni, per un controvalore di canoni di circa 3,5 milioni di euro (pari al 21 per cento degli introiti derivanti dalle concessioni ancora attive) –:
   a quali società facciano attualmente riferimento le concessioni ancora attive di sfruttamento per le acque minerali e quali siano il gettito, dettagliato per società e singola annualità, del relativo canone dalle stesse corrisposto ed il volume di estrazione. (5-11175)