• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
S.3/03750 SIMEONI, VACCIANO, BENCINI, Maurizio ROMANI - Al Ministro della salute - Premesso che: sulla Gazzetta Ufficiale n. 172 del 25 luglio 2016 e n. 173 del 26 luglio 2016, sono state...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-03750 presentata da IVANA SIMEONI
mercoledì 17 maggio 2017, seduta n.825

SIMEONI, VACCIANO, BENCINI, Maurizio ROMANI - Al Ministro della salute - Premesso che:

sulla Gazzetta Ufficiale n. 172 del 25 luglio 2016 e n. 173 del 26 luglio 2016, sono state pubblicate le determine AIFA con le quali sono state riclassificate dalla fascia A, farmaco mutuabile, a quella C, a pagamento, con costi tra i più alti d'Europa, i farmaci anticoncezionali: Triminulet, Planum, Ginodem, Milvane, Etinilestradiolo e Gestodene Mylan Generics, Estmar, Minulet;

l'assunzione guidata di pillole estroprogestiniche, o di spirali a rilascio progestinico, viene utilizzata non solo per prevenire gravidanze indesiderate, ma risulta impiegata anche nella prassi terapeutica per contrastare gravi patologie dell'apparato riproduttivo che affligge molte donne, permettendo, in tal modo, di salvaguardare l'utero e le ovaie, evitando anche la crescita di fibromi o cisti ovariche;

il numero elevato dei ginecologi obiettori, inoltre, costringe un numero sempre maggiore di donne ad abortire clandestinamente, impedendo concretamente di accedere ai loro diritti sessuali e riproduttivi, in spregio ai dettami costituzionali;

la dilagante espansione dell'obiezione di coscienza tra i ginecologi ha reso, nella pratica, sempre più difficile assicurare il servizio dell'interruzione volontaria di gravidanza, ingenerando macroscopiche problematiche sia alle donne, che secondo le prescrizioni di legge non possono abortire trascorsi 90 giorni dall'inizio della gravidanza, sia ai medici non obiettori, che si vedono costretti a dedicarsi esclusivamente alla pratica dell'interruzione volontaria di gravidanza (IVG);

la legge n. 194 del 1978, recante "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria di gravidanza", statuisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile riconoscendo il valore sociale della maternità e la tutela la vita umana dal suo inizio, il cui luogo istituzionale di applicazione della legge è il consultorio familiare, ed eventuali strutture particolarmente dedicate con competenze consultoriali, mentre l'ospedale e le altre strutture autorizzate sono il luogo istituzionale per l'esecuzione dell'intervento;

il diritto alla maternità, pertanto, dovrebbe essere garantito senza ledere sia il diritto delle donne che decidono di interrompere la gravidanza che quello dei medici che si dichiarano obiettori;

la legge n. 405 del 1975, istitutiva dei consultori familiari, assegna un ruolo centrale e strategico ai consultori nella promozione e tutela della salute della donna su obiettivi prioritari, quali, tra gli altri, l'IVG. La complessità del comportamento sessuale individuale e la corretta applicazione dei metodi contraccettivi implicano che una parte di gravidanze indesiderate sia inevitabile: l'IVG rimane, pertanto, una necessità assistenziale che deve essere garantita dal Servizio sanitario nazionale. Mentre, contrariamente da quanto nella pratica si registra, i consultori ai sensi dell'art. 2 della n. 194 del 1978 devono procedere alla "somministrazione su prescrizione medica, nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile (...) consentita anche ai minori";

considerato che:

l'inserimento dei contraccettivi nella fascia C si connette, seppure indirettamente, al piano nazionale per la fertilità che implicitamente li considera non strettamente necessari: una decisione che rischia di danneggiare le fasce più deboli della popolazione;

se anche si fosse voluto, come sostenuto a suo tempo in più articoli di stampa, incentivare le nascite, dacché la stessa riqualificazione dei contraccettivi in fascia C si inserisce in un più ampio contesto della tristemente nota campagna a favore del "Fertility day", l'unico risultato ottenuto è stato che le nascite non sono aumentate, mentre è aumentato notevolmente il numero degli aborti clandestini;

sarebbe stata ben più opportuna una campagna di prevenzione anche attraverso i consultori, di cui si è ampiamente constatato il fallimento negli anni, e mediante la promozione degli anticoncezionali, al fine di dissuadere il ricorso all'aborto clandestino, e non incentivarlo come invece è accaduto;

un'iniziativa di questo tipo sembra allontanare ulteriormente il conseguimento degli obiettivi della legge n. 405 del 1975, che 40 anni fa istituiva i consultori familiari con l'idea che la contraccezione dovesse essere gratuita e i consultori strutture in cui si accedeva gratuitamente;

quest'iniziativa comporta la disapplicazione dell'art. 4 della legge n. 405 del 1975, in base al quale i consultori dovrebbero impegnarsi nella prescrizione di prodotti farmaceutici, a carico dell'ente o del servizio cui compete l'assistenza sanitaria. Le altre prestazioni previste dai consultori secondo la legge "sono gratuite per tutti i cittadini italiani e per gli stranieri residenti o che soggiornino, anche temporaneamente, su territorio italiano";

