• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/01269    premesso che:     i processi di depurazione nel ciclo delle acque determinano la produzione di considerevoli quantitativi di fanghi che possono essere riutilizzati come...



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01269presentato daBRATTI Alessandrotesto diVenerdì 26 maggio 2017, seduta n. 804

   L'VIII Commissione,
   premesso che:
    i processi di depurazione nel ciclo delle acque determinano la produzione di considerevoli quantitativi di fanghi che possono essere riutilizzati come nutrienti dei terreni in agricoltura, attivando una filiera del tutto coerente con la logica dell'economia circolare; la produzione nazionale di fanghi è di circa due milioni di tonnellate all'anno, con una percentuale di riutilizzo pari a circa il 35-40 per cento del totale;
    a norma dell'articolo 184, comma 3, lettera g), del decreto legislativo n.152 del 2006 sono classificati come rifiuti speciali i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque, dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
   il decreto legislativo n. 99 del 1992, di attuazione della direttiva 86/278/CEE sulla protezione dell'ambiente, in particolare del suolo, con riferimento alla utilizzazione dei fanghi depurazione in agricoltura, definisce i fanghi «residui» come quelli derivanti dai processi di depurazione delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti civili, delle acque reflue provenienti da insediamenti civili e produttivi, delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti produttivi;
    l'incremento del numero di impianti di depurazione e della loro produttività – in termini di capacità depurativa – ha portato ad un considerevole aumento, nel tempo, della quantità di fanghi da smaltire e ad una elevata concentrazione di sostanze tossiche nei fanghi di depurazione;
    secondo il rapporto Rifiuti speciali – edizione 2015 – dell'Ispra, il 40 per cento dei fanghi di depurazione viene impiegato nel settore agricolo, per integrare il suolo con sostanze organiche ed elementi nutritivi essenziali per la produttività delle colture; i fanghi sono infatti componenti di compost e digestati, e fonte essenziale di fosforo e di altri elementi quali carbonio organico, azoto, magnesio, potassio, calcio, zolfo, micronutrienti essenziali per la struttura e la fertilità del suolo;
    ciò ha significativi vantaggi sia per la riduzione dello smaltimento dei rifiuti in discarica – si pensi al recupero di rifiuto sui suoli agrari – incentivato con la legge 915 del 1982 – sia per l'incremento delle fonti di nutrienti riciclabili da impiegare come materia prima per fertilizzanti, concimi organici ed ammendanti sia per il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura, ai fini irrigui;
    l'impiego agronomico dei fanghi di depurazione – senza particolari cautele e prescrizioni – presenta notevoli criticità per la presenza, nei fanghi, di composti organici nocivi, di metalli pesanti e di microrganismi patogeni;
    la raccolta, la gestione e l'utilizzo incontrollato di fanghi in agricoltura implica rilevanti rischi igienico-sanitari e per l'ecosistema, tra cui: il bio accumulo nel suolo e nell'ambiente di sostanze tossiche e nocive; il degrado delle produzioni agricole; miasmi maleodoranti nelle vicinanze dei terreni aspersi, con disagi e disturbi per la popolazione e per le attività commerciali e turistico-ricettive ed evidenti ed insuperabili vincoli alla valorizzazione di beni ambientali e culturali della zona;
    occorre tener presente che il suolo immagazzina gli inquinanti, talvolta con effetti permanenti, o, comunque, perduranti nel tempo; questo problema può rendere inutilizzabili a fini agronomici molti terreni o può rendere necessario ricorrere a costose bonifiche non sempre – o non del tutto – capaci di una completa restitutio ad integrum dei suoli trattati;
