• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00239 esaminato il Documento di economia e finanza 2017 e preso atto dei pareri espressi dalle commissioni permanenti e delle osservazioni e condizioni da queste formulate,...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00239 presentata da LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI
mercoledì 26 aprile 2017, seduta n.812

Il Senato,
esaminato il Documento di economia e finanza 2017 e preso atto dei pareri espressi dalle commissioni permanenti e delle osservazioni e condizioni da queste formulate,
premesso che :
l'agenzia statunitense Fitch ha abbassato da BBB+ a BBB con outlook stabile il rating sovrano dell'Italia;
i tre fattori negativi principali che hanno determinato tale ribasso sono gli aumentati rischi politici per il Governo considerato «debole e instabile», la debolezza delle banche italiane, sulle quali gravano gli oltre 200 miliardi di crediti deteriorati e la mancata riduzione del debito pubblico;
il declassamento di Fitch influisce negativamente sia sulle prospettive macroeconomiche sia sulle prospettive di finanza pubblica rendendo, in sostanza, gli obiettivi che il DEF pone per i prossimi anni non credibili;
considerato che:
il nostro Paese ha un duplice obiettivo ovvero assicurare il graduale consolidamento delle finanze pubbliche e mettere in campo politiche a favore della crescita anche attraverso le necessarie riforme strutturali, che tuttavia stentano a decollare concretamente come una spending review sulla spesa improduttiva e misure di liberalizzazione dei mercati realmente in favore dei cittadini;
il Documento di economia e finanza 2017 prevede un incremento del PIL pari all'1,1 per cento per l'anno in corso, dell'1,0 per cento per ciascuno degli anni 2018 e 2019, dell'1,1 per cento per il 2020, mentre un confronto tra le previsioni di crescita recate nel DEF 2017 e quelle elaborate dai principali istituti di ricerca nazionali e internazionali mette in evidenza una crescita del PIL tra 0,9-1,1 punti percentuali, lievemente inferiore, nella media, rispetto a quella del Governo;
l'Italia, dunque, con un tasso di crescita fra i più bassi d'Europa, registra una ripresa economica ancor fragile che avrebbe bisogno di essere sostenuta con maggiori investimenti, con politiche del mercato del lavoro e nuovi strumenti capaci di produrre occupazione stabile, non drogata da incentivi, con politiche mirate ai giovani ma che non dimentichino coloro che, non più giovani ma troppo giovani per l'accesso alla pensione, sono stati posti al di fuori del mercato del lavoro, con l'approvazione delle riforme strutturali necessarie, fra cui la riforma della giustizia civile; La auspicata ripresa, poi, non può prescindere dalla diminuzione del pressante carico fiscale che il DEF evidenzia dal 42,9 per cento del 2016 al troppo ottimistico 42,4 per cento del 2020, con un livello minimo del 42,3 per cento nel 2017, che appare sempre troppo elevato;
il carico fiscale resta troppo elevato per cittadini e imprese e incide inevitabilmente sullo sviluppo della nostra economia con riflessi sul mercato del lavoro;
le proiezioni contenute nel DEF relative al mercato del lavoro che prevedono una diminuzione del tasso di disoccupazione, ora situato all'11,7 per cento, in calo al 11,5 nel 2017 e sino al 10,2 nel 2020 (posizionandosi al termine del periodo al 10 per cento, rispetto al 10,2 del quadro tendenziale), appaiono quindi troppo ottimistiche nel confronto con quelle formulate dalla Commissione europea nel Winter Forecast del febbraio 2017, che prospetta come il tasso di disoccupazione in Italia sia destinato a rimanere sopra l'11 per cento nei prossimi anni, anzi a salire al 11,6 già dal 2017. In questo scenario complesso e difficile, non sarà certamente di aiuto la recente abrogazione dell'istituto del lavoro accessorio, di cui al decreto-legge n. 25 del 2017 voluta dal Governo "ufficialmente" per contrastare l'abuso di tale istituto, ufficiosamente e nei fatti per evitare un ennesimo confronto referendario che avrebbe visto la maggioranza di governo nuovamente sconfitta, nonostante in molti segmenti del mercato del lavoro tale fattispecie appare, anche secondo il parere reso dall'11a Commissione lavoro che auspica la rapida adozione di una nuova disciplina per la regolazione di tale fattispecie di lavoro, la più adeguata per far emergere forme di lavoro sommerso;
