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Atto a cui si riferisce:
C.5/02400 il 27 gennaio, il tribunale di primo grado di Ferrara ha condannato il Ministero della salute a indennizzare la famiglia di Francesco Finessi – alpino di 22 anni morto nel 2002 a causa del...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 20 marzo 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-02400

Per rispondere al question time in esame, in via preliminare e a carattere generale si deve ricordare che l'insorgenza di sintomi clinici dopo la somministrazione di un vaccino non significa che l'origine di questi sia necessariamente da attribuire al vaccino.
In Italia la raccolta delle segnalazioni di eventi avversi è attivata fin dagli anni ’80, e dal novembre 2001 è operante la Rete Nazionale di Farmacovigilanza per la gestione delle segnalazioni spontanee, al fine di permettere la raccolta e la condivisione delle informazioni relative a possibili reazioni avverse. La normativa vigente prevede che per i vaccini vengano segnalate tutte le sospette reazioni avverse osservate, il cui nesso causale dovrà, poi, essere indagato caso per caso.
Nelle attività correlate alla vaccinazione dei militari, si rappresenta che il Ministero della difesa emana proprie direttive, contenenti raccomandazioni in merito alle schedule vaccinali e misure di profilassi per il personale militare.
Infatti, i militari sono una peculiare categoria professionale esposta a specifici rischi infettivi.
Nelle direttive predisposte dal Ministero della difesa, risulta che le indicazioni in esse contenute, in termini di vaccinazioni previste e relative schedule, intervalli tra vaccini diversi e possibili co-somministrazioni, precauzioni, controindicazioni ed eventuali eventi avversi a vaccino, sono coerenti con la pianificazione nazionale, di cui perseguono i medesimi obiettivi – si pensi alla indicazione relativa alla vaccinazione contro morbillo-parotite-rosolia (nei confronti del morbillo e della rosolia congenita è in atto un piano, rispettivamente, di eradicazione e di eliminazione, in linea con le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità), e con le evidenze scientifiche disponibili. Vi sono, inoltre, allegati tecnici, tra cui sono inclusi i protocolli vaccinali previsti, differenziati a seconda che il personale sia di nuovo incorporamento o già incorporato e, in quest'ultimo caso, differenziandoli in base all'unità di impiego (con prontezza operativa «10 giorni, con prontezza operativa» 10 giorni, forze speciali) ed allo stato immunitario preesistente. Inoltre, per ciascun vaccino sono indicate le specifiche avvertenze, tra cui anche l'esibizione, da parte del soggetto, di eventuale documentazione attestante lo stato immunitario o la pregressa vaccinazione, che, laddove non siano previsti richiami, dovrebbe rappresentare un fattore di esclusione in quanto soggetto già protetto.
Fatte queste considerazioni di carattere generale, riferite alle specifiche iniziative del Ministero della difesa, per i profili di competenza di questo Ministero comunico che il tema della tutela della salute del personale militare relativamente alla somministrazione di vaccinazioni multiple è stato recentemente affrontato anche nel corso della riunione del Gruppo di lavoro sull'analisi dei segnali dei vaccini, che si è svolta presso l'Agenzia Italiana del Farmaco in data 4 marzo 2014, con la partecipazione anche dei rappresentanti dell'istituto Superiore di Sanità e dei centri regionali per la farmacovigilanza e delle strutture di prevenzione regionali.
In tale sede, si è parlato anche dell'aggiornamento dei protocolli vaccinali seguiti dai militari, di cui sopra, in particolare è stato affrontato il tema della necessità dell'aggiornamento dei protocolli anche in seguito alla sentenza del Tribunale di Ferrara e se, più in generale, esistano delle indicazioni relative ai casi in cui è necessario effettuare più vaccinazioni congiuntamente.
È stato comunque predisposto, all'esito della riunione, un documento che attualmente si trova all'attenzione del Coordinamento interregionale di sanità pubblica.
Il soggetto designato come rappresentante della Regione Lazio per la prevenzione relativamente ai segnali dei vaccini ha anche fatto presente che, talvolta, le vaccinazioni al personale militare vengono effettuate direttamente dal personale delle ASL su richiesta dei militari stessi.
Da ultimo, riguardo alla richiesta di riconoscere i militari, che abbiano subito i danni lamentati, quali vittime del dovere è opportuno ricordare che, allo stato attuale, non ne sussistono i presupposti, in quanto, nella letteratura scientifica accreditata, non sono presenti studi che dimostrino la correlazione causale tra vaccinazioni e sviluppo di linfoma o altre patologie tumorali.