• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/03059    come riportato da organi di stampa, ad un noto imprenditore agricolo, con molti anni di esperienza nel settore, proprietario di un podere nel Mesagnese a pochi chilometri dal confine con...



Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-03059presentato daALTIERI Trifonetesto diMercoledì 31 maggio 2017, seduta n. 807

   ALTIERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
   come riportato da organi di stampa, ad un noto imprenditore agricolo, con molti anni di esperienza nel settore, proprietario di un podere nel Mesagnese a pochi chilometri dal confine con il comune di San Pancrazio Salentino, nei giorni scorsi è stata inflitta una multa di settemila euro da parte dell'ispettorato del lavoro, a causa dell'utilizzo di un abbigliamento non consono alle norme sulla sicurezza da parte di quattro sue dipendenti;
   le quattro braccianti agricole, che stavano lavorando alla cosiddetta «spollonatura», ossia allo sfoltimento e all'alleggerimento delle foglie delle piante di vite, sarebbero state sprovviste di guanti anti-taglio – calzando invece guanti di plastica – e delle scarpe antinfortunistiche;
   fra le contestazioni sollevate dagli ispettori vi sarebbe, inoltre, la mancanza di un bagno chimico nel citato podere;
   le braccianti, regolarmente assunte, si erano sottoposte alla prescritta visita medica presso il medico del lavoro ed erano inoltre provviste del Dvr, ossia del documento di valutazione dei rischi, previsto dalla legge;
   a quanto è dato sapere, al momento l'imprenditore preferisce attendere prima di procedere al pagamento della multa ed ha presentato ricorso, in quanto ritiene tale sanzione assolutamente ingiusta, essendo la spollonatura un'operazione non pericolosa – si tratta semplicemente di rimuovere delle foglie – e, pertanto, i guanti anti-taglio non sarebbero necessari;
   occorre rilevare che la normativa in materia non risulta chiarissima, prestandosi a varie interpretazioni;
   più in generale, altrettanto poco chiara risulta essere una buona parte delle norme che riguardano il lavoro agricolo, che risentono di stratificazioni legislative susseguitesi negli anni – spesso frutto di emergenze contingenti – che nulla hanno a che vedere con la reale necessità, espressa tanto dai lavoratori quanto dalle aziende, di salvaguardare la sicurezza dei lavoratori e di reprimere le forme delinquenziali di sfruttamento, dando, contestualmente, chiarezza e certezza a quanti vogliono lavorare nella legalità e con tranquillità;
   situazioni di incertezza nell'applicazione delle norme sono state riportate dagli organi di stampa anche in merito alla nuova legge sul caporalato, con la menzione di episodi e aneddoti, a volte quasi surreali, di contestazioni elevate ad imprenditori agricoli in merito a criticità formali relative alla sicurezza sul lavoro;
   occorre, a giudizio dell'interrogante, evitare in tutti i modi che eccessive rigidità ed appesantimenti normativi penalizzino la maggioranza delle aziende sane, generando un clima da «caccia alle streghe» – dove la strega è l'azienda agricola – in un contesto generale in cui il mondo agricolo, soprattutto quello delle regioni meridionali, già deve affrontare grosse problematiche, quali quelle legate al crollo dei prezzi riconosciuti agli agricoltori, alla concorrenza sleale operata da alcuni Paesi del Mediterraneo e anche europei e alle ben note distorsioni di filiera –:
   se il Governo sia a conoscenza dell'episodio riportato in premessa;
   se non intenda intervenire con urgenza, anche predisponendo specifiche iniziative normative, per chiarire e semplificare disposizioni complesse e, sovente, difficilmente applicabili;
   quali iniziative siano state assunte dal Governo, a seguito dell'accoglimento di specifici ordini del giorno in Parlamento, volte ad approfondire gli aspetti di criticità emersi in sede di applicazione della legge n. 199 del 2016, con particolare riferimento a quelli che rischiano di penalizzare, ingiustamente, la maggioranza delle aziende agricole sane. (3-03059)