sotto il profilo del carico fiscale non si può sottacere il peso enorme che grava sui consumatori rappresentato dalle clausole di salvaguardia che a legislazione vigente sono pari ad una maggiore IVA e accise per 66 miliardi nel triennio 2018-2020;
e appare non più credibile l'intero impianto del DEF nel momento in cui il recente decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, all'articolo 9 prevede, non già la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia come ci si sarebbe aspettato per ridare fiducia ai mercati e come assicurato in termini chiari dal Ministro dell'economia e delle finanze in audizione innanzi alle Commissioni bilancio del Parlamento, ma la semplice rimodulazione degli aumenti con l'aliquota del 10 per cento che sale al 12 per cento e quella del 22 per cento che sale sino al 25,4 per cento per poi tornare al 25 per cento stabile dal 2021, non curandosi degli effetti depressivi sui consumi e dunque dei riflessi negativi anche sull'occupazione che ad essi è legata;
la crisi economica, determinando un consistente aumento delle persone in stato di povertà, ha causato, in conseguenza, un parallelo aumento delle diseguaglianze sociali a discapito dei nuclei familiari anche numerosi;
considerato poi che:
l'Italia ha aumentato il suo debito-PIL di mezzo punto nel 2016, portandolo al 132,6 per cento; il debito, a differenza di quanto stimato nel quadro programmatico del DEF, che nel 2020 prevede un debito-PIL al 125,7 per cento, segnerà, secondo gli analisti, una curva ben più alta che già nell'anno in corso potrebbe arrivare al 132,7 per cento;
il debito italiano continua ad essere troppo elevato nonostante la politica monetaria operata dalla BCE con le ingenti immissioni monetarie (Quantitative easing);
la correzione del rapporto deficit-PIL contenuta nel DEF al 2,3 per l'anno 2017 non può ritenersi verosimile in considerazione del fatto che il raggiungimento di detto parametro richiederebbe la messa in campo di misure strutturali (allo stato inesistenti, pari a 0,2) richieste dall'UE per evitare l'apertura di procedure per disavanzo eccessivo;
la ricapitalizzazione delle banche in crisi rappresenta un intervento pubblico di sostegno che, oltre a non aver operato in maniera strutturale ovvero efficace, ha sottratto alle finanze pubbliche ingenti risorse (20 miliardi) che ben potevano essere impiegate in altri comparti deficitari;
considerato, inoltre, che:
la fine del governo Renzi, dovuta alla vittoria del "no" al referendum costituzionale dello scorso mese di dicembre, ha avuto, tra le altre conseguenze, la nascita e il successivo insediamento del Governo in carica che, nonostante la proclamata continuità con il precedente, è ritenuto da tutti gli analisti "provvisorio" e, pertanto, incapace di attuare le necessarie politiche economiche e le riforme strutturali necessarie all'Italia nel medio e lungo termine;
considerato, infine, che:
le risorse previste per le spese di immigrazione, ammontanti ad oltre 4,2 miliardi di euro al netto dei contributi UE, gravando pesantemente sul bilancio italiano, potrebbero compromettere seriamente la salvaguardia delle finanze sovrane;
preso atto che:
l'Italia ha un'ampia e diversificata capacità produttiva dovuta alla presenza capillare sul territorio di innumerevoli piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto connettivo e vitale del Paese;
le misure frammentarie di sostegno ai consumi (bonus) fin qui portate avanti dal Governo non hanno garantito la crescita dell'economia così come il ricorso al deficit;
occorre, al contrario, un piano strategico di investimenti;
occorre, altresì, da una parte porre un argine ad ogni forma di spreco di denaro pubblico, ivi inclusi i compensi erogati dalla RAI e, dall'altra, stanziare adeguate risorse per il comparto sanità, in generale, e in particolare per i pazienti affetti da gravi patologie e per il personale che frequenta i corsi Ecm e/o per i medici specializzandi che attendono il finanziamento delle borse di studio dalla fine degli anni Ottanta;
le riforme fin qui approvate, per esempio il Job Act e la Buona scuola, non hanno conseguito le mirabolanti aspettative annunciate dal Governo ma, al contrario, si sono dimostrate limitative dei diritti dei lavoratori e hanno inficiato la qualità delle prestazioni,
impegna il Governo:
a ridurre concretamente la pressione fiscale al di sotto del 40 per cento attraverso un programma certo di spending review che contempli anche la soppressione degli enti inutili e il taglio effettivo degli sprechi;
