• Testo MOZIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.1/01614    premesso che:     il virus dell'immunodeficienza umana (Hiv, Human Immunodeficiency Virus) è l'agente responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) e...



Atto Camera

Mozione 1-01614presentato daBINETTI Paolatesto diMercoledì 26 aprile 2017, seduta n. 784

   La Camera,
   premesso che:
    il virus dell'immunodeficienza umana (Hiv, Human Immunodeficiency Virus) è l'agente responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) e si tratta di un retrovirus del genere lentivirus, caratterizzato dal dare origine a infezioni croniche scarsamente sensibili alla risposta immunitaria; infezioni che evolvono lentamente, ma progressivamente e, se non trattate, possono avere un esito fatale;
    in base alle conoscenze attuali, l'Hiv è suddiviso in due ceppi: Hiv-1 e Hiv-2, il primo prevalentemente localizzato in Europa, America e Africa centrale; mentre il secondo, l'Hiv-2, invece, si trova per lo più in Africa occidentale e Asia;
    ricordando che la sua trasmissione può avvenire per via sessuale, ematica e verticale (madre-figlio), ma la più diffusa (85 per cento) è quella sessuale, seguita dal contatto con sangue o emoderivati infetti; mentre la trasmissione verticale può avvenire sia durante la gravidanza, per passaggio transplacentare (20-40 per cento), sia durante il parto (40-70 per cento) e infine nell'allattamento (15-20 per cento);
    all'inizio dell'epidemia, circa 35 anni fa, l'Aids ha fatto nel mondo 35 milioni di morti e 70 milioni di contagiati;
    attualmente, si osserva un aumento dell'età media, al momento della diagnosi di infezione, si è passati negli ultimi 20 anni dai 26 anni per i maschi e 24 anni per le femmine del 1985 a, rispettivamente, 39 e 36 anni nel 2015. Tra le nuove diagnosi di infezione da Hiv, la proporzione di stranieri è aumentata dall'11 per cento del 1995 a un massimo di 32,9 per cento nel 2006; nel 2015 è stata del 28,8 per cento con un numero assoluto di casi pari a 991;
    i casi di Aids registrati in Italia nel 2015 sono stati circa 789, pari a un'incidenza di 1,4 per 100.000 residenti, e i casi di prevalenza ammontano a 23.385 nel 2013 (ultimi dati disponibili). Analizzando l'andamento temporale delle notifiche di Aids, si è passati da un caso del 1982 (il primo noto in Italia) ai 5.653 del 1995, con una crescita che è stata costante fino alla metà degli anni novanta. Dal 1996 si è assistito ad una riduzione dei nuovi casi, dapprima molto rapida e dal 2001 meno marcata. Rapportando i nuovi casi sulla popolazione residente (tassi di incidenza), le regioni più colpite nel 2010 sono state nell'ordine: Toscana, Lazio, Liguria, Lombardia ed Emilia-Romagna, con un gradiente Nord-Sud nella diffusione della malattia essendo meno colpite le regioni meridionali e insulari;
    nel biennio 2012-2013 si stima che in Italia i decessi annuali con Aids sono stati circa 645 (ultimi dati disponibili); complessivamente nel periodo 1983-2013 i decessi sono stati oltre 43 mila, con un andamento temporale simile a quello dei nuovi casi, ma il decremento dalla seconda metà degli anni novanta è stato molto più marcato per merito dell'introduzione della terapia antiretrovirale. Si è così passati dai primissimi decessi del 1983 ai 4.582 del 1995, con una crescita costante, dopo di che si è avuta una forte diminuzione fino ai valori attuali;
    il calo dei nuovi casi e dei decessi non è l'unico fenomeno che si è registrato nell'ultimo decennio. Vi sono stati numerosi altri cambiamenti che si sono potuti osservare grazie all'esistenza di sistemi di sorveglianza nazionali, regionali e provinciali dell'infezione da Hiv (cioè dello stato di sieropositività) che si affiancano a quelli della malattia conclamata (Aids). Tramite questi sistemi di monitoraggio epidemiologico, che operano con procedure rispettose della privacy, è stato possibile riconoscere con tempestività i cambiamenti che si sono verificati negli ultimi anni nelle caratteristiche di diffusione dell'Hiv e la maggior durata dello stato di infezione pre-Aids in seguito all'introduzione di nuove terapie farmacologiche;
    i cambiamenti principali nella diffusione dell'Hiv si possono così riassumere: riduzione dei nuovi casi (casi incidenti), riduzione dei decessi ed aumento dei casi viventi totali (casi prevalenti). Questi fenomeni sono dovuti solo in minima parte alla riduzione di nuove infezioni da Hiv (si sono stabilizzate negli ultimi anni), ma sono da mettere in relazione alla diffusione di nuove terapie farmacologiche ad alta efficacia, con conseguente aumento del tempo trascorso tra inizio della sieropositività e comparsa della malattia;
    nel 2008 è stato istituito il sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv; le regioni si sono successivamente uniformate raggiungendo, nel 2012, la copertura completa del territorio italiano. Tuttavia, allo stato attuale, il registro delle nuove diagnosi di Hiv e il registro nazionale dell'Aids non sono unificabili, né compatibili, in quanto il flusso informativo, la scheda di raccolta dati e l'identificativo individuale sono diversi;
