• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/07538 BAROZZINO, DE PETRIS, BOCCHINO, CERVELLINI, DE CRISTOFARO, PETRAGLIA, MINEO - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare -...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-07538 presentata da GIOVANNI BAROZZINO
mercoledì 17 maggio 2017, seduta n.825

BAROZZINO, DE PETRIS, BOCCHINO, CERVELLINI, DE CRISTOFARO, PETRAGLIA, MINEO - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

nel gennaio 2010 il tenente della Polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello, si adoperò per effettuare alcune analisi indipendenti sulle acque dell'invaso del Pertusillo, un lago di circa 155 milioni di meri cubi di acqua, a prevalente uso civile;

nonostante, infatti, le analisi effettuate dall'ARPA Basilicata non segnalassero alcuna particolare situazione di criticità, il tenente ed alcune associazioni del luogo avevano notato significativi cambiamenti nello stato delle acque: decisero così di effettuare alcuni prelievi e di sottoporli ad analisi chimiche presso un centro specializzato;

i risultati delle analisi fotografarono una situazione di particolare gravità, riscontrando alti livelli di inquinamento, sia di natura microbiologica, sia per l'elevata concentrazione di metalli pesanti;

il segretario regionale del Partito Radicale della Basilicata, Maurizio Bolognetti, pubblicò quanto emerso dalle analisi, al fine di rendere noti alla cittadinanza i rischi per la salute e l'ambiente derivanti dalla contaminazione delle acque del Pertusillo. Allo stesso modo, il tenente della Polizia provinciale informò la magistratura circa lo stato di inquinamento dell'invaso;

l'assessore regionale all'ambiente della Basilicata, per ragioni a parere degli interroganti non del tutto chiare, scelse tuttavia di reagire con forza unicamente verso i responsabili della pubblicazione dei dati, denunciando alla Procura della Repubblica il tenente Di Bello e Bolognetti per procurato allarme;

la Procura aprì anche un fascicolo contro il tenente "per rivelazione di segreti d'ufficio", che ne comportò la sospensione dai pubblici uffici e l'interruzione dello stipendio;

nonostante numerose ulteriori analisi confermassero, successivamente, lo stato di contaminazione delle acque dell'invaso, evidente anche dall'anomala colorazione assunta dalle stesse e per la massiva moria di pesci verificatasi, al tenente Di Bello fu assegnato un ruolo in evidente contrasto con la funzione pubblica da lui svolta sino a quel momento: venne infatti collocato come addetto alla sicurezza presso un museo;

l'iter processuale a carico del tenente è stato particolarmente travagliato: i processi di primo e secondo grado del 2012 e 2013 hanno visto la sua condanna per il reato a lui ascritto, sentenza poi annullata dalla Corte di cassazione. Medesimo risultato per i successivi procedimenti, che hanno visto una nuova condanna presso la Corte d'appello di Salerno nell'aprile 2016 e il successivo annullamento con rinvio da parte della suprema Corte di cassazione penale, Sez. 2, n. 19932 del 2017;

nonostante i riscontri delle analisi effettuate sul Pertusillo abbiano dimostrato uno stato di contaminazione, le cui responsabilità sono ancora da verificare, l'unico soggetto ritenuto sinora responsabile è stato il tenente Di Bello, attivatosi molti anni fa per garantire un diritto riconosciuto a livello nazionale, europeo e internazionale;

si ricorda, infatti, come il diritto all'informazione ambientale sia tutelato dalla Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998 e ratificata dal nostro Paese con la legge 16 marzo 2001, n. 108, nonché recepita nel diritto comunitario attraverso le direttive 2003/4/CE e 2003/35/CE. Un diritto che sotto molti profili viene identificato in qualità di diritto umano, tanto da essere stato inserito nella Costituzione francese attraverso la "Charte de l'environnement" del 2005;

è poco chiaro a giudizio degli interroganti, dunque, il motivo che abbia spinto le amministrazioni ad accanirsi sulla figura del tenente Di Bello, la cui posizione rimane ancora sospesa presso la magistratura, nonostante la Corte di cassazione abbia recentemente affermato "lo stato di incensuratezza dell'imputato, l'assenza di un proprio interesse privato, la violazione di una sola norma di legge l'interesse pubblico (l'informazione giornalistica) perseguito, la mancanza di un nocumento all'indagine giudiziaria ed altri interessi pubblici";

lungi dal voler intervenire nel merito di un procedimento ancora da concludere, è poco chiara la sua permanenza presso il museo, cui è stato assegnato molti anni fa. Le conclusioni delle sentenze non sembrerebbero infatti giustificare l'estromissione del tenente da attività di rilevante interesse pubblico, quali la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, che appaiono eccessivamente marginalizzate, in questo caso, nel giusto bilanciamento da effettuare tra diritti in apparente contrasto,

si chiede di sapere:

se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali sia a conoscenza di quanto riportato e se non intenda intervenire, per quanto di sua competenza, al fine di verificare l'attuale condizione lavorativa del tenente Di Bello e l'opportunità di un suo tempestivo reintegro nei compiti, nei ruoli e nelle funzioni antecedenti il 25 maggio 2010;

se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda chiarire definitivamente lo stato di inquinamento dell'invaso del Pertusillo, che rischia di incidere significativamente sulla salute dei cittadini e sulla qualità dell'ambiente dei territori lucani e pugliesi.

(4-07538)