• Testo DDL 1265

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Atto a cui si riferisce:
S.1265 Abrogazione dell'articolo 99 della Costituzione e soppressione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro


Senato della RepubblicaXVII LEGISLATURA
N. 1265
DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE
d'iniziativa dei senatori AUGELLO, Giuseppe ESPOSITO, AIELLO, BIANCONI, CARIDI, CHIAVAROLI, COLUCCI, COMPAGNA, CONTE, D'ALÌ, DALLA TOR, D'ASCOLA, FORMIGONI, GENTILE, GIOVANARDI, GUALDANI, MANCUSO, MARINELLO, NACCARATO, PAGANO, Luciano ROSSI, TORRISI, VICECONTE e QUAGLIARIELLO

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 30 GENNAIO 2014

Abrogazione dell'articolo 99 della Costituzione e soppressione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro

Onorevoli Senatori. -- Il presente disegno di legge mira a contribuire alla razionalizzazione ed alla riduzione dei costi derivanti dal funzionamento dell'apparato burocratico dello Stato, che sole possono consentire di conseguire economie di bilancio da destinare all'abbattimento della pressione fiscale.

L'obiettivo è quello di dar vita ad una amministrazione leggera che gravi il meno possibile sulla finanza pubblica, con conseguente soppressione di tutti gli organismi che non sono più in linea con questo nuovo modo di intendere la burocrazia.

Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) è, come noto, organismo di rilevanza costituzionale al quale la Costituzione affida una funzione di consulenza delle Camere e del Governo con particolare riferimento alle materie oggetto della legislazione in campo economico e sociale. Nelle medesime materie al CNEL è anche riconosciuto il potere di iniziativa legislativa.

A tali fini il dettato costituzionale ha previsto che il citato organismo sia composto da persone esperte nelle materie anzidette, nonché da rappresentanti delle categorie produttive in relazione alla rispettiva importanza numerica ed alla rappresentatività di queste ultime.

La ratio ispiratrice della norma che prevede la nascita del CNEL è da ricondursi alla volontà del Costituente di dar vita ad un organismo che consentisse la partecipazione delle categorie produttive alla vita politica ed economica nazionale.

Istituito nel 1957, con la legge 5 gennaio 1957, n. 33, con lo scopo di creare uno strumento di raccordo tra le forze economico-sociali del Paese e le istituzioni politiche, il CNEL, sin dai primi anni del suo funzionamento, non è riuscito a sviluppare pienamente il disegno originario tracciato dai costituenti, perché vi è stata sempre la tendenza a «saltare» la sua mediazione. Ciò spiega la trascurabile influenza di quest'organismo nel processo decisionale politico.

Per renderlo più incisivo fu realizzata nel 1986 una prima riforma dell'Ente, con la legge 30 dicembre 1986, n. 936. Tale atto normativo ampliò le attribuzioni del CNEL, essendo venuta meno la limitazione per materia nell'attività consultiva e di iniziativa legislativa.

Oggi, dopo oltre cinquanta anni di storia, il CNEL si trova a svolgere le sue attribuzioni in un contesto del tutto diverso da quello nel quale si svolse la scrittura della nostra Carta fondamentale. Un contesto nel quale l'integrazione delle principali economie del pianeta determina dinamiche caratterizzate dalla massima competitività, esigendo risposte rapide e di respiro internazionale, che la Costituzione del 1948 non poteva prevedere. Negli ultimi decenni è anche cambiata in profondità la struttura della rappresentanza sociale e del mondo del lavoro. La società dell'informazione ha prodotto figure professionali e tipologie di lavori che non riescono sempre a trovare adeguata rappresentazione in un modello di relazioni sociali strutturato sulla base del paradigma dell'impresa «fordista» che ha dominato la scena durante la prima parte del secolo scorso.

Il CNEL era uno dei risultati di quella terza via interclassista tra capitalismo e socialismo che aveva ispirato molti intellettuali e uomini politici durante gli anni trenta in Europa e nell’America del New Deal. La speranza, nelle intenzioni di coloro che ne approvarono la creazione, era che dal CNEL, per le materie economiche e sociali, giungessero in Parlamento progetti di legge già «sgrossati» e approvati dalle rappresentanze di coloro che avrebbero dovuto applicarli. I vantaggi sarebbero stati duplici: migliorare la qualità della regolamentazione economica ed evitare che gli scontri avessero luogo nel Paese, favorendo invece l'intesa tra i partiti.

Il CNEL ha compiuto, negli ultimi anni, sia sotto la presidenza di Giuseppe De Rita, sia sotto quella di Antonio Marzano, tentativi significativi per rimediare alla propria crisi d'identità e rilanciarsi come interlocutore nelle dinamiche socio-economiche del Paese.

Tale sforzo è stato altresì accompagnato da due diversi interventi legislativi. In particolare, con il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 20l, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, è stata snellita la struttura del CNEL, dimezzando sostanzialmente la sua composizione. Con la legge 24 dicembre 2012, n. 234, invece, è stato riconosciuto a tale organismo un preciso ruolo ai fini dell'assunzione delle decisioni relative alla formazione di atti dell'Unione europea.

