• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00246 udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione straordinaria del Consiglio europeo del 29 aprile 2017, premesso che:...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00246 presentata da ROMANI PAOLO
giovedì 27 aprile 2017, seduta n.813

Il Senato,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione straordinaria del Consiglio europeo del 29 aprile 2017,
premesso che:
il Consiglio europeo straordinario (articolo 50), del prossimo 29 aprile nel formato UE 27, adotterà gli orientamenti per i negoziati sulla Brexit;
la notifica del governo del Regno Unito al Consiglio europeo dello scorso 29 marzo avvia il processo mediante il quale il Regno Unito cesserà di essere uno Stato membro dell'Unione europea e i trattati non si applicheranno più a tale Paese;
sebbene uno Stato membro abbia il diritto sovrano di recedere dall'Unione europea, è compito di tutti i rimanenti Stati membri agire congiuntamente nella difesa degli interessi dell'Unione europea e della sua integrità, in modo che il recesso sia organizzato in maniera ordinata in modo da non incidere negativamente sull'Unione, sui suoi cittadini e sul processo di integrazione europea;
sino all'uscita dall'Unione europea, il Regno Unito deve godere di tutti i diritti e adempiere a tutti gli obblighi derivanti dai trattati, compreso il principio di leale cooperazione di cui all'articolo 4, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea;
il Regno Unito ha dichiarato, nella sua notifica del 29 marzo 2017, l'intenzione di sottrarsi alla competenza della Corte di giustizia dell'Unione europea;
il Governo del Regno Unito ha indicato nella medesima notifica che le sue relazioni future con l'Unione europea non includeranno l'adesione al mercato interno né l'adesione all'Unione doganale;
i negoziati devono essere condotti con l'obiettivo di garantire stabilità del diritto e ridurre al minimo i disagi nonché fornire una visione chiara del futuro per i cittadini e le persone giuridiche;
il recesso del Regno Unito dovrebbe spingere l'UE-27 e le istituzioni dell'Unione ad affrontare meglio le attuali sfide e a riflettere sul futuro e sugli sforzi da compiere per rendere il progetto europeo più efficace, più democratico e più vicino ai cittadini;
in un quadro internazionale confuso, l'attuale Unione europea non può essere fattore di ulteriore confusione, rischiando di negare le ragioni per cui era nata, ovvero come garanzia di pace e di solidità democratica ed economica;
a sessant'anni dal Trattato di Roma, le conquiste del percorso di integrazione europea, l'Unione europea e la moneta comune, appaiono molto più fragili e precarie di quanto solo alcuni anni fa si sarebbe potuto immaginare. La crescita dei movimenti anti-europei in tutta Europa è una realtà, seppur con un peso e con caratteristiche diverse, nei principali Paesi dell'eurozona. L'Italia ha il compito storico di rilanciare su basi nuove e concrete il sogno europeo dei padri fondatori. Il rischio di un disfacimento impone iniziative forti;
conformemente all'articolo 50, paragrafo 2, del trattato sull'Unione europea, i negoziati riguarderanno le modalità del recesso del Regno Unito, tenendo conto nel contempo del quadro delle sue future relazioni con l'Unione europea;
ci si attende che, per garantire un'uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione europea, i negoziati tra l'Unione europea e il Regno Unito siano condotti in buona fede e totale trasparenza;
a tale proposito, sarebbe contrario al diritto dell'Unione che il Regno Unito avviasse, prima del recesso, negoziati relativi ad eventuali accordi commerciali con paesi terzi; sottolinea che un'azione di questo tipo sarebbe in contrasto con il principio di leale cooperazione di cui all'articolo 4, paragrafo 3, del Trattato sull'Unione europea e dovrebbe avere conseguenze, tra cui l'esclusione del Regno Unito dalle procedure per i negoziati commerciali di cui all'articolo 218 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
