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Atto a cui si riferisce:
C.1/01617    premesso che:     la legge n. 157 del 1992, all'articolo 4, comma 6, dispone che «Le regioni emanano norme in ordine al soccorso, la detenzione temporanea e alla...



Atto Camera

Mozione 1-01617presentato daGAGNARLI Chiaratesto diMartedì 2 maggio 2017, seduta n. 787

   La Camera,
   premesso che:
    la legge n. 157 del 1992, all'articolo 4, comma 6, dispone che «Le regioni emanano norme in ordine al soccorso, la detenzione temporanea e alla successiva liberazione della fauna selvatica in difficoltà»;
    in base a tale principio, nonché a quanto previsto dalla normativa comunitaria – in particolare, la direttiva «Uccelli» (n. 409/CEE 2 maggio 1979) e la direttiva «Habitat» (n. 43/CEE 21 maggio 1992) – ogni regione ha organizzato la propria attività a tutela della fauna in difficoltà, sia attraverso normative specifiche, sia attraverso la creazione di sezioni specifiche all'interno degli uffici regionali e provinciali, sia favorendo la nascita dei, cosiddetti CRAS (centri di recupero della fauna selvatica);
    nella maggior parte dei casi i CRAS sono gestiti da associazioni animaliste o gruppi di volontari; non mancano tuttavia centri coordinati dai dipartimenti di veterinaria delle università, mentre più rari sono quelli gestiti direttamente da enti istituzionali come Asl, Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare carabinieri (CUTAAF), enti parco, regioni o province;
    con il decreto legislativo n. 177 del 2016, sono assorbite nel Cutaaf le strutture del Corpo forestale dello Stato, tra le quali quelle per l'attuazione della convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (C.I.T.E.S.), organizzate in 26 servizi territoriali e 26 nuclei operativi più 3 distaccamenti; tra queste, il «Centro di recupero fauna selvatica Formichella» in Umbria, la struttura più grande d'Italia, dove trovano accoglienza le specie sequestrate durante l'attività di controllo, oltre 1.500 animali vivi esotici ed autoctoni, sequestrati ogni anno;
    i CRAS possono svolgere diversi tipi di attività, fondamentali per la tutela della fauna selvatica quale patrimonio indisponibile dello Stato, che potrebbero essere così riassunte: a) recupero e riabilitazione con conseguente rilascio (quando possibile) di animali autoctoni a vita libera; b) conservazione ex-situ di specie in via di estinzione e regionale e/o a rarefazione numerica di interesse regionale o, se richiesto, anche nazionale e/o internazionale; c) custodia giudiziaria temporanea di animali sottoposti a sequestro per reati di varia natura; d) gestione a lungo termine di animali considerati pericolosi per legge sottoposti a confisca o ritrovati sul territorio nazionale che possono costituire pericolo per la salute e l'incolumità pubblica; e) gestione a lungo termine di animali esotici e/o autoctoni non liberabili confiscati da parte dello Stato per violazione delle norme Cites o per reati di maltrattamento od altro (CRASE);
    non tutti i centri presenti in Italia svolgono tutte queste attività, alle quali, compatibilmente con quanto disciplinato per i giardini zoologici, può affiancarsi anche quella didattica e di divulgazione;
    è evidente che ognuna di queste azioni comporti un impegno ed un dispendio di energie non indifferente, ma è soprattutto evidente la necessità che a fare da base all'attività dei Cras o dei Crase, ci sia una sorta di «rete» con le strutture sanitarie veterinarie, con le procure, con le diverse istituzioni che si occupano del benessere animale;
    allo stato attuale non esiste una fotografia delle realtà esistenti sul territorio nazionale, né una definizione univoca di cosa dovrebbe essere un Cras (o Crase), di quali caratteristiche, anche a livello di personale indispensabile debba avere e di quale tipo di struttura e gestione sia necessaria a seconda delle diverse attività che è chiamato a svolgere;
    la gestione di queste strutture è quindi lasciata all'autonomia delle associazioni o dei singoli cittadini, che possono essere più o meno all'altezza di far fronte alle diverse situazioni che si possono verificare;