    il vero problema, attualmente, è che oltre la metà delle nuove diagnosi avviene molto tempo dopo l'avvenuta infezione, quando essa ha creato danni importanti al sistema immunitario degli individui, tali da consentire la comparsa di infezioni e tumori talvolta letali. Ed, infatti, basti considerare come, negli ultimi anni, sia aumentata la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato, ignorando la propria sieropositività; pertanto, diminuiscono sensibilmente le probabilità di risposta positiva alle cure. Nel 2014, l'emersione dello stato di sieropositività al virus dell'Hiv è avvenuto principalmente per cause diverse dall'accesso volontario al test dell'Hiv; nello specifico, nel 26,4 per cento dei casi il test Hiv è stato eseguito per la presenza di sintomi correlati all'Hiv, e nel 12,9 per cento dei casi in seguito ad accertamenti per altra patologia o alla diagnosi di un'infezione sessualmente trasmessa; è un dato, ormai, sempre maggiormente confermato quello che riguarda la scoperta tardiva del proprio stato di sieropositività;
    a settembre 2016 è stato sottoscritto dagli Stati della regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità, l’« Action plan for the health sector response to Hiv in the Who European Region», sulla base delle evidenze che indicano una ripresa dell'infezione nell'area di pertinenza e che impegna i Paesi a dotarsi di strumenti e risorse per contrastare l'infezione; sulla base di tale documento, è stato presentato il «Piano nazionale di interventi contro Hiv e Aids» valido per il triennio 2017-2019, da pochi giorni inviato dal Ministero della salute alle regioni per essere esaminato in sede di Conferenza Stato-regioni;
    le terapie antiretrovirali hanno permesso di controllare la malattia, ma non tutti nel mondo hanno uguale possibilità di accedervi: solo 17 milioni di persone, che è comunque il doppio di quanti erano in cura nel 2010 (dati rapporto Unaids, Conferenza di Durban 2016); si registra, in Italia, una aumentata sopravvivenza dei sieropositivi e dei malati di Aids, grazie alla terapia antiretrovirale ad alta efficacia, che ritarda sensibilmente la comparsa di sintomi, allunga anche di molto la sopravvivenza e, soprattutto, migliora la qualità della vita dei pazienti con Aids conclamato. Delle circa 4.000 nuove diagnosi di infezione registrate ogni anno, oltre la metà è diagnosticata quando l'infezione è già in uno stadio avanzato. Un dato, quest'ultimo, che non accenna a diminuire nonostante ormai si sappia, ma evidentemente non abbastanza, quali comportamenti preventivi sia necessario tenere; secondo l'ultimo rapporto dell'Istituto superiore di sanità, nel 2015, sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a un'incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da Hiv ogni 100.000 residenti;
    ma è soprattutto attraverso la prevenzione che si possono evitare i danni da Hiv prima e da Aids dopo; questo richiede intense campagne informative che raggiungano soprattutto i più giovani, ma non solo loro se si tiene conto dell'aumento dell'età nella insorgenza della malattia; prevenzione e trattamento permetterebbero di abbattere anche la spesa dello Stato, appesantita dal costo altissimo dei farmaci antiretrovirali, fra i più cari per la sanità pubblica. La prevenzione è fondamentale, anche perché la circostanza che vede la malattia diagnosticata in stato avanzato determina la circolazione di persone infette che possono aver trasmesso l'Hiv in modo inconsapevole, accrescendo così il numero totale dei contagiati;
    oltre alla prevenzione, quindi, la diagnosi precoce permette di controllare la malattia e di ottenere i migliori risultati possibili con le nuove cure disponibili. È pertanto necessario perseguire l'obiettivo di incrementare il sostegno alle persone con infezione da Hiv (riduzione dello stigma), sensibilizzare le persone ad eseguire il test per l'Hiv (prevenire nuovi casi) e, non ultimo, supportare le persone che tutti i giorni lavorano e studiano in questo ambito della medicina;
    il sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e il sistema di sorveglianza dei casi di Aids costituiscono due basi di dati che vengono permanentemente aggiornate dall'afflusso continuo delle segnalazioni inviate al centro operativo Aids (Coa) dell'Istituto superiore di sanità (Iss) con l'obiettivo di avere un quadro aggiornato della frequenza e della distribuzione dei casi ossia quanta gente viva con l'Hiv e quante persone raggiungano lo stadio dell'Aids in Italia;
    nel mese di dicembre 2016, il Ministero della salute ha predisposto il piano nazionale contro l'Aids, sul quale ha espresso il parere il Consiglio superiore di sanità per poi passare al vaglio delle regioni per l'avallo definitivo e la concreta applicazione sul territorio. Tale piano si compone di una serie di obiettivi tra cui: la messa a punto e la realizzazione di modelli di intervento per ridurre il numero delle nuove infezioni; facilitare l'accesso al test per far emergere il sommerso; garantire a tutti l'accesso alle cure; favorire il mantenimento in cura dei pazienti diagnosticati e in trattamento; migliorare lo stato di salute e di benessere delle persone che vivono con Hiv e Aids; coordinare i piani di intervento sul territorio nazionale; tutelare i diritti sociali e lavorativi delle persone che vivono con Hiv e Aids; promuovere la lotta allo stigma; promuovere l'informazione e il coinvolgimento attivo delle popolazioni a rischio,