la stessa regola deve applicarsi in altri settori in cui il Regno Unito continui a concepire la legislazione, le azioni, le strategie o le politiche comuni dell'Unione in modo tale da favorire i suoi interessi di Stato membro uscente anziché gli interessi dell'Unione europea e degli Stati dell'UE-27;
qualsiasi accordo bilaterale tra uno o più Stati membri rimanenti e il Regno Unito, negli ambiti di competenza dell'Unione europea, che non sia stato approvato dagli Stati dell'UE-27 e riguardi questioni che rientrano nell'ambito di applicazione dell'accordo di recesso e/o interferiscono con le future relazioni dell'Unione europea con il Regno Unito, sarebbe altresì contrario ai trattati;
le future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito dovrebbero essere equilibrate ed esaustive e servire gli interessi dei cittadini di entrambe le parti e che pertanto necessitino di tempo sufficiente per essere negoziate;
a prescindere dal loro esito, i negoziati sulle future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito non potranno comportare alcun compromesso tra la sicurezza interna ed esterna, compresa la cooperazione in materia di difesa, da un lato, e le future relazioni economiche, dall'altro;
qualsiasi futuro accordo tra l'Unione europea e il Regno Unito è subordinato al costante rispetto, da parte di quest'ultimo, delle norme previste dagli obblighi internazionali, anche in materia di diritti umani, e dalla legislazione e dalle politiche dell'Unione riguardanti, tra l'altro, l'ambiente, i cambiamenti climatici, la lotta contro l'evasione e l'elusione fiscali, la concorrenza leale, il commercio e i diritti sociali, in particolare le salvaguardie contro il dumping sociale;
se il Regno Unito chiederà di partecipare a determinati programmi dell'Unione europea, lo farà in qualità di paese terzo, il che comporterà contributi di bilancio appropriati e il controllo da parte della giurisdizione esistente; accoglierebbe con favore, a tale riguardo, il fatto che il Regno Unito continuasse a partecipare a una serie di programmi, come il programma Erasmus;
in vista dell'avvio concreto dei negoziati, emerge poi un tema che coinvolge direttamente la sicurezza dei mercati finanziari e, a ben vedere, del nostro ingente debito pubblico;
i mercati finanziari costituiscono la dimensione privilegiata per stimolare la competitività del sistema-Paese e del sistema-Euro, in quanto permettono alle imprese di raccogliere capitali essenziali per lo sviluppo in uno scenario sempre più integrato e globale; mentre i grandi debitori pubblici, non possono fare a meno di attrarre potenziali compratori del proprio debito proprio sulle piazze finanziarie più liquide e importanti. Come è noto, infatti, Borsa italiana fa parte del gruppo London Stock Exchange;
pur a seguito dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, è evidente che permane l'interesse del Regno Unito a conservare a Londra il ruolo di primaria piazza finanziaria continentale, anche per le transazioni in euro, per i mercati delle società di economie legate all'Euro e, pertanto, anche di debitori pubblici con debiti denominati in Euro, come l'Italia;
Londra offre un ambiente - in termini di mercato del lavoro, fiscalità, mentalità, lingua - che nessun'altra città europea è in grado di offrire. Gran parte della liquidità in euro oggi è negoziata a Londra, e non è affatto scontato che si trasferirà sulle piazze dell'euro, in quanto i trader rimangono a Londra;
è difficile prevedere ora cosa potrà realmente accadere nel momento in cui si realizzerà davvero l'uscita del Regno Unito. Per ora un dato è certo: le piattaforme di trading rimangono a Londra, e questo significa controllo reale dei flussi di ordini; pertanto, ciò costituisce un poderoso fattore di pressione in mano al Regno Unito durante la trattativa con l'Unione;
inoltre, emergono preoccupanti profili anche per le implicazioni di carattere monetario: infatti, non è pensabile attuare la politica monetaria con transazioni che si svolgono al di fuori delle aree in cui è esercitabile il controllo;
