• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/02646 è successo a Verona: da un articolo su L'Arena del 28 marzo 2014 è emerso che il magistrato aveva disposto i domiciliari a condizione che il detenuto accettasse di indossare la «cavigliera»...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02646presentato daBUSINAROLO Francescatesto diMercoledì 16 aprile 2014, seduta n. 213

BUSINAROLO. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
è successo a Verona: da un articolo su L'Arena del 28 marzo 2014 è emerso che il magistrato aveva disposto i domiciliari a condizione che il detenuto accettasse di indossare la «cavigliera» e che quindi fosse controllato tramite braccialetto elettronico, ma il detenuto (condannato a due anni e mezzo di reclusione per aver clonato carte di credito) dovrà essere mandato agli arresti domiciliari e monitorato con controlli di routine da agenti di polizia, con un conseguente ulteriore esborso a carico dello Stato;
manca la dotazione dei braccialetti elettronici. I carabinieri di Verona hanno infatti comunicato «di non avere disponibilità del software e dell’hardware necessari per l'apposizione dei mezzi di controllo di cui all'articolo 275 del codice di procedura penale»;
il congegno fornisce l'esatta posizione e consente quindi la localizzazione in tempo reale di chi lo indossa. Come noto, il braccialetto elettronico, previsto dal cosiddetto decreto «svuotacarceri» del 23 dicembre 2013 convertito in legge con testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 21 febbraio 2014, fino ad alcune settimane fa era prescritto solo se ritenuto necessario;
il «decreto svuotacarceri» ha stabilito come regola generale la prescrizione da parte del giudice, nell'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, del cosiddetto braccialetto elettronico, nonché il ricorso allo stesso strumento nell'applicazione della detenzione domiciliare; salvo motivare le ragioni per cui non sia applicabile e di conseguenza il numero dei «controllati» è destinato a salire in breve tempo;
ad oggi non si ha ancora la garanzia che gli strumenti elettronici ci siano, e funzionino a tal punto da infondere fiducia nei magistrati. A gennaio 2014 solo 90 braccialetti risultano essere stati utilizzati. Lo Stato ha speso, negli ultimi dieci anni, più di cento milioni per queste tecnologie, congelando l'appalto già affidato Telecom, nonostante le offerte di un'altra azienda, il cui ricorso è arrivato alla Corte di giustizia europea;
in merito alla procedura, tra l'emissione del provvedimento del magistrato e l'applicazione del braccialetto è trascorsa circa una settimana (il tempo necessario per avvisare la società che gestisce il servizio e per ottenere l'intervento del tecnico). I modelli più evoluti di braccialetto funzionano con il sistema gps, ma la maggior parte di quelli attualmente in dotazione sono meno precisi (e utilizzano la tecnologia gsm, quella dei cellulari) e la localizzazione avviene controllando la cella telefonica che viene agganciata in caso di spostamento del detenuto –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa ed, in particolare, della difficoltà di utilizzo dello strumento, anche successivamente alla conversione in legge del «decreto svuotacarceri»;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto che, pur impiegando milioni di euro di risorse pubbliche, i braccialetti elettronici non forniscono garanzia di funzionamento al giudice che li deve prescrivere per legge, con conseguente impiego di ulteriori risorse in termini di controlli degli agenti di polizia. (5-02646)