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Atto a cui si riferisce:
C.5/02216 l'Ibm, si legge nel sito internet istituzionale dell'azienda «è una società di innovazione al servizio delle aziende e delle istituzioni di tutto il mondo che detiene primati in ogni area...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 18 marzo 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-02216

L'On. Fregolent richiama l'attenzione sulla delicata situazione che interessa la IBM Italia S.p.A., società facente parte del gruppo internazionale IBM, realtà leader nel settore dell’Information Technology, con sede legale ed amministrativa in Segrate ed unità produttive attive su tutto il territorio nazionale.
Come evidenziato dall'On. Interrogante, lo scorso 30 gennaio IBM Italia S.p.A. ha avviato, per il tramite di Assolombarda, la procedura di mobilità finalizzata alla risoluzione del rapporto di lavoro con n. 290 dipendenti strutturalmente in esubero nelle aree aziendali appartenenti alla Divisione GTS (Global Technology Service) attive in varie sedi aziendali. In tale divisione, che è la più grande delle divisioni aziendali sia come numero di risorse (sono 2032 le unità lavorative) che come percentuale di fatturato, è inserito il personale preposto alle funzioni di outsourcing, hosting delle applicazioni, gestione delle infrastrutture fisse e wireless, nonché della manutenzione e assistenza tecnica per l’hardware.
Secondo quanto evidenziato dai vertici aziendali, i motivi che hanno determinato la situazione di eccedenza e il conseguente ricorso alla mobilità vanno ricercati nel trend economico negativo che ha interessato la Divisione GTS.
Dopo l'apertura della procedura di mobilità le parti sociali si sono incontrate lo scorso 10 febbraio presso la sede di Assolombarda di Milano per l'esame congiunto previsto dalla normativa vigente e hanno convenuto di costituire un'apposita Commissione Tecnica per la valutazione degli esuberi, che si è riunita il successivo 18 febbraio.
L'apertura della procedura di mobilità ha avuto come immediata risposta da parte sindacale la proclamazione di uno sciopero generale di 4 ore a livello nazionale nella giornata del 20 febbraio.
Il successivo 24 febbraio le parti hanno sottoscritto un Protocollo d'intesa sulla individuazione dei criteri per il collocamento in mobilità del personale interessato. Si tratta, in ordine di priorità, del raggiungimento dei requisiti pensionistici entro il termine del periodo di mobilità, anche sfruttando la c.d. «opzione donna», ovvero del raggiungimento dei requisiti pensionistici nei 13 mesi successivi al termine della mobilità. Da ultimo, è stato previsto il criterio dell'adesione volontaria, con riserva di valutazione da parte aziendale delle proprie esigenze organizzative.
Il protocollo prevede, inoltre, incentivi economici per il personale interessato alla procedura, nonché la possibilità di chiedere servizi di outplacement offerti dall'azienda per la ricollocazione.
Faccio presente che l'efficacia di quanto riportato nel Protocollo d'intesa era subordinata al raggiungimento, alla data del 14 marzo 2014, del numero di risorse indicate nella lettera di apertura della procedura di mobilità del 30 gennaio, pari a 290 dipendenti.
All'incontro del 14 marzo scorso le Parti – preso atto che il numero di adesioni irrevocabili risulta essere pari a 225 – hanno concluso con esito positivo la procedura prevista dall'articolo 24, comma 1, della legge n. 223 del 1991 sottoscrivendo un nuovo accordo con cui hanno concordato la riduzione degli esuberi da 290 a 260 e hanno rimodulato i criteri per risolvere l'esubero. Si tratta, in ordine di priorità, del criterio dell'adesione volontaria, con riserva di valutazione da parte aziendale delle proprie esigenze organizzative, del raggiungimento dei requisiti pensionistici entro il termine del periodo di mobilità, anche sfruttando la c.d. «opzione donna», ovvero del raggiungimento dei requisiti nei 13 mesi successivi al termine della mobilità.
La risoluzione del rapporto di lavoro del personale da collocare in mobilità avverrà in considerazione della prima data utile al pensionamento e, comunque, non oltre il 31 luglio 2014.
Il Ministero dello sviluppo economico, interpellato sulla questione, ha fatto sapere di non essere stato coinvolto nel processo di ristrutturazione aziendale dalle parti, le quali, al momento, ritengono più opportuno affrontare le problematiche in maniera autonoma.