• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/11458    l'articolo 9 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo recita «Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato»;    secondo l'articolo...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-11458presentato daTIDEI Mariettatesto diVenerdì 26 maggio 2017, seduta n. 804

   TIDEI e CHAOUKI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 9 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo recita «Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato»;
   secondo l'articolo 49 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea «Nessuno può essere condannato per un'azione o un'omissione che, al momento in cui è stata compiuta, non costituiva reato secondo il diritto interno o il diritto internazionale. Parimenti, non può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso. Se, successivamente alla commissione del reato, la legge prevede l'applicazione di una pena più lieve, occorre applicare quest'ultima»;
   la quarta convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra, all'articolo 37, statuisce, al primo comma, che «Le persone protette che si trovano in detenzione preventiva o che subiscono una pena privativa della libertà personale saranno, durante la loro detenzione, trattate con umanità». Il successivo articolo 38 statuisce che, in ogni caso alle persone protette, sono accordati i seguenti diritti: a) ricevimento dei soccorsi individuali o collettivi che fossero loro inviati; b) assistenza medica e cure cliniche nella stessa misura che i cittadini dello Stato interessato; c) professare la loro religione e ricevere l'assistenza spirituale dei ministri del loro culto; d) godimento, per i fanciulli di età inferiore a quindici anni, le donne incinte e le madri di bambini di età inferiore a sette anni; di qualsiasi trattamento preferenziale;
   il 17 aprile 2017 circa 1.500 prigionieri palestinesi, su iniziativa del leader di Al Fatah Marwan Barghouti, anch'egli detenuto, hanno lanciato uno sciopero della fame di massa per protestare contro le difficili condizioni umanitarie nelle carceri israeliane e sensibilizzare la comunità internazionale e l'opinione pubblica mondiale circa le condizioni degradanti e inumane cui sarebbero costretti nelle carceri israeliane;
   con tale gesto i prigionieri politici rivendicano: a) il diritto alle visite dei familiari; b) la possibilità di comunicare al telefono con avvocati e familiari a cui è vietato l'ingresso in Israele; c) il diritto di ricevere cibo, libri e vestiti dai familiari; d) la presenza di un prigioniero palestinese in cucina per verificare il vitto; e) il diritto alle cure, oggi negate, per 870 prigionieri che soffrono di malattie croniche; f) il rilascio dei malati di cancro; g) la chiusura del carcere di Ramle, dove 19 prigionieri con paralisi vivono in condizioni disumane; h) la fine del regime d'isolamento in gabbie o buche, applicato anche ai minori;
   l'organizzazione non governativa, Club des prisonniers palestiniens, operante nei Territori palestinesi ha denunciato che «l'amministrazione penitenziaria ha confiscato tutti i beni che erano nelle celle dei detenuti che hanno aderito alla protesta e ha iniziato a trasferirli in altre prigioni»;
   Marwan Barghouti, già menzionato sopra, in un recente articolo dal titolo « Why We Are on Hunger Strike in Israel's Prisons», pubblicato sul quotidiano statunitense New York Times, ha denunciato «che i prigionieri palestinesi stanno soffrendo torture, trattamenti degradanti e inumani e negligenza medica, alcuni sono stati uccisi in custodia». Proprio a seguito della risonanza internazionale di tale articolo, le autorità israeliane avrebbero inasprito le condizioni detentive del leader palestinese –:
   se non ritenga opportuno promuovere ogni iniziativa di carattere politico e diplomatico nei confronti del Governo israeliano, preferibilmente di concerto con partner ed istituzioni comunitarie, al fine di assicurare il pieno rispetto dei diritti umani nonché di tutte le obbligazioni giuridiche nei riguardi dei detenuti politici palestinesi. (5-11458)