• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/03116    il dipartimento di Agraria dell'Università di Torino non avrebbe rinnovato il contratto di una sua ricercatrice, Barbara Dal Bello, in ragione del suo stato di...



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-03116presentato daAIRAUDO Giorgiotesto diMartedì 27 giugno 2017, seduta n. 821

  AIRAUDO, PANNARALE e MARCON. – Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca . – Per sapere – premesso che:
   il dipartimento di Agraria dell'Università di Torino non avrebbe rinnovato il contratto di una sua ricercatrice, Barbara Dal Bello, in ragione del suo stato di gravidanza;
   ufficialmente il mancato rinnovo non è legato alla maternità, ma la ricercatrice ha dichiarato che il Dipartimento pur avendo messo in previsione un fondo per rinnovarle la collaborazione, dopo aver appreso che era incinta l'ha liquidata dicendole: «Le cose cambiano»;
   la ricercatrice ha raccontato che, come gestante, non poteva più lavorare nei laboratori dove svolge di solito i suoi studi a causa dei solventi organici che vengono utilizzati, ma poteva essere applicata per molte altre attività;
   per oltre 15 anni, la sua carriera presso l'Ateneo torinese è stata fatta di collaborazioni continuative: dopo il dottorato ha avuto per quattro anni assegni di ricerca, mentre negli ultimi due borse di studio, da 1.100 euro netti al mese, che non le danno diritto alla maternità e all'indennità di disoccupazione;
   la ricercatrice ha denunciato il suo caso allo «Sportello precari» dell'Università di Torino, voluto dal Coordinamento Ricercatori Non Strutturati (CRNSU-TO) e dalla Flc Cgil, ed è uno dei tanti di cui si è discusso il 16 giugno all'assemblea nazionale dei precari della ricerca convocata a Torino;
   infatti i ricercatori precari sono una realtà molto diffusa: hanno titoli e grande competenza professionale, ma sono precari, non fanno carriera, guadagnano poco rispetto alle loro qualifiche e, quando sono donne, sono discriminate se fanno un figlio;
   il rettore dell'Ateneo, professor Gian Maria Ajani, ha dichiarato che più volte è stato denunciato un vuoto normativo: «Uno dei problemi della precarietà negli atenei è che c’è una vera giungla di contratti, ma sono pochi quelli dove ci sono diritti e garanzie». Sulla vicenda della ricercatrice spiega: «Al termine del suo contratto non è previsto nessun tipo di tutela, diverso sarebbe se avesse avuto un assegno di ricerca, ma purtroppo lei aveva già usufruito per il numero massimo di anni di questo tipo di contratto. Come atenei abbiamo le mani legate, è necessario un intervento del governo e del legislatore che abbiamo già chiesto in tante occasioni» –:
   quali iniziative intenda assumere, anche di concerto con gli altri soggetti istituzionali coinvolti, in relazione a casi come quello della ricercatrice Dal Bello, per porre un limite alla precarietà e alla discriminazione nel settore della conoscenza, attraverso un piano di stabilizzazione e di riconoscimento delle competenze dei giovani ricercatori. (3-03116)