    alcune regioni impiegano considerevoli quantitativi di fanghi in agricoltura – in particolare Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Piemonte e Campania; la Lombardia – secondo i dati forniti a Arpa – ha una produzione annua di circa 790.000 tonnellate: di queste, il 40 per cento proviene da impianti di trattamento di reflui urbani, il 30 per cento da impianti di trattamento di reflui industriali, e solo il 30 per cento da aziende agroalimentari;
    in alcuni fanghi e compost, è stata riscontrata la presenza, in quantità significativa, di microinquinanti organici; sono seguite denunce e procedimenti penali, tuttora in corso;
    problemi rilevanti emergono in relazione allo smaltimento delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sostanze chimiche di sintesi ampiamente utilizzate in applicazioni civili ed industriali per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti; residui significativi sono stati trovati nell'acqua potabile, negli alimenti, nell'aria e nel suolo contaminato;
    nel 2006 il progetto europeo Perforce ha avviato un'indagine per stabilire la presenza di perfluoroderivati nelle acque e nei sedimenti dei maggiori fiumi europei; dall'indagine è emerso che il fiume Po presenta le massime concentrazioni di acido perfluorottanico tra tutti i fiumi europei, con rilevanti rischi ecologici e sanitari; i siti più contaminati sono risultati quelli che ricevono reflui di depurazione;
    occorre notare che per alcuni inquinanti – ad esempio, diossine, Ipa, Pcb, idrocarburi, fenoli – non esistono specifici limiti di legge; non è possibile, pertanto, determinare quale sia la concentrazione di tali sostanze oltre la quale è necessario vietare lo spargimento di fanghi e fertilizzanti sui terreni agricoli;
    recenti studi hanno sottolineato i rischi per l'ambiente e la salute connessi alla presenza nei fanghi di inquinanti come i farmaci: i residui presenti nelle acque di scarico, nei fiumi, nel suolo, mediante i fanghi provenienti dagli impianti di depurazione urbana rientrano nella catena alimentare, anche perché pochi farmaci sono biodegradabili;
    la disciplina normativa vigente in materia – decreto legislativo n. 99 del 1992 di recepimento della direttiva 86/278/EEC – stabilisce alcuni principi fondamentali l'utilizzazione in agricoltura dei fanghi è consentita a determinate condizioni: se non contengono sostanze tossiche e nocive e/o persistenti, e/o bioaccumulabili in concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli animali, per l'uomo e per l'ambiente in generale; se la concentrazione di uno o più metalli pesanti nel suolo non superi i valori limite fissati nell'allegato I al decreto legislativo 99 del 1992 o se tali valori limite non vengano superati a motivo dell'impiego dei fanghi; in base alla direttiva, è possibile, per lo Stato, solo adottare previsioni più restrittive, ai sensi dell'articolo 12 della direttiva medesima;
    è necessario integrare il quadro normativo per una serie di importanti ragioni: per prescrivere controlli adeguati sui fanghi, e analisi sugli effetti dell'utilizzo di tali sostanze sull'ambiente e sui suoli agricoli; per aggiornare le regole e i valori limite stabiliti per i controlli, posto che le regole e le soglie attuali derivano da conoscenze tecnico-scientifiche di oltre trenta anni fa; appare essenziale – oltre a definire un quadro di riferimento uniforme – individuare criteri, limiti di riferimento, procedure e modalità di gestione, da rispettare rigorosamente nel processo di trattamento e recupero dei fanghi da utilizzare come fertilizzanti in agricoltura;
    l'utilizzo agricolo dei fanghi di depurazione – molto conveniente per l'agricoltore, che mette a disposizione gratuitamente i terreni, anche quelli in affitto, mentre tutti i costi connessi al conferimento sono a carico del «fanghista» – è preferibile rispetto ad altri sistemi di smaltimento rifiuti (incenerimento e discarica) ma sull'interesse a smaltire correttamente i rifiuti in un'ottica «circolare» prevale l'esigenza prioritaria di tutelare la salute umana, l'ecosistema, la sicurezza alimentare, la qualità delle produzioni e la competitività delle imprese agricole,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per garantire la qualità