• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/04453 cassa depositi e prestiti (CDP) è una società per azioni a controllo prevalentemente pubblico laddove il Ministero dell'economia e delle finanze ne detiene l'80,1 del capitale, che gestisce,...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04453presentato daBONAFEDE Alfonsotesto diGiovedì 10 aprile 2014, seduta n. 209

BONAFEDE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
cassa depositi e prestiti (CDP) è una società per azioni a controllo prevalentemente pubblico laddove il Ministero dell'economia e delle finanze ne detiene l'80,1 del capitale, che gestisce, secondo la mission istituzionale «finanziare la crescita del Paese», una parte consistente del risparmio nazionale consistente nel risparmio postale (buoni fruttiferi e libretti, garantiti dallo Stato al pari di Bot, Cct e btp);
SIMEST (Società italiana per le imprese all'estero) è una banca di investimenti pubblico/privata s.p.a. controllata dalla Cassa depositi e prestiti che possiede il 67 per cento delle azioni – acquisite nel novembre 2012 dal Ministero dello sviluppo economico – con un'ulteriore presenza azionaria privata che fa riferimento a istituti di credito, cooperative e Confindustria;
la missione istituzionale di SIMEST – come recita il sito istituzionale – è quella di «supportare gli imprenditori italiani ad espandersi su nuovi mercati». Tale supporto si concretizza attraverso la partecipazione di SIMEST nelle imprese italiane o imprese controllate nell'Unione europea sia tramite investimento diretto – fino al 49 per cento del capitale sociale – che attraverso la gestione del Fondo partecipativo di Venture Capital per gli investimenti extra Unione europea, consentendo alle imprese italiane l'accesso alle agevolazioni per il finanziamento della propria quota di partecipazione nelle imprese fuori dall'Unione Europea;
altre attività di SIMEST si esplicano attraverso il sostegno ai crediti all'esportazione di beni di investimento prodotti in Italia; il finanziamento di studi di fattibilità ed i programmi di assistenza tecnica collegati ad investimenti; il finanziamento di programmi di inserimento sui mercati esteri; il finanziamento di interventi a favore delle PMI esportatrici; l'assistenza finanziaria, legale e societaria relativa a progetti di investimento all'estero;
da quanto si evince dalla consultazione degli allegati alle relazioni e bilanci pubblicati sul proprio sito istituzionale, SIMEST risulta possedere partecipazioni nel capitale di decine di società in paesi extra UE create in partnership con gruppi industriali italiani che in quei Paesi hanno deciso di spostare parte della propria attività economico-commerciale, facendo poi seguire in alcuni casi una delocalizzazione degli impianti produttivi anche grazie al concreto sostegno economico e di servizi garantito dalla stessa SIMEST;
numerose tra le realtà industriali beneficiarie del supporto all'internazionalizzazione fornito da SIMEST appaiono tuttavia aver intrapreso conseguenti processi di dismissione e chiusura degli impianti in Italia generando negative ripercussioni economiche e sociali territoriali, gravando inoltre in termini generali allorquando le stesse imprese accedono agli ammortizzatori sociali per i dipendenti messi in mobilità;
come evidenziato durante la trasmissione giornalistica di «La Gabbia» nel servizio «prendi i soldi e scappa» andato in onda su La7 il giorno 7 aprile 2014 quali casi emblematici di un simile incongruente processo in cui risorse di natura prevalentemente pubblica – fatti salvi i diretti benefici per le stesse imprese e gli indiretti benefici finanziari per SIMEST –, danno luogo ad effetti anti-economici per la collettività, possono citarsi le società dell'ex Presidente di Confindustria, che a 1 fronte di 134 dipendenti messi in mobilità avrebbero ricevuto un contributo di 32 milioni di euro per aprire stabilimenti in Russia, Brasile e Cina;
taluni aspetti dell'attività di SIMEST, potrebbero porsi in contrasto le misure «anti-delocalizzazione» recentemente introdotte con la legge di stabilità 2014 laddove «per i contributi erogati a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le imprese italiane ed estere operanti nel territorio nazionale che abbiano beneficiato di contributi pubblici in conto capitale, qualora, entro tre anni dalla concessione degli stessi, delocalizzino la propria produzione dal sito incentivato a uno Stato non appartenente all'Unione europea, con conseguente riduzione del personale di almeno il 50 per cento, decadono dal beneficio stesso e hanno l'obbligo di restituire i contributi in conto capitale ricevuti» –:
nel corso degli ultimi dieci anni, quante e quali siano le aziende italiane partecipate o finanziate da SIMEST s.p.a. che abbiano, successivamente a tale intervento, posto in mobilità o licenziato dipendenti in Italia nel quadro di un processo di delocalizzazione dei propri impianti produttivi all'estero;
se possano quantificare, per ciascuno dei casi sopra menzionati, gli specifici vantaggi economici per SIMEST in termini di interessi sui finanziamenti erogati, nonché di incremento di valore per i capitali immessi nelle società direttamente partecipate;
se non ritengano che le attività di SIMEST in favore delle imprese che intendono internazionalizzare la propria attività nell'area extra Unione europea debbano essere armonizzate con le norme «anti-delocalizzazione» introdotte con la legge di Stabilità 2014 e, più in generale, inserite in un contesto nel quale aziende italiane che ricevono incentivi pubblici non li utilizzino per portare lavoro e ricchezza all'estero. (4-04453)