a sterilizzare definitivamente le clausole di salvaguardia come modificate dall'articolo 9 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, che prevedono aumenti delle aliquote IVA e accise sui carburanti, prevedendo, ove possibile, una complessiva diminuzione delle imposte indirette al fine di rilanciare i consumi;
a chiarire, relativamente ai fondi per l'immigrazione, l'effettivo ammontare della spesa complessiva sostenuta direttamente dall'Italia e le relative fonti di copertura, al netto dei contributi UE, prevista per il 2017 e che, secondo i dati riportati nel DEF in esame varia da 4,2 (scenario costante) a 4,6 miliardi (scenario di crescita), nonché a chiarire la provenienza e l'ammontare effettivo delle risorse per le spese mediche sostenute e da sostenere nel corso del 2017 per far fronte all'emergenza migranti;
a incentivare la capitalizzazione delle imprese ovvero prevedere la possibilità per le imprese medesime di dedurre dal reddito netto una congrua percentuale degli utili reinvestiti o dei nuovi capitali investiti in azienda dai soci;
a prevedere la rivisitazione dei criteri e delle modalità di ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario delle università italiane, allo scopo di accelerare il processo di riequilibrio delle università statali e al fine di alleggerire il peso della contribuzione studentesca tenuto conto della primaria esigenza di assicurare la copertura delle spese fisse di personale di ruolo entro i limiti della normativa vigente;
a prevedere misure volte ad assicurare una effettiva riduzione del cuneo fiscale sul lavoro;
a prevedere misure volte ad assicurare una effettiva equità del settore previdenziale nonché a favorire una maggiore incentivazione fiscale delle forme di previdenza complementare;
a rendere effettive le risorse necessarie per gli investimenti a favore delle politiche del lavoro per gli under 35 nonché misure in favore dei lavoratori e delle lavoratrici maggiori di 50 anni, privi dei requisiti di accesso alla pensione, che sono stati posti al di fuori del mercato del lavoro;
a prevedere una nuova disciplina per la regolazione del lavoro accessorio che allo stato appare la più adeguata per far emergere forme di lavoro sommerso;
a potenziare le risorse necessarie per le politiche a favore della lotta alla povertà;
a promuovere in sede comunitaria una politica per la crescita dell'economia in un'ottica di maggiore, se necessaria, flessibilità;
a porre in essere ogni iniziativa atta a far risalire il rapporto tra investimenti e PIL;
a porre in essere una politica di sostegno alle famiglie che incoraggi la natalità anche attraverso una riduzione mirata dell'IRPEF nei confronti dei nuclei familiari nonché a confermare il riconoscimento delle misure di cui all'articolo 4, comma 24, lettera b), della legge 28 giugno 2012, n. 92, come integrato dall'articolo 1, comma 357, della legge 11 dicembre 2016, n. 232;
a valutare, anche attraverso una riforma complessiva delle norme relative alla disciplina del "secondo pilastro", l'individuazione di nuove fonti di finanziamento aggiuntive a quelle stanziate per il FSN, che consentano di garantire concretamente l'universalità del SSN e un più efficiente ed equo accesso alle prestazioni sanitarie stabilite dai LEA, definendo nuovi modelli di governance e disciplinando efficaci sinergie tra pubblico e privato;
ad assicurare, in ambito sanitario, l'effettiva erogazione di servizi a vantaggio e tutela dei malati, in particolare stomizzati, incontinenti e malati terminali e gravi, nonché le misure a tutela di coloro che assistono un familiare con disabilità o patologie gravi;
ad assicurare la corresponsione degli emolumenti dovuti ai medici specializzandi degli anni Ottanta e Novanta e per i corsi Ecm, a tutti gli operatori sanitari;
ad assicurare la disponibilità delle risorse necessarie all'attivazione dei corsi di specializzazione per le professioni sanitarie non mediche, e in particolare per i farmacisti, e consentire a tutti i professionisti del settore di completare il proprio percorso formativo e la possibilità di accedere ai concorsi pubblici del Servizio sanitario nazionale;
a predisporre una nota ovvero una programmazione esemplificativa del parere reso dall'Avvocatura di Stato sui compensi agli artisti corrisposti dalla RAI che chiarisca i meccanismi di determinazione delle retribuzioni;
a prevedere e stanziare effettive risorse da destinare alla ricerca;
a prevedere un piano strategico di investimenti mirati a promuovere la ripresa dell'economia e la crescita del Paese.
(6-00239)
D'AMBROSIO LETTIERI, BRUNI, DI MAGGIO, LIUZZI, PERRONE, TARQUINIO, ZIZZA.