    anche le risorse economiche a disposizione, per lo più derivanti da finanziamenti regionali, spesso non risultano sufficienti a far fronte alle esigenze dei centri, che si reggono molto spesso sull'attività di volontariato, ma che hanno bisogno costante di cibo, medicinali e attrezzatura adeguata al ricovero e alla gestione degli animali nel pieno rispetto del loro benessere e delle normative attuali;
    anche la sola attività di recupero, alla base del funzionamento dei centri è estremamente delicata sia dal punto di vista dell'approccio assistenziale alle persone che si rivolgono all'ente pubblico per un animale ritrovato in difficoltà, sia dal punto di vista sanitario con elevati rischi zoonotici, sia per la gestione ottimale degli animali che, in caso di impossibilità di liberazione, non devono costituire degli ospedali permanenti di individui menomati;
    molto particolare è poi la gestione degli animali esotici, o provenienti da circhi posti sotto sequestro, che spesso hanno come prospettiva quella di un lungo periodo di custodia e quindi di una tipologia di assistenza particolare, o anche la gestione di animali malati che hanno bisogno di particolari cure o di periodi di quarantena;
    anche la distribuzione sul territorio nazionale delle strutture appare disomogenea, con alcune regioni che contano un solo centro di recupero fauna selvatica, e altre che ne hanno decine, senza probabilmente avere a monte la conoscenza del fabbisogno reale di quella zona o regione;
    alla luce di quanto esposto è evidente che la situazione dei centri di recupero fauna selvatica/esotica in Italia appare estremamente lacunosa, sia dal punto di vista normativo, sia, di conseguenza, dal punto di vista organizzativo e sanitario, con il concreto rischio di affidare gli animali a strutture non in grado di prendersene adeguata cura,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per fotografare la situazione dei Centri di recupero della fauna selvatica e dei Centri di recupero di animali selvatici esotici in Italia con la collaborazione di regioni, province, e altri enti e associazioni che gestiscono tali strutture, al fine di:
   a) elaborare un elenco ufficiale delle strutture presenti sul territorio nazionale e riconosciute da Ministeri, regioni, province o comuni e classificate come centri di recupero fauna selvatica e/o esotica;
   b) definire le diverse attività svolte all'interno delle singole strutture, anche in base alle relazioni eventualmente prodotte dai centri;
   c) mettere in luce le criticità più rilevanti nella gestione delle diverse attività esposte in premessa e quindi i bisogni e le esigenze delle singole strutture;
   d) valutare, in base a quanto emerso dalle analisi di cui alle lettere precedenti, se l'attuale distribuzione dei centri risponda al reale fabbisogno di tutela della fauna selvatica ed esotica nelle diverse regioni;
2) ad intervenire, anche con iniziative di carattere normativo, al fine di:
   a) prevedere l'istituzione di un fondo destinato al funzionamento di tali strutture, calibrato anche a seconda delle diverse attività svolte, che, affiancandosi ai contributi provinciali e regionali, possa sopperire alle esigenze dei Cras e dei Crase italiani;
   b) prevedere la collaborazione diretta tra le strutture di recupero della fauna e le aziende sanitarie veterinarie competenti sul territorio, così da garantire sempre, alla stregua di quanto avviene per i giardini zoologici, l'assistenza sanitaria adeguata agli animali ricoverati;
   c) valutare la possibilità di adottare, di concerto con le regioni, le province, gli enti e le associazioni che attualmente gestiscono i Cras e i Crase, delle linee guida che individuino caratteristiche di base alle quali ciascuna struttura debba attenersi – volume degli spazi, zone di isolamento, norme igieniche – al fine di garantire nella maniera più adeguata lo svolgimento delle attività di cui in premessa;
3) a promuovere la stipula, in tempi certi, delle convenzioni tra Cutaaf e gli organi di governo nazionali e regionali preposti, volte a garantire la continuità operativa di tutti i centri di recupero della fauna selvatica ex-Corpo forestale dello Stato per l'attuazione della Convenzione di Washington, attualmente assorbiti dall'Arma dei carabinieri.
(1-01617) «Gagnarli, L'Abbate, Parentela, Massimiliano Bernini, Lupo, Gallinella, Daga, Terzoni, De Rosa, Zolezzi, Micillo, Busto».