a questo si accompagna un ulteriore aspetto, non meno rilevante, che coinvolge tutti i profili nei quali si esplica la vigilanza sui mercati: se per esempio si stabilisce di limitare lo short selling, è evidente che questo potrà valere solo per le transazioni effettuate nella giurisdizione dell'autorità che disponga il provvedimento, e non fuori confine. Analogamente, in caso di indagini su ipotesi di abuso di mercato occorrono regole condivise per un accesso ai dati occorrenti che rimangono dove ci sono i front desk, e quindi dove si svolgono la gran parte delle negoziazioni;
anche il mercato all'ingrosso dei titoli di Stato che fa capo a Borsa italiana (MTS) continua a fare capo a Londra: la gran parte della liquidità, con la metà dei primary dealers rimane di stanza a Londra, infatti. E questo non può che accentuare le preoccupazioni circa la tutela dell'interesse nazionale in una situazione quale quella determinatasi;
le linee guida che il Consiglio europeo adotterà sabato saranno un punto di partenza per assicurare una uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione. Questa è una condizione fondamentale per poter arrivare ad un accordo futuro;
l'uscita ordinata significa innanzitutto trovare una soluzione al problema dei 3 milioni di cittadini dell'Unione che vivono nel Regno Unito e, parallelamente, al milione di cittadini britannici residenti nel continente. Questa è la priorità assoluta che va risolta già nelle prime fasi dei negoziati per sgombrare il campo dal senso di incertezza che si è creato tra i cittadini;
uscita ordinata significa anche "chiudere i conti". Il Parlamento europeo, lo scorso 5 aprile, attraverso l'approvazione della risoluzione che fissa i paletti del negoziato per la Brexit, ha sostenuto con forza la necessità per il Regno Unito di onorare gli impegni finanziari contratti dal governo britannico. La risoluzione sottolinea con forza la necessità di preservare in tutte le sue parti il Good Friday Agreement e il processo di pace in Irlanda del Nord. La sfida sarà quella di trovare soluzioni adeguate al problema delle future frontiere esterne dell'Unione;
è comunque interesse di tutti arrivare ad un partenariato positivo con il Regno Unito a cui si può lavorare appena definita la cornice della Brexit,
impegna il Governo:
1) nell'ambito dell'attività a livello europeo volte a definire il quadro dei negoziati sulla Brexit e delineare le posizioni e i principi generali dell'UE nel corso dei negoziati, ad adottare ogni opportuna iniziativa volta:
a) a farsi portavoce, a livello di Consiglio, della necessità di iniziare un'ampia riflessione sul futuro dell'Unione europea, di analizzare le riserve, le critiche e le perplessità che continuano ad essere espresse sull'Unione europea, in particolare sulla sua capacità di offrire risposte tangibili, efficaci e risolutrici alle problematiche sociali ed economiche dell'Unione e sullo scarso e indiretto coinvolgimento dei cittadini nelle scelte europee;
b) a garantire lo status giuridico dei cittadini dell'UE-27 che risiedono o hanno risieduto nel Regno Unito e dei cittadini del Regno Unito che risiedono o hanno risieduto in altri Stati membri, e altre disposizioni concernenti i loro diritti, chiedendo che lo status e i diritti dei cittadini dell'UE-27 residenti nel Regno Unito e dei cittadini del Regno Unito residenti nell'UE-27 siano soggetti ai principi di reciprocità, equità, simmetria e non discriminazione;
c) a garantire la certezza del diritto per le persone giuridiche, incluse le imprese;
d) a garantire la protezione dell'integrità del diritto dell'Unione, compresa la Carta dei diritti fondamentali, e del suo quadro di esecuzione; qualsiasi deterioramento dei diritti legati alla libera circolazione, compresa la discriminazione tra cittadini dell'UE in relazione all'accesso al diritto di soggiorno, prima della data di recesso del Regno Unito dall'Unione europea sarebbe in contrasto con il diritto dell'Unione;