impegna il Governo:

1) a prevedere specifici interventi di prevenzione, incluse campagne informative riguardanti le modalità di trasmissione dell'Hiv, adattandole all'età, alla cultura e agli stili di vita delle persone a cui si potrebbero riferire;
2) ad avviare campagne informative preventive, rivolte soprattutto alle popolazioni maggiormente vulnerabili all'Hiv per diffondere la cultura e la conoscenza delle patologie sessualmente trasmesse, ma anche per educare alle buone pratiche e alla prevenzione;
3) a promuovere iniziative di informazione e comunicazione sia verso i cittadini che nei confronti della classe medica affinché sia garantito il rispetto delle linee guida sulla gravidanza per quanto riguarda il test dell'Hiv;
4) ad assumere iniziative per incentivare la diffusione dei test atti a diagnosticare i virus dell'Hiv e dell'Hcv, favorendo un ulteriore, nuovo percorso finalizzato a consentire l'effettuazione di tali test anche al di fuori degli attuali, specifici contesti sanitari;
5) ad intraprendere le opportune iniziative di competenza per addivenire all'unificazione dei due sistemi di sorveglianza Hiv e Aids, con implementazione di una scheda di segnalazione, uniforme per tutte le regioni, da impiegare sia per la prima diagnosi di Hiv, che per la prima diagnosi di Aids;
6) ad assumere iniziative volte a reperire adeguate risorse per l'avvio del piano e per l'attuazione delle innovazioni contenute nel «Piano nazionale di interventi contro l'Hiv e l'Aids», che devono essere portate a compimento nel più breve tempo possibile.
(1-01614) «Binetti, Buttiglione, Cera, De Mita, Pisicchio».