• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/11702    nel 2007 Vodafone Italia opera una cessione di ramo d'azienda ed esternalizza così 914 dipendenti di varie sedi italiane (Napoli, Roma, Ivrea, Milano e Padova) ad una società di servizi...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-11702presentato daLOMBARDI Robertatesto diGiovedì 29 giugno 2017, seduta n. 823

   LOMBARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   nel 2007 Vodafone Italia opera una cessione di ramo d'azienda ed esternalizza così 914 dipendenti di varie sedi italiane (Napoli, Roma, Ivrea, Milano e Padova) ad una società di servizi di call center, Comdata Care spa. Molti lavoratori ceduti ricorrono al giudice del lavoro, in quanto ritengono la cessione priva degli elementi necessari, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 2112 c.c.;
   nel 2012 il tribunale del lavoro di Roma giudica «inefficace» tale cessione e dispone il reintegro di 100 lavoratori che vengono riammessi da Vodafone, la quale, però subito dopo avvia una procedura di mobilità per esubero di 100 unità che si conclude con il licenziamento di 83 dei lavoratori reintegrati, in quanto 17 non licenziabili (per matrimonio o gravidanza) e senza eliminare il detto esubero che consisteva, appunto, in 100 unità;
   nel 2013, la corte di appello, sezione lavoro, di Roma conferma l'inefficacia della cessione di ramo d'azienda a favore di 150 dipendenti della sede capitolina; una parte dei 150 ricorrenti viene formalmente reintegrata in Vodafone e tuttavia collocata sine die in distacco presso la cessionaria Comdata; gli altri ricorrenti restano a casa senza salario, in attesa dell'esito dei contenziosi contro i licenziamenti;
   nel 2015 la corte di appello di Roma dichiara nulli i licenziamenti disposti da parte di Vodafone, condannata per condotta discriminatoria e ritorsiva, ma i lavoratori reintegrati in base a questa sentenza vengono anch'essi distaccati sine die presso Comdata;
   a dicembre 2015 anche la corte di appello di Torino giudica inefficace la cessione del 2007 e dispone il reintegro in Vodafone di 17 dipendenti ceduti;
   nel 2016 la Corte di Cassazione conferma la nullità dei licenziamenti per comportamento discriminatorio e ritorsivo e l'illegittimità della cessione di ramo d'azienda del 2007, determinando la reintegra dei lavoratori della sede di Ivrea, adibiti tuttavia a un'attività in via di esaurimento;
   tra il 2014 e il 2017 giungono a sentenza una serie di ricorsi e i giudici ordinano il reintegro di 43 lavoratori di Pozzuoli, di cui, a quanto consta all'interrogante, 28 sarebbero stati collocati in distacco presso Comdata e 15 sarebbero tutt'oggi esonerati dalla prestazione lavorativa;
   in base a ulteriori sentenze giudiziarie, nel 2017 vengono reintegrati 8 lavoratori a Roma e 12 a Milano;
   il 29 maggio 2017, Vodafone avvia la procedura di trasferimento collettivo da Ivrea alla sede di Milano per 19 lavoratori dopo aver annunciato la creazione di un polo a Milano e di un altro al Centro-sud, nei quali saranno impiegati i lavoratori protagonisti delle anzidette vicende giudiziarie e i lavoratori mai ceduti, ma con problemi di salute tali da non poter più svolgere attività di call center; si tratta per lo più di genitori con contratti part time di 5 ore per i quali un trasferimento a 120 chilometri di distanza si preannuncia chiaramente insostenibile;
   sono sempre più numerosi tra i lavoratori coinvolti i casi di riconoscimento della malattia professionale per disagio psicologico che un «girone dantesco» come quello descritto ha causato –:
   se il Ministro interrogato non reputi urgente assumere ogni iniziativa di competenza per una positiva conclusione della vicenda descritta in premessa, favorendo l'individuazione di una soluzione che eviti che i dipendenti Vodafone vengano trasferiti nonostante la magistratura abbia sancito l'illegittimità della cessione di ramo d'azienda del 2007 e la nullità dei licenziamenti effettuati. (5-11702)