Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
Atto a cui si riferisce:
S.3/00901 MORGONI, DI GIORGI, VALENTINI, PEZZOPANE, GIACOBBE, SOLLO, AMATI, DE MONTE, PUPPATO, FABBRI, VERDUCCI - Al Ministro della salute - Premesso che:
la legge 22 maggio 1978, n. 194, recante...
Atto Senato
Interrogazione a risposta orale 3-00901 presentata da MARIO MORGONI
mercoledì 16 aprile 2014, seduta n.231
MORGONI, DI GIORGI, VALENTINI, PEZZOPANE, GIACOBBE, SOLLO, AMATI, DE MONTE, PUPPATO, FABBRI, VERDUCCI - Al Ministro della salute - Premesso che:
la legge 22 maggio 1978, n. 194, recante "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza", ha consentito una costante diminuzione del ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) nel nostro Paese. Secondo quanto emerge dalla relazione del Ministro della salute sulla attuazione della legge, presentata il 13 settembre 2013, nel corso del 2012 sono state effettuate 105.968 IVG, con un decremento del 4,9 per cento rispetto al dato del 2011 e un decremento del 54,9 per cento rispetto al 1982, anno in cui si è registrato la più alta percentuale di ricorso all'IVG. Il tasso di abortività (numero di IVG ogni 1.000 donne in età feconda tra i 15 e i 49 anni), è risultato pari a 7,8 nel 2012, con un decremento dell'1,8 per cento rispetto al 2011 e un decremento del 54,7 per cento rispetto al 1982. Tali dati indicano che il tasso di abortività in Italia risulta essere tra i più bassi di quelli dei Paesi industrializzati;
l'articolo 9, comma 1, della legge n. 194 del 1978 prevede che "Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l'interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza"; successivamente al comma 4 chiarisce che: "Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l'espletamento delle procedure previste dall'articolo 7 e l'effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l'attuazione anche attraverso la mobilità del personale";
attualmente, in Italia, il ricorso all'obiezione di coscienza ha assunto dimensioni tali da non consentire l'accesso ad un adeguato servizio per le donne che desiderano interrompere una gravidanza. Infatti, nel corso degli ultimi anni, sull'intero territorio nazionale si è passati dal 58,7 per cento di ginecologi obiettori del 2005, al 69,3 per cento nel 2010 e nel 2011, con una percentuale di obiettori tra gli anestesisti del 47,5 per cento nel 2011. Inoltre, in alcune realtà regionali, il numero di ginecologi obiettori raggiunge l'80 per cento, in particolar modo al sud, con punte dell'88,4 per cento in Campania, 87,9 per cento in Molise e 85,2 per cento in Basilicata. I medesimi valori si registrano anche per gli anestesisti;
il Ministro in indirizzo, nella seduta della Camera dei deputati n. 31 dell'11 giugno 2013, durante la sua replica alle mozioni Migliore ed altri 1-00045, Lenzi ed altri 1-00074, Lorefice ed altri 1-00078, Brunetta ed altri 1-00079, Rondini ed altri 1-00080, Binetti ed altri 1-00081, Tinagli ed altri 1-00082, Formisano ed altri 1-00087 e Giorgia Meloni ed altri 1-00089 relative al diritto all'obiezione di coscienza in ambito medico-sanitario, si è impegnato a garantire l'applicazione della normativa ed a istituire un tavolo tecnico degli assessori regionali al fine di verificare lo stato di attuazione della legge nelle singole regioni;
il Comitato europeo dei diritti sociali ha rilevato una violazione, da parte dell'Italia, dell'art.11 della Carta sociale europea riguardante il diritto alla salute, dovuta alla mancata garanzia dell'accesso all'interruzione di gravidanza, che ha rilevato come la mancanza di personale non obiettore impone alle donne che intendano interrompere la propria gravidanza di spostarsi da un ospedale all'altro o, in alcuni casi, anche di recarsi all'estero, con nocumento per la loro salute. Il Comitato ha, inoltre, stabilito che le donne italiane sono conseguentemente trattate in maniera differente nell'accesso alle cure sanitarie, senza un giustificato motivo e con un aggravio dovuto agli irragionevoli esborsi per le pazienti causati dalla mobilità;
considerato inoltre che:
particolari difficoltà nell'applicazione della legge si riscontrano anche nella Regione Marche, come riconosciuto anche dallo stesso assessore regionale alla sanità, Almerino Mezzolani, il quale ha evidenziato le criticità esistenti, dovute al ricorso all'obiezione di coscienza da parte di molti professionisti. Tali criticità comportano notevoli difformità di accesso ai servizi previsti dalla normativa, con conseguente discriminazione tra le donne residenti nel territorio. Inoltre, in alcune situazioni maggiormente critiche, la Regione si è trovata costretta ad usufruire di convenzioni esterne al fine di colmare la carenza organizzativa;
secondo i dati forniti dalla stessa Regione Marche i medici obiettori, tra ginecologi e anestesisti, sono il 68 per cento; una percentuale ancora superiore, pari al 73 per cento, si riscontra tra il personale paramedico. Inoltre, negli ospedali di Jesi, Fano e Fermo l'intero personale medico risulta obiettore,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere al fine di garantire una piena attuazione della legge n. 194 sull'intero territorio nazionale, assicurando che ogni struttura pubblica o privata accreditata sia dotata di strumenti e di personale atti a garantire pienamente il servizio;
se e quante siano le strutture pubbliche e private accreditate nel territorio nazionale in cui risultino non essere garantiti il rispetto e la piena applicazione della legge 22 maggio 1978, n. 194;
se abbia attivato il tavolo tecnico con gli assessori regionali sulla base dell'impegno assunto alla Camera dei deputati e quali siano le risultanze;
se e quali siano le strutture ospedaliere delle Regione Marche che attualmente non siano nelle condizioni di erogare i servizi e l'assistenza prevista dalla legge.
(3-00901)