dei fanghi destinati alle colture agricole, definendo criteri e modalità per la tracciabilità dell'intero processo: analisi dell’input di fanghi negli impianti di trattamento; individuazione delle caratteristiche essenziali dei medesimi impianti e dei sistemi di stoccaggio dei fanghi; fissazione di criteri di qualità del prodotto finale dei fanghi di depurazione; selezione di sostanze organiche e inorganiche da analizzare nei fanghi a regolari scadenze per verificare l'apporto di nutrienti per il suolo escludendo la tossicità; individuazione delle soglie massime ammissibili delle sostanze potenzialmente tossiche ad elevate concentrazioni;
    ad assumere iniziative per garantire un utilizzo «sicuro» dei fanghi di depurazione, precludendo l'utilizzo di fanghi di depurazione inquinanti, perché derivanti da processi produttivi che impiegano sostanze pericolose e prescrivendo controlli alla fonte e sulla gestione dei fanghi, in modo da escludere l'impiego in agricoltura di fanghi con concentrazioni di sostanze e di metalli pericolosi sopra la soglia considerata di sicurezza;
    ad adottare iniziative per integrare – in base alle conoscenze scientifiche più avanzate – la lista delle sostanze dannose e aggiornare le soglie di ammissibilità delle sostanze elencate nel decreto legislativo n. 99 del 1992;
    a promuovere – anche con opportuni incentivi – i sistemi di trattamento che favoriscono la «stabilizzazione» dei fanghi, quali il compostaggio o la digestione anaerobica;
    ad adottare iniziative per introdurre sistemi di certificazione dei fanghi analoghi a quelli più, avanzati in Europa, integrando, nell'organismo preposto alla certificazione dei fanghi per l'agricoltura, le aziende di gestione del ciclo di depurazione delle acque, le associazioni di categoria più rappresentative nel settore agricolo, sia nella produzione che nel commercio dei prodotti agricoli, le associazioni dei consumatori, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente (si veda il sistema di certificazione svedese – REVAQ – gestito da Swedish Water & Waste Water Association (associazione svedese delle acque), dalla Federation of Swedish Farmers (agricoltori svedesi), dalla Swedish Food Federation and the Swedish Food Retailers Federation (le federazioni dei produttori e dei dettaglianti di cibo) in stretta collaborazione con l'Agenzia svedese per la protezione dell'ambiente;
    per escludere pericolose contaminazioni, ad attivare nell'immediato – in collaborazione con le aziende di gestione del ciclo di depurazione delle acque – sistemi di tracciabilità dei fanghi da utilizzare in agricoltura, fissando standard di qualità dei prodotti fertilizzanti finali;
    ad assumere iniziative per garantire che i prodotti finali, siano essi ammendanti, concimanti o correttivi, non comportino alcun rischio per la contaminazione dei terreni e per i prodotti agricoli trattati, tenendo presente anche i rischi connessi alla mobilità delle sostanze contenute nei fanghi di depurazione dai terreni aspersi verso quelli confinanti e le possibili migrazioni di contaminanti e batteri verso le falde;
    ad adottare iniziative per definire un quadro normativo di riferimento per uniformare sul territorio nazionale le condizioni e le modalità di controllo e di utilizzo dei fanghi in agricoltura;
    ad adottare iniziative per stabilire regole uniformi per controlli omogenei ed efficaci su tutto il territorio nazionale in tutte le fasi di produzione (raccolta, gestione, trattamento dei fanghi destinati a terreni agricoli) definendo altresì una disciplina che obblighi a misurare il valore di fondo (cosiddetto «bianco») del suolo e delle acque di falda prima dell'aspersione e ad effettuare un monitoraggio costante nel lungo periodo delle acque superficiali e sotterranee, dei terreni aspersi e di quelli limitrofi, e dei prodotti agricoli.
(7-01269) «Bratti, Realacci, Bergonzi, Stella Bianchi, Borghi, Braga, Carrescia, Cominelli, De Menech, Gadda, Ginoble, Tino Iannuzzi, Manfredi, Mariani, Marroni, Massa, Mazzoli, Morassut, Giovanna Sanna, Valiante, Zardini».