tra le più importanti carenze che conseguono al depotenziamento dei consultori nel territorio, in contrapposizione al diritto di informazione delle cittadine e dei cittadini, va ascritta la limitatissima conduzione di campagne di sensibilizzazione e di suggerimenti, pure individuali, per la scelta degli anticoncezionali e dei diversi metodi contraccettivi utilizzabili;

tutte le conseguenze illustrate non sono, pertanto, che da ricondursi alla mancanza di un ruolo prioritario che la contraccezione dovrebbe assumere nella politica sanitaria;

considerato inoltre che:

l'Ippf (International planned parenthood federation), su 16 nazioni UE valutate in merito alla contraccezione, colloca l'Italia per le politiche contraccettive al dodicesimo posto;

la riclassificazione anche degli ultimi farmaci contraccettivi costituisce un segnale preoccupante, in un Paese in cui la contraccezione ormonale è assai meno utilizzata che in altri Paesi europei, ed invero in Italia meno del 20 per cento delle donne usa la pillola, un dato costante da anni;

due ampie indagini, l'una condotta su 7.000 studenti e l'altra su 4.500 donne europee di età compresa fra i 20 e i 29 anni, lasciano emergere comportamenti poco responsabili sul piano della salute riproduttiva, primo fra tutti il mancato uso del preservativo o di altre forme contraccettive;

un giovane su 3 si dichiara sessualmente attivo, eppure resta inconsapevole delle misure da adottare per la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili o di gravidanze indesiderate. Non si farebbe, infatti, uso di preservativo o di altri metodi contraccettivi in un caso su 10, con percentuali che balzano fino al 42 per cento fra i minori di 14 anni. Dalla seconda ricerca emergerebbe che nel 35 per cento dei casi i rapporti sessuali delle donne italiane sono totalmente a rischio, privi del ricorso a qualsiasi barriera, contro poco meno di un 25 per cento di casi in cui gli strumenti utilizzati sono poco affidabili e mirati per lo più a proteggere da gravidanze indesiderate. Sull'utilizzo della contraccezione ormonale sembrerebbero fare la differenza sia l'età (è scelta infatti solo dal 16 per cento di donne giovani, contro la media europea che supera il 40 per cento), sia la territorialità (con un uso di pillola, cerotti, impianti sottocutanei o anelli vaginali molto limitato in Sicilia e nelle regioni del Mezzogiorno, con la Campania che registra percentuali poco superiori al 7 per cento contro il 23 per cento della Valle d'Aosta),

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga la decisione di riclassificare degli anticoncezionali in fascia C capace di produrre un effetto discriminatorio, non solo alla luce della Costituzione e della normativa nazionale, ma anche di quella internazionale che, all'opposto, garantisce apertamente la tutela dei diritti sia sessuali che riproduttivi;

se non intenda intraprendere ogni opportuno provvedimento, in conformità alla legge n. 194 del 1978 sull'interruzione volontaria di gravidanza, ai principi e disposizioni garantiti dalla Costituzione, affinché sia assicurata un'adeguata e bilanciata programmazione inerente alla salute sessuale e riproduttiva delle donne, delle adolescenti e delle immigrate, attraverso l'imprescindibile ampliamento e miglioramento dei servizi fondamentali e di quelli integrativi territoriali quali consultori, medici di medicina generale, ginecologi e psicologi;

se non intenda, alla luce l'attuale situazione disorganica che varia da regione a regione e dei riflessi pericolosi che tale stato determina, inclusa la precipua questione dell'obiezione di coscienza dei medici nel praticare l'aborto, assicurare che tale diritto sia reso omogeneo e o comunque compatibile con la domanda delle interessate, in coincidenza con la tutela che la legge n. 194 del 1978 assicura, evitando tagli di spesa sommari, nello specifico lesivi della salute e della libertà di autodeterminazione di quella parte della cittadinanza femminile che più necessita di tutele per condizione economica, sociale, generazionale e culturale;

quali azioni, anche di tipo normativo, intenda intraprendere, affinché sia assicurata la presenza, presso ogni presidio ospedaliero ove insista un reparto di Ginecologia ed ostetricia, e per ogni turno di servizio, di personale che non abbia precedentemente dichiarato la propria obiezione di coscienza, al fine di dare piena applicazione alla legge n. 194 del 1978;

se non intenda intraprendere ogni iniziativa di competenza finalizzata al contrasto della pratica dell'interruzione volontaria di gravidanza erogata in maniera non conforme ai dettami di legge, anche mediante l'adozione di misure concrete che favoriscano il libero accesso alla contraccezione ormonale;

se non intenda attivare sistematici cicli di incontri nelle scuole per sensibilizzare giovani e giovanissimi alla contraccezione, istruendoli correttamente anche sulla fisiopatologia della riproduzione.

(3-03750)