• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/04577 l'interrogante ha già depositato sulla questione oggetto della presente interrogazione un atto di sindacato ispettivo che prendeva le mosse dalla desecretazione, disposta il 30 ottobre 2014...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04577presentato daCAPONE Salvatoretesto diVenerdì 18 aprile 2014, seduta n. 215

CAPONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante ha già depositato sulla questione oggetto della presente interrogazione un atto di sindacato ispettivo che prendeva le mosse dalla desecretazione, disposta il 30 ottobre 2014 dall'ufficio di Presidenza, dei documenti relativi all'inchiesta condotta nel corso della XII legislatura dalla Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse dove si tratteggiava – nelle dichiarazioni rilasciate al presidente Massimo Scalia dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, appartenente al clan dei Casalesi –, il traffico di rifiuti illeciti gestito dalla camorra in Campania e nell'intero Meridione in accordo con le mafie territoriali. Una descrizione agghiacciante, dove a un certo punto si legge: «Il sistema era unico, dalla Sicilia alla Campania. Anche in Calabria era lo stesso, non è che lì rifiutassero i soldi. L'essenziale era il business. So per esperienza che fino al 1992 la zona del Sud, fino alle Puglie, era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa e non solo dall'Italia»;
oltre al predetto Carmine Schiavone, in questi anni anche un altro collaboratore di giustizia, Silvano Galati, ex esponente della Sacra Corona Unita, ha parlato agli inquirenti di rifiuti sepolti nelle campagne del Basso Salento, indicando una porzione di territorio circostante il comune di Casarano. In particolare, nel 2005, dopo l'arresto, Galati nel corso dell'interrogatorio dice che il suo clan, legato direttamente ai Tornese di Monteroni, «aveva avviato un servizio di smaltimento rifiuti tossici per le imprese del Basso Salento che trattavano pellame per scarpe o per accessori di abbigliamento». Nel corso dell'interrogatorio Galati parla espressamente di rifiuti tossici, a seguito di analisi fatte svolgere da uno degli uomini del clan e addirittura di un «prodotto smaltito che poteva inquinare un intero paese se non addirittura finire nella falda acquifera». Successivamente, nel 2006, il gruppo tutela ambientale di Napoli, con lo scanner iperspettrale, sorvolando la zona indicata dal collaboratore di giustizia, scatta numerose foto aeree, rilevando, nei 18 fotogrammi, grazie alla differenza di temperatura del terreno, i siti probabilmente inquinati. Tale documentazione è nei documenti in possesso della Commissione bicamerale per il ciclo dei rifiuti dal 2008, allorché i magistrati della direzione distrettuale antimafia di Lecce relazionano in Commissione sulle aree a rischio nel Salento, ed è divenuta di pubblico dominio nei mesi scorsi, pubblicata on line da altre forze politiche;
in queste ultime settimane, grazie all'attività e all'impegno della magistratura e delle forze dell'ordine, il quadro sopra descritto, confermato anche da numerosi rapporti di Legambiente sull'economia illegale in relazione al ciclo dei rifiuti in Puglia e nel Salento, si è ulteriormente definito e puntualizzato, indicando come alcune zone del Basso Salento siano state abitualmente utilizzate come discariche illegati dalle aziende soprattutto calzaturiere. In particolare, da notizie apparse sui quotidiani territoriali, si parla di due territori, «Patù e Tricase sotto la lente della Procura». Più precisamente si legge: «Doppio blitz nell'ambito di due inchieste diverse ed entrambe coordinate dal procuratore aggiunto Ennio Cillo e dal sostituto Elsa Valeria Mignone. A Patù, in località Pozzo Polito, sulla strada per la marina di San Gregorio, si cercano le tracce dei veleni interrati, senza alcuna autorizzazione, dai calzaturifici della zona nei decenni scorsi. Al lavoro, con l'ausilio di una pala meccanica, ci sono i carabinieri del Noe. A Tricase, invece, la Guardia di finanza ha trovato in queste ore scarti di pellami e altri rifiuti all'interno di quella che fino al 1995 è stata la discarica della spazzatura del Comune. Confermate le prime testimonianze degli operai che vi hanno lavorato: oltre all'immondizia, veniva “tombato” senza autorizzazione anche altro materiale. Il sito è situato sotto il tracciato della futura statale 275 a 4 corsie che da Maglie conduce fino a Leuca». E ancora: «Già il 4 aprile scorso, in territorio di Alessano, in un'area di 6.400 metri quadrati in contrada Matine venne riportato alla luce un vecchio deposito di rifiuti pieno di scarti della lavorazione delle industrie del calzaturiero. A poca distanza, nei pozzi artesiani, sono state trovate tracce di diossina, sebbene sotto la soglia di pericolo. La Procura è anche al lavoro per verificare se le amministrazioni comunali del Basso Salento abbiano provveduto all'obbligo di bonifica con i finanziamenti regionali. Attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti non autorizzata, nonché mancata bonifica, sono le ipotesi di reato delle due inchieste»;
vale rilevare che alcune delle cave doverono state ritrovati rifiuti tossici e/o pericolosi, nei pressi del comune di Tricase e nei pressi del comune di Alessano, verrebbero a coincidere con il tracciato della 275, la nuova arteria in via di realizzazione sulla direttrice Maglie-Leuca. A lanciare l'allarme, nelle scorse settimane, i comitati che si oppongono alla realizzazione dell'arteria. Come riportato sugli organi di stampa: «Potrebbe non finire qui. – Sappiamo che là di cave simili ce ne sono decine» svela Luigi Russo, dei comitati Sos Costa Salento e Sos 275. E ancora «Nella fase di progettazione della 275 – tuona – come si poteva non sapere che cosa c'era sotto terra? –. Russo è convinto che le indagini preliminari al progetto avrebbero dovuto essere più approfondite»;
si sottolinea che da quanto riportato sulla stampa circa le indagini in corso emergerebbe una preoccupante connivenza tra economia illegale ed economia legale dal momento che nelle discariche autorizzate sarebbero stati «tombati» anche rifiuti nocivi o speciali –:
quali iniziative i Ministri abbiano già assunto o intendano intraprendere in merito a quanto esposto; e, in particolare, se i Ministri non ritengano opportuna un'azione integrata con le istituzioni territoriali, per quanto di specifica competenza, ai fini dell'individuazione di specifiche ulteriori misure a tutela dei territori offesi dall'azione anche della criminalità organizzata e a tutela della salute delle popolazioni coinvolte. (4-04577)