e) ad intervenire per la piena garanzia del regolamento degli obblighi finanziari tra il Regno Unito e l'Unione europea;
f) tenuto conto del crescente fenomeno dei flussi migratori e del fatto che lo stesso ha pesato sensibilmente sull'esito del referendum del Regno Unito:
- ad adottare ogni iniziativa volta a garantire le frontiere esterne dell'Unione europea;
- a farsi portavoce del problema legato alla gestione dei flussi, al fine di applicare strategie che dimostrino di contenere un punto di equilibrio tra principio di accoglienza e necessità di garantire la sicurezza interna (ordine e salute pubblica), cioè la nostra e quella dei Paesi che costituiscono l'Unione europea;
- a presentare richieste al Consiglio europeo finalizzate alla elaborazione di nuovi programmi tesi alla prosecuzione nel supporto agli Stati che si trovano in prima linea;
g) a chiarire la situazione per quanto riguarda gli impegni internazionali assunti dal Regno Unito in qualità di Stato membro dell'Unione europea, dal momento che l'Unione europea a 27 Stati membri sarà il successore legale dell'Unione europea a 28 Stati membri;
h) a promuovere la designazione della Corte di giustizia dell'Unione europea quale autorità competente per l'interpretazione e l'applicazione dell'accordo di recesso;
i) a promuovere una liquidazione finanziaria unatantum del Regno Unito, calcolata sulla base dei conti annuali dell'Unione europea sottoposti alla revisione contabile della Corte dei conti europea, che deve comprendere tutte le sue responsabilità giuridiche derivanti dagli impegni da liquidare, nonché prevedere voci fuori bilancio, passività potenziali e altri oneri finanziari direttamente risultanti dal recesso del Regno Unito;
j) ad adoperarsi per raggiungere quanto prima un accordo sul trasferimento della sede dell'Autorità bancaria europea e dell'Agenzia europea per i medicinali e che il processo di trasferimento sia avviato non appena possibile;
k) a sostenere la volontà di cooperare con il Regno Unito e di mantenere un partenariato economico quanto più stretto possibile, nel reciproco vantaggio;
2) a stimolare la riflessione delle istituzioni europee, al fine di promuovere iniziative volte a cambiare politiche che hanno dimostrato il loro fallimento in termini di crescita economica e, di conseguenza, in termini di benessere sociale, partendo da interventi tesi ad implementare un grande piano di investimenti, un New deal europeo, nonché meccanismi di incentivazione che consentano agli Stati membri l'avvio di riforme volte a favorire la competitività del «sistema Paese», anche individuando tipologie di investimento da espungere dal calcolo del rapporto deficit-PIL ai fini del rispetto del vincolo del 3 per cento; 3) a promuovere in seno all'Unione europea un confronto immediato e molto concreto, salvaguardando gli interessi dell'Italia, evitando di accettare posizioni non discusse in Parlamento;
4) ad adottare ogni iniziativa volta a progredire nell'unione politica dell'area euro di pari passo con le unioni bancaria, economica e di bilancio, onde evitare il progressivo allontanamento dei cittadini nei confronti delle politiche dell'Unione europea e scongiurare una deriva tecnocratica che cancelli, di fatto, lo spirito dell'Europa delle origini, comportando, tra l'altro, la progressiva perdita di sovranità dei singoli Stati nazionali;
5) ad analizzare in sede di Consiglio se vi siano Paesi dell'Unione europea più esposti di altri ad un eventuale, e temuto, "effetto domino" determinato dal referendum del Regno Unito, cioè se vi sia la necessità di condividere ed approvare cambiamenti sostanziali, per non ipotecare definitivamente il futuro dell'Unione europea, valutando se, e in quali termini, la volontà di allargamento e il processo legislativo dell'Unione possano in alcuni specifici settori determinare effetti sociali ed economici negativi che non rispondono ai principi di ragionevolezza, sicurezza, equità, trasparenza, utilità, crescita e benessere diffuso.
(6-00246)
ROMANI Paolo, BERNINI, D'ALI', FLORIS, MALAN, PELINO, GASPARRI, SCHIFANI, RAZZI, ALICATA, GALIMBERTI.