Ma non si tratta soltanto di risparmiare: si tratta soprattutto di decidere se un organo previsto dalla Costituzione sia ancora adeguato alla sua funzione e possa ancora essere utile al Paese.

Effettivamente, nonostante i diversi tentativi posti in essere sul piano legislativo e l'apprezzabile sforzo compiuto dai vertici di tale organismo, soprattutto negli ultimi anni, non sembra potersi dire che la crisi d'identità del CNEL sia stata superata.

Ciò, in particolare, per un duplice ordine di fattori. In primo luogo le categorie in esso rappresentate hanno preferito far ricorso a strumenti più immediati e diretti per tutelare a livello istituzionale i propri interessi. In secondo luogo la creazione di una serie di organi di governo dell'economia lo hanno, di fatto, posto in una posizione di secondo piano, impedendogli di divenire il luogo privilegiato per l'instaurazione di un effettivo contraddittorio tra le istituzioni e le parti sociali.

Inoltre, il cambiamento epocale prodotto dalla globalizzazione dei mercati ha favorito l'emersione di nuovi soggetti, quali ad esempio le autorità amministrative indipendenti che, sulla base di una maggiore specializzazione, esercitano una funzione di garanzia dei diritti nel governo dei processi economici, finendo in tal modo per marginalizzare il ruolo del CNEL.

In merito poi alle iniziative legislative del CNEL, esse sono sempre state piuttosto rare. In oltre cinquanta anni di storia solo quattordici disegni di legge, nessuno dei quali definitivamente approvato dal Parlamento.

Quanto, invece, all'attività di assistenza e consulenza al Parlamento, essa si è risolta nella produzione di rapporti periodici, dossier e informative sui temi di competenza. Anche per quanto concerne tale aspetto, la rivoluzione della società dell'informazione ha fatto sì che tale documentazione non risulti più decisiva, atteso che ormai molte delle informazioni riprodotte nei rapporti del CNEL risultano ampiamente disponibili nella rete e che sulle stesse materie vengono elaborati importanti contributi di tipo specialistico dai principali osservatori, dai centri studi e ricerche e dagli organismi internazionali, quali l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) o il Fondo monetario internazionale.

Nelle attuali condizioni, quindi, il CNEL ha smarrito la missione assegnatagli. Per di più, esso è dotato di una struttura molto corposa. Basti pensare che soltanto i consiglieri, nonostante gli interventi riduttivi degli ultimi anni, sono ancora sessantaquattro, ai quali occorre aggiungere il personale ausiliario e gli incarichi di consulenza.

In relazione agli oneri sul bilancio dello Stato il CNEL costa quasi 20 milioni di euro. Di questi, tre milioni e mezzo sono utilizzati per le spese del personale amministrativo. Due milioni di euro per le indennità del Presidente, dei due vicepresidenti e dei sessantaquattro consiglieri. Oltre alle indennità, i membri del CNEL percepiscono anche un rimborso spese (1,3 milioni di euro nel 2011) per partecipare ai lavori del Consiglio. A questa somma si aggiungono 270.000 euro destinati ai viaggi in Italia e all'estero. Vi è poi un onere pari a 323.000 euro l'anno per lo staff del Presidente. È previsto, inoltre, l'utilizzo di un milione e mezzo per pagare la pubblicità e le relazioni esterne. Più di un milione viene destinato invece alla manutenzione delle risorse strumentali del CNEL, di cui 200.000 euro per la manutenzione straordinaria della sede.

Quanto premesso giustifica, quindi, l'intervento soppressivo realizzato con il presente disegno di legge costituzionale.

Tale intervento prevede innanzitutto l'abrogazione dell'articolo 99 della Carta costituzionale che prevede l'istituzione e le funzioni del CNEL.

Con il successivo articolo, invece, viene regolata la fase di transizione verso la definitiva soppressione dell'Ente ed il procedimento di redistribuzione delle sue risorse umane e strumentali. Si prevede, in particolare, che entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente disegno di legge costituzionale il Presidente del Consiglio dei ministri, con proprio decreto, nomini un Commissario straordinario che curerà tutti gli adempimenti necessari ai fini della soppressione dell'Ente. Spetterà al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, in accordo con il Ministro dell'economia e delle finanze, il compito di proporre il nome del Commissario straordinario al Presidente del Consiglio dei ministri. Con l'insediamento del citato commissario decadono tutti i consiglieri dell'Ente, nonché tutti i componenti designati dal CNEL presso organismi pubblici.

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

1. L'articolo 99 della Costituzione è abrogato.

Art. 2.

1. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, il Presidente del Consiglio dei ministri nomina, con proprio decreto, un commissario straordinario cui è affidata la gestione provvisoria del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL), la liquidazione del suo patrimonio e la riallocazione delle sue risorse umane e strumentali, nonché gli altri adempimenti conseguenti alla sua soppressione. All'atto dell'insediamento del commissario straordinario, decadono dall'incarico gli organi del CNEL e i componenti designati come rappresentanti presso gli organismi pubblici a carattere nazionale.