• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.5/02589 dai dati a disposizione relativi all'esercizio 2008 si apprendeva che, in un momento di grande sofferenza per le casse italiane e di assoluta necessità di risorse da destinare a politiche...



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-02589presentato daCAUSI Marcotesto diMartedì 8 aprile 2014, seduta n. 207

CAUSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
dai dati a disposizione relativi all'esercizio 2008 si apprendeva che, in un momento di grande sofferenza per le casse italiane e di assoluta necessità di risorse da destinare a politiche pubbliche in funzione anti-crisi, la società ENI spa aveva versato all'erario italiano poco più di 300 milioni di imposte nette annue a fronte di un utile ante – tasse di oltre 7 miliardi di euro, con un'incidenza fiscale inferiore al 5 per cento, mentre parallelamente erano cresciute le imposte che ENI spa versava all'estero, erogando dividendi alle società controllate aventi sede in Stati e territori a regime fiscale privilegiato;
in particolare, le principali aziende che avevano provveduto ad erogare dividendi alla controllante ENI spa erano state, nel medesimo esercizio, la ENI International BV, per euro 3 miliardi e 235 milioni e la ENI Investments plc, per 917 mila euro;
la prima società che risulta avere sede ad Amsterdam e la seconda a Londra controllano, poi, 48 società residenti o con filiali in Stati o territori a regime fiscale privilegiato, o residenti in Stati o territori elencati nell'articolo 3 del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 21 novembre 2001;
ENI, quindi, pur realizzando cospicui ricavi sul territorio italiano (a valere sulle bollette di famiglie e imprese italiane), si è strutturata, da un punto di vista fiscale e societario, in modo tale da pagare la maggioranza delle imposte relative ai propri ricavi all'estero, per sfruttare regimi fiscali più favorevoli, con ciò sottraendo di fatto all'erario italiano risorse fondamentali per fronteggiare la difficile congiuntura internazionale, la crisi occupazionale e la connessa e crescente domanda di politiche e tutele sociali;
all'alto costo di gas, benzina e gasolio per autotrazione (i cui prezzi, al netto delle tasse, si pongono oggi ai primissimi posti in Europa) pagato dai cittadini e dalle imprese italiane che limita oggettivamente la competitività sul panorama internazionale, si contrappongono ogni anno elevati profitti da parte dell'operatore dominante ENI spa, dovuti in primis ad una posizione di incumbent nel settore del gas e di primo player nel settore combustibili;
tali profitti finiscono da una parte per essere distribuiti come dividendi ad azionisti ed investitori in gran parte internazionali – peraltro a ciò legittimamente interessati – e dall'altra per alimentare le casse pubbliche di Paesi dotati di regimi fiscali più favorevoli di quello italiano;
per gli anni successivi, i dati relativi alle imposte versate risultano essere di difficile reperimento;
l'articolo 6 dello Statuto di Eni spa attribuisce al Ministero dell'economia e delle finanze una golden share in virtù della quale nessun azionista diverso dal Ministero «può possedere, a qualsiasi titolo, azioni della Società che comportino una partecipazione superiore al 3 per cento del capitale sociale» non solo: attualmente l'azionariato di ENI spa vede ulteriormente incrementata, rispetto al 2009 (in ragione del riassetto societario derivante dalla separazione proprietaria di Snam da Eni), la presenza diretta del socio pubblico Ministero, tanto che il Consiglio di amministrazione di ENI spa è composto, complessivamente, da nove amministratori di cui ben sei tratti dalla lista presentata dal Ministero dell'economia e delle finanze –:
se il Ministro, in qualità di azionista di maggioranza relativa di ENI, non ritenga urgente verificare se in tali comportamenti possano ravvisarsi profili di elusione fiscale e se questi si siano protratti nel tempo anche proponendo interventi, dando indirizzo in tal senso al management dell'azienda di nomina pubblica, qualora tale verifica dia esito positivo, per porre fine a pratiche elusive che, con l'intento di massimizzare i ricavi per gli azionisti (in gran parte, stranieri) di fatto, sottraggono ingenti risorse allo Stato. (5-02589)